Da "Umanità Nova" n.32 del 17 ottobre 1999
Vertice dell'Organizzazione Mondiale del Commercio
Torna lo spettro dell'Ami
Tra poco meno di due mesi, esattamente dal 29 novembre al 3 dicembre,
avrà luogo a Seattle (Usa) l'annuale vertice dell'Organizzazione
Mondiale del Commercio(OMC), vertice che darà avvio ad una serie di
negoziati economici enfaticamente denominata "Millennium Round". Per conoscere
quale sarà il piatto forte al tavolo dei negoziati é sufficiente
rileggersi le conclusioni dell'ultimo vertice dell'Organizzazione per la
Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE)svoltosi a Parigi nell'ottobre del
'98- in seno al quale si erano momentaneamente arenati i negoziati dell'AMI
(Accordo Multilaterale sugli Investimenti). Sulla natura decisamente
ultraliberista di questo accordo fondato su di una visione totalitaria di un
mondo definitivamente ostaggio di un economia darwiniana si è già
trattato in precedenza anche se in generale gran parte dell'opinione pubblica
ignora a tutt'oggi un argomento di cruciale importanza per la vita dei
cittadini.
Dopo tre anni di negoziati segreti e la successiva venuta alla luce
accompagnata dalle proteste di significative fasce e categorie di popolazione
di diversi paesi, l'Ami tornerà ad essere protagonista anche se non
è ancora bene in chiaro in quale salsa verrà proposto a
Seattle.
La diplomazia commerciale internazionale, dopo lo smacco negoziale subito
all'Ocse, si muove su più fronti, che però hanno tutti una
caratteristica in comune : liberare da qualsiasi vincolo, sociale politico
ambientale ecc. gli investimenti privati. Ecco quindi che molto probabilmente
non sarà più perseguita una firma dei 149 paesi affiliati
all'Omc, ma si punterà ad accordi bilaterali tra regioni
macro-economiche.Si prenda d esempio il TEP (Transatlantic Economic
Partnership)che Usa ed Europa hanno siglato un anno fa. Il Tep non è
altro che una estensione del TLC (Trattato di Libero Commercio tra Usa, Canada
e Messico in vigor dal '94) ai paesi membri della UE, ciò per garantire
un ulteriore spinta all'allineamento degli altri paesi alla filosofia dell'Ami.
Se si pensa infatti che gli scambi commerciali tra questi due poli
rappresentano il 60%delle transazioni economiche del pianeta è facile
prevedere che ciò costringerebbe gli altri paesi della comunità
internazionale a modificare le proprie leggi in materia di investimenti
indossando così la camicia di forza di un Ami clonato. Ma non solo:
infatti è in fase di preparazione un TLC per il continente africano,
copia fedele del trattato nordamericano. E che dire poi del progetto per lo
sviluppo lanciato dall'Agenzia per lo Sviluppo delle Nazioni Unite ( UNDP) che
inaugurato un mese fa vede impegnate 10 importanti multinazionali in un
improbabile quanto fuorviante lotta per sradicare la povertà attraverso
l'inserimento entro il 2020 di due miliardi di persone del Sud povero nel
grande mercato globale ? Questa nuova iniziativa ha tutta l'aria di inserirsi
nella strategia fondata sui principi guida dell'Ami al fine di convincere i
paesi poveri(attualmente i decisamente riluttanti a firmare trattati come
l'Ami) della validità dell'equazione liberismo economico = benessere e
democrazia.
Per l'ennesima volta la propaganda capitalista dipinge un iniziativa, il cui
unico e irrinunciabile obiettivo è il profitto immediato, come l'uovo di
Colombo che finalmente cancellerà la povertà dalla faccia della
Terra.
Nel frattempo nei paesi industrializzati nei quali i cittadini non sono immuni
ai deleteri effetti del neoliberismo si sprecano i proclami, i convegni ed i
dibattiti su un improbabile "umanizzazione" della globalizzazione economica.
Resisi apparentemente conto della disumanità del sistema e delle
crescenti tensioni sociali i guru della dottrina del libero mercato corrono ai
ripari correggendo di poco il tiro per addolcire la pillola. In altre parole
è tempo di riformare l'attuale sistema, insomma è tempo di
fingere di prestare ascolto a chi contesta la pratica del" profitto ad ogni
costo"; è tempo di creare nuove illusioni , far credere che le
multinazionali desiderano rendere il mondo un paradiso senza povertà. Ma
allora perché i negoziati economici come l'Ami si svolgono in ambiti
assolutamente antidemocratici quali l'Omc o l'Ocse ? Perché la
società civile non ha voce in capitolo in ambiti cruciali della vita di
ogni singolo cittadino come quello economico? Perché una mancanza di
trasparenza così grave caratterizza i meccanismi decisionali degli
organismi economici internazionali?
Per concludere é quasi d'obbligo citando un proverbio degli antichi
nativi, guarda caso di Seattle, che assume oggi il carattere di vera e propria
profezia, considerando gli effetti catastrofici dell'eventuale entrata in
vigore dell'Ami:
"Quando l'ultimo albero sarà stato abbattuto, l'ultimo fiume avvelenato,
l'ultimo pesce pescato, vi accorgerete che non si può mangiare il
denaro".
Non è forse questa la filosofia di sviluppo insostenibile e distruttivo
che ci propongono da tempo gli economisti?
Ma il dissenso non sta a guardare e per il vertice di Seattle e in fase di
preparazione un controvertice che darà continuità alle
manifestazioni di protesta a Ginevra in occasione del vertice ministeriale
dell'Omc del 1998.
All'interno dei prossimi numeri dedicheremo spazio a questa importante
iniziativa.
Csoa il Molino di Lugano
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