Da "Umanità Nova" n.32 del 17 ottobre 1999
13 ottobre 1909-1999
90 anni fa la fucilazione di Francisco Ferrer
Il tredici ottobre di novant'anni fa veniva fucilato nella fortezza di
Montjuich a Barcellona il grande educatore libertario Francisco Ferrer.
Nato ad Alella, nei pressi di Barcellona il 10 gennaio del 1859, in una
famiglia di agiati agricoltori, molto tradizionalista e fervente cattolica,
Francisco Y Guardia Y Ferrer diventerà, suo malgrado, il simbolo
dell'emancipazione umana, del martirio, della vittima della repressione
clericale e statale.
Dopo aver aderito giovanissimo ad una setta massonica e già nel 1886
deve fuggire in Francia a seguito di una già intensa attività
sindacale e repubblicana.
Giunto a Parigi entra in contatto con numerosi militanti anarchici tra i quali
Jean Grave, Charles Malato e Sébastien Faure e al contempo con eminenti
rappresentanti della cultura francese come Emile Zola e Anatole France.
Per sopravvivere si applica in diversi lavori finché non inizia ad
insegnare lo spagnolo in un liceo serale dove fa la conoscenza di una persona
decisiva per la sua futura attività di educatore rivoluzionario: la
signorina Meunier che alla sua morte gli donerà una notevole fortuna che
Ferrer impiegherà per aprire la sua prima "Escuela moderna" a Barcellona
nel 1901.
Egli matura ormai i suoi convincimenti libertari ed anarchici unitamente ad un
sempre più crescente interesse per l'educazione popolare e razionale.
Conosce, in questo periodo francese e attraverso numerosi viaggi in diverse
località europee, sempre accompagnato dalla Meunier, alcuni tra i
più in vista esponenti del movimento anarchico particolarmente sensibili
al tema educativo, come Elisée Reclus, Luigi Fabbri, Luigi Molinari e
soprattutto Paul Robin che sperimenta il primo vero esempio di educazione
libertaria a Cempuis.
Forte di queste conoscenze, di idee sempre più precise sul significato
rivoluzionario di una pedagogia razionalista e libertaria, ritorna in Spagna e,
come abbiamo visto, fonda la sua prima scuola razionalista. Sull'onda di questa
prima esperienza altre scuole vanno costituendosi fino a raggiungere delle
dimensioni di vera e propria capillarità. Le sue idee e la sua
esperienza si diffondono ben presto in tutta la Spagna e nel resto dell'Europa
tanto da farne un esempio unico e irripetibile, come diffusione e
popolarità, in tutto il mondo e nella storia della pedagogia
libertaria.
La sua esperienza va inserita nel contesto storico e sociale della Spagna
dell'epoca che si sostiene anche in virtù di un sistema educativo di
stampo ancora medioevale, autoritario e nelle mani della Chiesa cattolica, che,
in maniera assolutamente pregnante, rappresenta la più forte istituzione
e il punto più feroce dell'autoritarismo spagnolo.
Ferrer contrappone a questo sistema educativo, clericale e autoritario, le sue
idee di sostenitore di un acceso razionalismo di derivazione positivista, di
anticlericalismo e ateismo militante, di rapporti assolutamente egualitari e di
una cultura per nulla conservatrice e anzi assolutamente aperta alle
innovazioni scientifiche, sociali e internazionali.
L'emancipazione delle masse sfruttate e vilipese, passa, per Ferrer, anche
attraverso la propaganda e la diffusione di una nuova concezione culturale, di
una autentica istruzione libera da ogni dogma e da ogni influsso religioso al
fine di favorire il dispiegarsi di una nuova società.
Per l'educatore catalano dunque la liberazione dell'umanità transita
attraverso un'idea precisa di un uomo nuovo al quale assegnare il compito di
rigenerare l'intera società.
L'ottimismo di Ferrer, il suo desiderio di emancipare gli umili e gli
sfruttati, anche se appartenenti a classi non proletarie, si fonda su una
concezione razionalista e positivista che di fatto ne rappresenta anche il suo
più evidente limite.
Intorno alle sue idee si diffonde in tutto il mondo un sostegno e una grande
sensibilità pedagogica che assume dei caratteri di vera e propria
apoteosi nel momento in cui, a seguito dell'accusa che gli viene ingiustamente
rivolta di essere il mandante dell'attentato compiuto da Matteo Moral nei
confronti di Alfonso XIII nel 1906, egli viene arrestato.
In tutti i paesi europei, delle due americhe, dell'Africa settentrionale,
manifestazioni, scioperi, comizi, agitazioni, appelli si susseguono tanto da
riuscire a condizionare il verdetto che non può che assolvere Ferrer
dall'accusa rivoltagli ma che comunque lo costringe ad espatriare nuovamente in
Francia.
La sua attività non si placa e in questi anni di nuovo esilio fonda a
Bruxelles una rivista "L'Ecole Rennovée" (che avrà anche
un'edizione italiana a Roma "La scuola laica") e da vita, con la presidenza di
Anatole France, di una "Lega internazionale per l'educazione razionalista
dell'infanzia" con sedi in diversi paesi europei.
Nel 1909 costretto a rientrare in Spagna da urgenti motivi familiari, viene
riconosciuto e arrestato e rinchiuso in carcere con l'accusa di essere uno dei
fomentatori della rivolta della "semana tragica".
Il tribunale di guerra, con un processo farsa che viola i più elementari
diritti della difesa, lo condanna a morte e il 13 ottobre del 1909 viene
fucilato nonostante in tutto il mondo alta e forte si levi la protesta per
questo terribile atto di "giustizia" statale e clericale.
Ferrer rappresenta dunque agli occhi di chi crede in un'educazione libertaria
uno dei più significativi martiri caduti per i valori della giustizia e
della libertà.
Francesco Codello
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