![]() Da "Umanità Nova" n.34 del 31 ottobre 1999 Aviano: bombe e bugieLa base di Aviano non esiste. Ad Aviano non ci sono le testate atomiche, non esiste il rumore degli aerei; non esiste neppure la base, le migliaia di marine in realtà sono fiorai che coltivano un'immensa distesa di scarpette della madonna, bocche di leone, trifogli per venderli al mercato del sabato. Ora tutti sanno che ad Aviano ci sono le bombe atomiche (20 testate, 20 morti del Cermis, 20 di Guerra), e mentre fino all'altro giorno avrebbero negato con un "ma no, ma cosa dici?" oggi, con la stessa frase, vogliono intendere sarcasticamente che lo si sapeva già da tempo. La parata dei facili profeti si è innescata: tutti già sapevano cosa era nascosto sotto qualche metro di terra tra Aviano, Roveredo e Budoia, ma prima di oggi le carogne negavano. Negavano su Raitre i politici italiani quando, a febbraio, William Arkin, consulente militare del New York Times, affermava che le testate atomiche erano presenti in Italia ad Aviano e Ghedi; negavano pochi giorni dopo i politici locali in una diretta televisiva dalla piazza di Aviano accompagnati dai nostri altrettanto diretti fischi. Quel che è peggio è che non erano solo i politici a negare (in fin dei conti é il loro sporco mestiere): la presenza e l'attività dell'esercito americano ad Aviano é un argomento su cui qualsiasi conversazione con la maggior parte della popolazione locale fa calare un velo di rassegnazione, noncuranza, normalità, dimostrando che se (come dicono le indagini del procuratore Labozzetta) non c'è alcun rischio di contaminazione per gli abitanti della zona, la situazione ha già sviluppato una forma patogena di cancro mentale e psicologico creando una "zona nera" nel vissuto di ognuno. L'installazione delle bombe risale al 1955, quando gli statunitensi si sono insediati nel nostro territorio: i trattati Nato-Sofia destinarono l'aeroporto Pagliano e Gori ad ospitare velivoli F84, F4; F110 (eccetera) agevolati per l'uso di ordigni nucleari. Dagli anni '70, nel periodo del "riscaldamento" del Patto di Varsavia all'interno della base la "Victor Alert" era un area superprotetta pronta in qualsiasi momento a sferrare attacchi contro il blocco sovietico e, fino agli anni '80 nella base vennero costruiti numerosi depositi corazzati atti alla conservazione degli ordigni nucleari. Le Nazioni Unite nel '96 firmarono il Trattato contro la proliferazione nucleare, ma soltanto 24 paesi lo ratificarono. L'Italia, avendolo sottoscritto non può dotare di armi nucleari il proprio esercito, ma permette all'esercito Statunitense di tenerle nel nostro territorio. Il caso delle dieci bombe presenti a Ghedi rappresenta ancor più di quelle di Aviano la dimostrazione che qualsiasi trattato internazionale non é altro che una buffonata: le bombe, custodite da militari americani sono destinate, in caso di necessità, ai Tornado italiani lì di stanza, contravvenendo così a solenni rotoli di legislazioni internazionali. Le leggi non sono carta straccia solo per noi libertari, ma anche per chi le scrive e lo stato italiano si conferma (ma ce n'era bisogno?) per il macrocriminale che é nella sua sudditanza agli Stati Uniti quando mettono il segreto Nato sulla mappa delle zone dell'Adriatico in cui "potevano" essere gettate le bombe. I discorsi di molti politicanti sulla sovranità limitata dell'Italia non sono che fumo negli occhi: questo stato é inequivocabilmente complice degli eccidi che hanno avuto luogo per mano statunitense e direttamente responsabile di aver calpestato la volontà popolare, espressa tramite un referendum contrario alla presenza di qualsiasi forma di energia nucleare: lo stesso governo italiano ha firmato il trattato che prevedeva la presenza delle bombe atomiche