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Da "Umanità Nova" n.32 del 17 ottobre 1999

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Rimini: dal "welfare romagnolo" agli sventurati. Passando per la carità cristiana.

E' un cattolico eletto dall'asfittico cartello del centro sinistra locale, DS-PPI ecc. Sarà per la vocazione alla cura della salute pubblica - è anche primario di oncologia dell'Ospedale "Infermi" di Rimini -, il neosindaco Ravaioli non finisce mai di stupirci e di stupire quanti non hanno definitivamente deciso di mantenere la testa ben chiusa nel sacco, o di aggiudicare in appalto perpetuo agli immigrati extra-comunitari le responsabilità di ogni male del mondo. E figuriamoci dei mali di Rimini.

Succede così che Ravaioli si rechi a pregare ed a presenziare ad un ignobile picchetto anti - abortista inscenato ormai da parecchi mesi da Don Oreste Benzi e dalla Associazione Papa Giovanni XXIII una mattina a settimana all'ingresso della clinica Villa Assunta. I convenuti pregano sul marciapiede antistante la clinica per le piccole vittime che di lì a poco le sventurate di turno acconsentiranno a sopprimere. Chissà che qualche "sventurata" non lo avesse anche votato, il sindaco Ravaioli. Che sta peraltro anche prendendo in considerazione l'opportunità di dedicare una via della città nientemeno che a Vincenzo Muccioli, in virtù delle amorevoli cure dedicate per tutta la vita ad altri sventurati - i tossicodipendenti -, oltre che a cavalli da corsa, pelliccerie ed altre attività economiche in quel di S. Patrignano.

La strategia politica dei diessini e della sinistra istituzionale riminese è davvero strabiliante: anziché attendere che la destra conquistasse la massima poltrona cittadina, come con Guazzaloca a Bologna, ci hanno pensato per primi da soli, evitando magre e regolamenti di conti nel partito: se la città vuole destra, destra avrà!, e se lo sono eletto da soli. Come dire: avremo un sindaco clericale, conservatore e reazionario, ma abbiamo comunque sempre vinto noi. Pirro docet.

Pelle del Gr. Anarchico Libertad - FAI Rimini

Bologna: ristrutturazioni nel comparto metalmeccanico

In questi ultimi mesi si sono susseguite numerose ristrutturazioni. Dal caso delle Officine Cevolani, fabbrica produttrice di macchine automatiche, che a causa di speculazioni legate al terreno (sorge sul terreno dove vi sarà l'allargamento della zona fieristica) e rispetto ad uno spostamento dell'impianto rilevando però il marchio (prestigioso per quel comparto) ha visto mandare a spasso quasi 200 lavoratori. La risposta del sindacato è stata debolissima (mandare in solidarietà lo SPI.... tanto per far vedere che aria tirava), i lavoratori della Cevolani non sono stati da meno, chiedendo inutilmente un migliore padrone per rilevare la ditta... Questa morsa non la si rompe piangendo miseria, ma iniziando a ragionare su come i padroni devono pagare la crisi.

Alla Magneti Marelli si procederà ad una esternalizzazione di alcune lavorazioni, interrompendo alcune linee interne, che porterà alla cassa integrazione di qualche centinaio di lavoratori. Tutto questo avviene proprio nella ditta che come contropartita all'impiego chiedeva agli operai sacrifici quali il sabato lavorativo, una introduzione massiccia di lavoro precario ecc. Ecco come si sono comportati i padroni. La stessa cosa riguarderà la Ducati-Motor che sta riassestando le linee di montaggio rispetto ad una maggiore percentuale di assemblaggi eseguiti fuori dalla fabbrica madre. Questo processo porta ad avere una catena di montaggio diluita nel territorio, ed un nuovo riassetto dei bacini produttivi locali, poiché la pratica delle esternalizzazioni, se è vero che tocca i grandi concentramenti, è in controtendenza rispetto alle piccole ditte metalmeccaniche emiliane, che stanno iniziando a sperimentare forme di unificazione, per evitare la concorrenza che le grandi impongono rispetto alle lavorazioni che vengono richieste. Se un tempo quindi si parlava di città fabbrica, ora si può parlare, nel caso di Bologna di paesi-fabbriche.

In questo senso, se l'azienda rimane il cuore del sistema di produzione, dove il capitale si autoalimenta, e dove deve essere diretta una azione da parte dei lavoratori, il territorio è il terreno su cui ricostruire una rete di collegamento. Su questo piano si ricuce quella dimensione che possiamo definire catena di montaggio diluita nel bacino produttivo locale. Il capitale è riuscito a trovare una dimensione non statica rispetto alla modellistica produttiva, ora sta a noi rimodellare un intervento adeguato.

Precari Nati - Bologna

Adriatico: un'altra bomba

Venerdì 8 ottobre, è stato individuato un altro ordigno inesploso della NATO sui bassi fondali dell'alto Adriatico, 9 miglia a sud di Cortellazzo. La scoperta è avvenuta ad opera di un'unità navale di una società privata, incaricata di bonificare tale area prima che il consorzio Venezia Nuova provveda a prelevarvi la sabbia; la bomba, fatta brillare l'indomani dalla Marina Militare, era una grossa MK 84 di tipo convenzionale, lunga tre metri e mezzo e contenente qualcosa come 2.000 libbre di tritolo, in dotazione anche all'Aeronautica Italiana.

Anche questo "gingillo" era evidentemente sfuggito alle precedenti operazioni di ricerca compiute dai dragamine della Marina Italiana e della NATO e, a poche settimane dal ritrovamento di un missile (vedi UN del 26 settembre scorso) ripropone una volta di più una serie di interrogativi, tanto più che ormai questi ritrovamenti non fanno più notizia sulle cronache nazionali di giornali e TV.

- Se alle operazioni di bonifica condotte dai militari sono sfuggiti missili e bombe di oltre tre metri di lunghezza, quante "bomblet" (le piccole bombe a frammentazione, grandi quanto una lattina di coca, stivate a centinaia in contenitori più grandi) sono ancora in circolazione per i fondali dell'Adriatico?

- Di quale livello di tecnologia dispone la Marina Militare se, dopo aver ammesso di non avere strumenti adeguati per questa funzione di "protezione civile", vediamo che una qualsiasi ditta privata è in grado di assolvere a tale compito con maggiore efficacia?

- Quanti altri analoghi ritrovamenti sono avvenuti nel medio e nel basso Adriatico in questi mesi, dopo la fine della bonifica militare? (Se qualche compagno di tali zone ha notizie a riguardo farebbe un'ottima cosa comunicandolo al giornale).

- Possibile che importanti associazioni ambientaliste, quali la Lega Ambiente con la sua Goletta Verde, dopo una formale petizione stiano sostanzialmente a guardare di fronte a questo tipo di minaccia per l'ecosistema marino e la salute della popolazione?

Corrispondenza da Venezia



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