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Da "Umanità Nova" n.33 del 24 ottobre 1999

Bombe nel mare Adriatico: Segreto di Stato

Un nuovo ordigno NATO, il terzo in appena venti giorni, è stato "pescato" il 13 ottobre nell'Alto Adriatico da un peschereccio della marineria di Caorle, a circa 11 miglia dalla costa.

La dinamica dei fatti è stata molto semplice: tirando a bordo le reti, i marinai si sono accorti che dentro vi era impigliata una bomba, lunga circa tre metri e mezzo, del tutto simile alla Mk84 rinvenuta neanche una settimana prima col suo carico di mille Kg di tritolo al largo di Cortellazzo.

L'ordigno, dopo aver sfondato le reti col suo peso, è ricaduto in mare, dove l'indomani gli artificieri-sub della Marina Militare si sono incaricati di farlo esplodere.

Di fronte a quest'ultimo "incidente" il presidente della Federcoopesca ha detto che il continuo ritrovamento di ordigni "pone seri interrogativi sulla sicurezza in mare che era stata promessa" dopo le operazioni di bonifica dei dragamine italiani e NATO.

Ma in attesa di ulteriori recuperi accidentali e nella speranza di non dover piangere su una "tragedia annunciata", simile a quella accorsa ai pescatori di Chioggia nello scorso giugno, va detto che le responsabilità di questa situazione sono del tutto palesi, comprese quelle del suddetto presidente della Federccopesca che sin dall'inizio ha anteposto gli interessi economici alla sicurezza, sia dei lavoratori del comparto pesca che delle popolazioni, dando lui stesso credito all'operato delle autorità militari e alle dichiarazioni del governo.

Da sottolineare inoltre come, mentre i giornali si stanno occupando delle trame segrete del KGB in Italia di vent'anni fa, sulle bombe in Adriatico continua a vigere il Top secret della NATO e la cosiddetta informazione nazionale sta sistematicamente ignorando o minimizzando le conseguenze della guerra e il comportamento criminale dei militari.

Eppure di aspetti da chiarire, ce ne sarebbero stati molti, a partire dal numero e dalla tipologia delle bombe e dei missili effettivamente sganciati nell'Adriatico e nel Lago di Garda e da quanti di questi sono caricati a uranio impoverito; così come sarebbe interessante sapere da quale Ministero partì l'ordine per tenere segreta la notizia della bomba esplosa nel peschereccio chioggiotto, con tanto di mobilitazione dei servizi italiani per far sparire a bordo del peschereccio le schegge dalla "bomblet" a frammentazione e per far dichiarare ai pescatori feriti che si era trattato di un residuato bellico della Seconda Guerra Mondiale.

La "lista" degli agenti al servizio della NATO sarebbe davvero lunga: sottosegretari, ammiragli, magistrati, sindaci, giornalisti, politici, sindacalisti, etc. e, salendo su un peschereccio, la Commissione Stragi avrebbe la possibilità per la prima volta di essere testimone in diretta di un attentato di Stato.

Da segnalare infine che sul piano giudiziario, secondo un copione già visto per le stragi di Stato, l'Aeronautica Militare Italiana ha opposto il "segreto militare" alla richiesta di documenti ed informazioni avanzata dal pubblico ministero veneziano Stuccilli, incaricato di occuparsi delle indagini riguardanti il ferimento dei tre pescatori chioggiotti in seguito all'esplosione di una bomba a frammentazione della NATO.

Infatti il P.M. Stuccilli che, inizialmente aveva avallato l'ipotesi depistante del residuato bellico della Seconda guerra mondiale, sta adesso richiedendo la documentazione relativa allo sgancio delle bombe in Adriatico sia all'Aeronautica Militare Italiana , al comando ATAF di Vicenza e alla base USA di Aviano e subito si è trovato di fronte al "segreto di stato" decretato dallo Stato Maggiore della "nostra" Aeronautica, decisione che soltanto il capo del governo D'Alema può rimuovere.

Corrispondenza da Venezia



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