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Da "Umanità Nova" n.32 del 17 ottobre 1999

La costruzione della Fortezza Europa

Dopo aver condotto a termine la deregolamentazione dei mercati e l'attacco al servizio pubblico e alle conquiste dei lavoratori, gli ingegneri della costruzione europea portano l'affondo sui temi della sicurezza interna e della lotta ad ogni forma di immigrazione dai paesi poveri. Schengen, Dublino, Maastricht, Amsterdam non identificano più solo ridenti località ma trattati e convenzioni che costituiscono le fondamenta della "Fortezza Europa".

La Convenzione di Schengen

La politica europea della "sicurezza" viene da lontano, almeno dai primi anni '70, ma ebbe la sua accelerazione nel 1975 con la costituzione del molto citato ma poco conosciuto gruppo di lavoro "TREVI".

Gli stati europei non si trovarono dunque impreparati quando, nei primi anni '80, il numero dei fuggiaschi dai paesi poveri del Terzo Mondo cominciò ad aumentare. I gruppi di lavoro e i forum internazionali sulla "sicurezza", la lotta alla droga e al terrorismo internazionale, furono "riconvertiti" alla lotta all'immigrazione. Nel giugno del 1990 si arrivò ad un primo caposaldo, con la firma delle convenzioni di Schengen e di Dublino. La prima divenne operativa il 26 marzo 1995 con l'adesione di Francia, Germania, Belgio, Olanda, Lussemburgo, Spagna e Portogallo. In seguito hanno aderito anche Italia, Austria, Islanda, Norvegia, Svezia, Finlandia, Danimarca e Grecia.

Teoricamente la Convenzione di Schengen mira a rendere operativo un obiettivo fondamentale dell'Unione Europea, la libera circolazione delle persone fra gli Stati firmatari ma in realtà essa cerca di realizzare, attraverso le misure dette "compensatorie", la chiusura ermetica delle frontiere esterne agli immigrati dai paesi poveri. La Convenzione stabilisce, infatti, una serie di controlli indiscriminati verso i "sospetti" che devono essere immediatamente identificati, schedati ed espulsi. Uno dei capisaldi di questa convenzione è il S.I.S. (Sistema Informatico Schengen), vera pietra angolare del sistema di sorveglianza poliziesca europea. Esso è costituito da vari sistemi informatizzati a livello di ogni stato aderente (S.I.S. - N) che convergono in un enorme sistema centrale che il proprio elaboratore a Strasburgo. L'obiettivo, naturalmente, è quello di segnalare tutti gli "indesiderabili" siano essi immigrati clandestini ai quali è stato rifiutato il permesso di soggiorno o il diritto di asilo o "pericolosi sovversivi".

La Convenzione stabilisce anche pesanti ammende ai trasportatori (compagnie aeree, enti ferroviari, comandanti di navi, etc.) che introducono nell'Unione i "clandestini". Le conseguenze di questa misura sono terrificanti: numerosi clandestini sono stati gettati in mare da comandanti senza scrupoli che volevano evitare di pagare le sanzioni mentre le compagnie aeree hanno assoldato vere e proprie milizie incaricate dei controlli sulla regolarità dei passeggeri.

La Convenzione di Dublino

Questa Convenzione, inizialmente integrata in quella di Schengen, è entrata in vigore in tutta l'Unione nel settembre del 1997. Essa stabilisce il principio della responsabilità unica dello Stato membro che ha lasciato entrare l'immigrato nell'esame delle richieste di asilo. La finalità è quella di scoraggiare al massimo le richieste di asilo e di evitare che colui che si è visto rifiutare la richiesta da un paese possa riprovarci in un altro. E' evidente che il supporto fondamentale di questa Convenzione è ancora il S.I.S. Recentemente il Consiglio dell'UE ha proposto l'adozione della Convenzione EURODAC che permetterebbe l'accesso di ogni stato membro ad un sistema informatizzato di schedatura delle impronte digitali.

Il trattato di Amsterdam

Dopo che il trattato di Maastricht del 1991 aveva definito "questioni di interesse comune" le decisioni fondamentali su "libertà, sicurezza e giustizia", il trattato di Amsterdam, siglato il 2 ottobre 1997, fissa le modalità con le quali l'UE dovrà legiferare sulle questioni relative alla libera circolazione delle persone, l'immigrazione, l'asilo. Gli Stati dell'Unione si sono dati 5 anni per condurre a termine questa integrazione che arriverà a decisioni prese non all'unanimità ma con maggioranza qualificata (maggioranza dei 2/3).

Da segnalare che la quasi totalità dei paesi aderenti - unica eccezione il Belgio - ha accettato la proposta spagnola di dichiarare inammissibile la concessione del diritto di asilo in uno stato dell'UE a fuggiaschi di un altro. La proposta, evidentemente diretta contro i rifugiati baschi, è una flagrante violazione della Convenzione di Ginevra sui diritti dei rifugiati.

Il piano d'azione

Il 3 dicembre 1998 il consiglio e la commissione europea hanno adottato il "Piano d'Azione" per l'applicazione del Trattato di Amsterdam. Questo documento fissa le misure da prendere entro la fine del 2000: revisione della convenzione di Dublino, creazione di EURODAC, armonizzazione delle procedure di asilo e di quelle sulle espulsioni, lotta contro l'immigrazione clandestina e diverse misure riguardo i "visti" di ingresso. Nei successivi tre anni gli Stati dell'UE dovranno affrontare altre questioni come la "ripartizione degli oneri" causati dall'impossibilità di rimandare nel loro paese alcuni dei rifugiati, l'armonizzazione degli statuti dei rifugiati e dei possessori di regolare autorizzazione al soggiorno, dispiegamento di mezzi adeguati per l'espulsione dei "clandestini", etc.

