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Da "Umanità Nova" n.33 del 24 ottobre 1999

Vertice dell'UE a Tampere
Filo spinato e guardie armate

L'Europa delle polizie si è riunita il 15 e 16 ottobre a Tampere in Finlandia per un vertice straordinario sui temi della "giustizia e della sicurezza". Per due giorni i rappresentanti dei governi dell'Europa dei 15 hanno messo a punto strategie per il contenimento e il controllo dell'immigrazione.

Contemporaneamente nella stessa Finlandia e in varie località europee si sono svolte manifestazioni per la libera circolazione degli individui, contro i centri di detenzione per immigrati "clandestini", per il diritto d'asilo. Da una parte l'Europa dei governi e delle polizie, dall'altra un'Europa aperta e solidale.

Il vertice si è svolto sotto l'auspicio che l'Europa divenga "uno spazio di libertà, sicurezza e giustizia". Non possiamo che compiacerci per tanto nobili propositi ma, essendo un po' diffidenti tenteremo ugualmente, leggendo tra le righe dei comunicati e delle versioni ufficiali, di vedere in cosa si sostanzino dichiarazioni tanto impegnative.

I temi del summit erano noti: criminalità ed immigrazione.

In materia di immigrazione, sebbene il capo del governo finlandese, Paavo Lipponen, si sia affrettato a dichiarare che non vada assolutamente confusa con la criminalità, i provvedimenti adottati parrebbero smentirlo. In merito al diritto d'asilo vengono pienamente confermate le previsioni della vigilia e, dietro a termini rassicuranti quali lo stabilire "condizioni comuni minime" e il riconoscimento di uno statuto uniforme per tutti, emerge la cruda realtà che il rifiuto all'accoglienza da parte di uno dei paesi membri dell'Unione comporta automaticamente l'impossibilità di presentare analoga richiesta in un altro paese. Già negli ultimi anni legislazioni dei paesi dell'UE in materia di diritto d'asilo hanno subito modifiche in senso restrittivo. L'asilo più che un diritto sta divenendo sempre più un miraggio per i tanti che approdano in Europa per fuggire guerre e persecuzioni. Ne sanno qualcosa i kosovari (albanesi, serbi e rom) che hanno tentato di entrare nel nostro paese, ne sanno qualcosa i somali cui il nostro paese ha riconosciuto solo lo status di rifugiati temporanei.

L'Europa di oggi e quella di domani sarà sempre più fondata sull'esclusione. D'altra parte l'atteggiamento dell'Europa dei 15 in materia di immigrazione e asilo è ormai stato chiarito nei vari trattati che hanno segnato il percorso di costruzione di quest'Europa. (cfr "La costruzione della Fortezza Europa" sullo scorso numero di UN). Alcuni commentatori si sono stupiti che un summit a così alto livello sia stato convocato su questioni apparentemente tecniche quali la definizione di uno spazio giuridico e giudiziario europeo. Apparentemente tali questioni sarebbero state meglio affrontate da commissioni di giuristi. A Tampere la posta in gioco, al di là del piano giuridico, era in realtà ben più concretamente rivolta alla definizione di procedure concrete di controllo e repressione che rendessero operativi i principi del trattato di Amsterdam entrato in vigore quest'anno. In vista di un prossimo allargamento dell'Unione ad alcuni paesi dell'Est europeo, il rafforzamento del controllo poliziesco sia alle frontiere dell'Unione sia al suo interno rappresenta oggi un obiettivo di primaria importanza. Un obiettivo per sancire il quale era indispensabile un vertice ai massimi livelli della gerarchia statale.

Specie per affrontare il più potente dei nemici dell'Europa: l'immigrato clandestino. Il ministro degli esteri italiano Dini senza mezzi termini dichiara: "In questo vertice è stato accettato che l'immigrazione illegale, con tutti i traffici di armi, droga e la criminalità organizzata che comporta, è la sfida più grande che sta di fronte all'Europa e non è un problema di singoli Paesi." In realtà Dini e D'Alema, che erano venuti a Tampere con l'obiettivo principale di battere cassa, non hanno portato a casa altro che questa "simpatica" dichiarazione di principio: infatti la proposta che l'UE stanziasse un fondo per la lotta all'immigrazione clandestina destinato all'Italia per la difesa in prima linea del fianco sud della Fortezza Europa è stata respinta. D'Alema e Dini, che senza vergogna giustificavano la richiesta di quattrini con la necessità di creare un fondo per profughi e sfollati, hanno dovuto accontentarsi dell'impegno per una conferenza sull'Adriatico e lo Jonio il prossimo anno ad Ancona. I pochi rifugiati presenti in Italia, memori del trattamento riservato ai rom kosovari meno di un mese fa a Venezia, avranno certo tirato un respiro di sollievo apprendendo che D'Alema & C non avranno altri fondi per "occuparsi" di loro.

Nel frattempo, al di là della dichiarata volontà di equiparare gli immigrati ai cittadini degli stati ospiti, che persino lo smaliziato commentatore de "Il Sole 24 Ore" ha sostanzialmente giudicato risibili, il dato che emerge con forza dal summit di Tampere è il rafforzamento dell'Europol (la polizia europea, le cui competenze vengono estese), la costituzione di squadre investigative comuni, la crescita dei controlli alle frontiere, il coordinamento delle procedure di espulsione, il reciproco riconoscimento delle sentenze, cui consegue un alleggerimento delle procedure di estradizione.

L'Europa della "giustizia e della sicurezza" è sempre più la Fortezza Europa, un'Europa circondata da muri sempre più alti, un'Europa che garantisce la libera circolazione dei capitali con un apparato poliziesco sempre più potente.

Maria Matteo



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