in Italia. Il fatto di cui nessuno si rende realmente conto è che queste bombe non sono qui per bellezza, come deterrente o perché non si sa dove metterle: quando gli USA minacciarono di colpire con armi atomiche lo stabilimento di Terhunah (1997), nessuno fece il nome di Aviano. Ma nella base friulana, ormai considerata il quartiere nucleare di tutta l'Europa meridionale, ci si preparava per portare a compimento l'attacco finale contro la Libia. Già il 14 dicembre 1996 su "La Repubblica" William Arkin parlava delle 30 bombe presenti in Italia ad Aviano ed a Ghedi. Il sottosegretario alla difesa Brutti afferma che la situazione non é allarmante in quanto gli ordigni presenti in Italia sono "a doppia chiave", ovvero che l'esercito statunitense necessita del consenso italiano per utilizzarli. Questa affermazione é doppiamente falsa: la prima chiave (la bomba) é custodita dalle forze armate USA, la seconda (il sistema di lancio ovvero l'aereo) la possiede il paese ospitante; chiaro quindi che le armi a doppia chiave possono trasformarsi in armi a chiave singola semplicemente cambiando il sistema di lancio; comunque, a scanso di equivoci l'esercito americano possiede entrambe le chiavi delle 20 bombe presenti ad Aviano (W.Arkin, 1996), avendo in dotazione tanto le testate quanto gli aerei, e godendo la base di Aviano del "diritto di extra-territorialità", essendo, a conti fatti territorio U.S.A.. La presenza delle armi nucleari a chiave singola ad Aviano é il fondamento dello sviluppo macroscopico che questa base sta avendo in questi anni: Il progetto Aviano 2000, ovvero il raddoppiamento della potenza, del personale, dell'estensione di questa base la trasformerà nella capitale delle guerre del III millennio, come abbiamo potuto constatare durante l'ultimo conflitto. Le "anime belle" del politicume locale hanno un bel da fare a marciare nella Perugia-Assisi (il sindaco di Aviano, Rellini) o ad esternare la loro contrarietà alle armi nucleari (e a quelle batteriologiche) quando con le loro politiche hanno sempre apertamente favorito questo macroprogetto criminale, concedendo la costruzione dei "villaggi" Yankee o anticipando i fondi per le monumentali opere di viabilità che stravolgeranno le nostre zone. Supportando dagli anni '50 la presenza statunitense hanno mantenuto le popolazioni che loro pretendono di rappresentare in costante pericolo: perché il Centro di Riferimento Oncologico è stato piazzato proprio ad Aviano? Perché qui si studiano tanto i fenomeni di radioattività della terra (Radon) e soprattutto, nel caso che un conflitto coinvolgesse direttamente il nostro paese, potrebbe una base americana di queste dimensioni funzionare con la sola energia elettrica immagazzinata nei suoi accumulatori? Noi crediamo di no e dubitiamo fortemente che i bistecconi volanti della base di Aviano si metterebbero a pedalare per far girare una dinamo. Le popolazioni locali devono scrollarsi di dosso la rassegnazione e l'accettazione incondizionata della presenza statunitense nella loro terra e, come dicevamo ai tempi dell'intervento in Serbia, le forze pacifiste che si sono sollevate in quel frangente devono rigenerarsi e rinnovarsi perché il limite di movimenti di questo tipo è stato ed è tutt'ora il non riuscire a mantenersi attivi e combattivi anche nei periodi di "pace". La guerra non è mai finita né ad Aviano né in Friuli né in nessun altra parte del mondo perché sempre vige ed impera il militarismo, fondamento ultimo dello stato. Altrimenti i movimenti pacifisti saranno condannati a rimanere "effetti collaterali" del sistema militarista. I partiti restino a casa: hanno già fatto anche troppo! Alvise Rossi del Comitato Unitario Contro Aviano 2000
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