Le notizie su come si sta sviluppando la discussione all'interno dell'UE lasciano ben poco margine alla speranza che l'armonizzazione possa essere fatta tutelando i diritti degli immigrati. L'obiettivo del Trattato di Amsterdam e del "piano d'azione" è quello di armonizzare le legislazioni dei vari Stati appiattendole su quelle più repressive come dimostrano il caso francese, dove non si è voluto concedere il diritto di asilo agli algerini vittime delle violenze degli islamisti, e quello italiano, dove non si è voluto concedere il diritto d'asilo ai rom kosovari fuggiti alle violenze dei fanatici dell'UCK. Anche la Germania e l'Olanda, paesi tradizionalmente favorevoli a concedere il diritto di asilo, si stanno attrezzando per rendersi "meno attraenti" ai disperati che fuggono a repressione e guerra.

Le proposte austriache

Il primo luglio 1998 la presidenza austriaca dell'UE ha proposto un proprio documento su asilo e immigrazione. Di fronte alla reazione del movimento antirazzista, dell'Alto Commissariato dell'ONU per i rifugiati e di molte organizzazioni umanitarie (gli austriaci avevano, tra l'altro, proposto la pura e semplice soppressione della Convenzione di Ginevra), l'Austria ha accettato di "moderare" le sue "riflessioni", presentando nel settembre 1998 una seconda versione.

Fondato su una logica completamente repressiva, tipica della mentalità della "fortezza assediata", il documento austriaco suggerisce un altro "giro di vite" sulle possibilità di "concedere" il diritto di asilo, preconizzando un asilo accordato su una base strettamente discrezionale secondo criteri politici diversi da Stato e Stato. Il punto di partenza del documento del governo austriaco è che il sistema di protezione internazionale che ha dato origine alla Convenzione di Ginevra è ormai "geopoliticamente superato".

I cerchi concentrici

L'ossessione del controllo dell'immigrazione e la fobia dell'invasione conducono i responsabili austriaci a proporre la moltiplicazione delle misure di controllo all'ingresso dell'UE fin dai paesi d'origine per raggiungere l'obiettivo di una "politica di tolleranza zero nei riguardi delle persone entrate illegalmente". La chiave di volta di questo dispositivo di controllo è la partecipazione attiva dei paesi esterni all'UE a questa vasta operazione di controllo internazionale. La presidenza austriaca prevede quindi la creazione di una serie di cerchi concentrici attorno agli Stati dell'Unione: un primo cerchio costituito dagli Stati membri della Convenzione di Schengen, assicura un ferreo controllo alle sue frontiere; un secondo è costituito dai paesi associati o candidati ad aderire all'UE, che sono "invitati" ad armonizzare in fretta le loro legislazioni a quelle di Schengen; un terzo cerchio è costituito da paesi ex URSS, Turchia e paesi nordafricani che dovranno assicurare, anche grazie ad una stretta collaborazione con gli Stati dell'UE, un filtro efficace alle loro frontiere; un quarto cerchio comprende paesi (Medio Oriente, Cina e Africa nera) che dovranno comunque cercare di bloccare i loro flussi migratori. E' evidente che le politiche di aiuto ai paesi del terzo e quarto cerchio saranno condizionate alla messa in opera di adeguate misure di sicurezza.

La proposta austriaca cerca di sistematizzare accordi e trattati che i vari Stati europei hanno da tempo concluso con i paesi "terzi", cosiddetti "sicuri". Si punta evidentemente alla creazione di un cordone sanitario attorno all'UE che cerca di far diventare gli stati limitrofi i "gendarmi dell'Europa occidentale".

Conclusione

La Germania ha sistemato circa 7.000 pattuglie equipaggiate con materiale ultrasofisticato lungo i 1600 Km di frontiera orientale; l'Italia ha moltiplicato i pattugliamenti sull'Adriatico e rafforzato il suo controllo poliziesco in Albania; la Grecia si sta muovendo nella stessa direzione.

Ma questa prima linea di difesa non è sufficiente a proteggere efficacemente l'UE dagli "invasori". L'obiettivo è quello di moltiplicare le barriere e gli ostacoli per mezzo di legislazioni sempre più restrittive su immigrazione e diritto d'asilo ma anche contando su un ricatto fatto sugli stati che intendono aderire o associarsi all'UE e che vengono spinti sulla strada della xenofobia e del razzismo.

Contemporaneamente i dirigenti europei, siano essi liberali o socialdemocratici, si sono posti l'obiettivo di trasformare lo spazio dell'Unione in una vasta zona uniforme, rigidamente controllata, all'interno della quale sia possibile "in tempo reale" individuare chi non è in regola, sia esso il "clandestino" o il "sovversivo". E' stato calcolato che tra pochi anni il sistema S.I.S. EURODAC sarà capace di schedare con i dati personali e le impronte digitali circa 800 milioni di individui. Due volte l'attuale popolazione europea!

L'Europa sperimenta e perfeziona le sue tecniche di controllo sociale. Oggi l'obiettivo è soprattutto quello degli "stranieri" ma è facile prevedere che nel futuro le vittime di questo processo repressivo saranno molte di più. Già oggi nel S.I.S. vengono schedati gli individui "sfavorevolmente conosciuti dai servizi di polizia"...

Fabiano (ispirato ad un articolo pubblicato da Courant Alternative, marzo 1999)



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