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Da "Umanità Nova" n.34 del 31 ottobre 1999

L'imprenditrice va alla guerra

Sul Corriere Lavoro del 15 ottobre l'imprenditrice veneta Marina Salamon dichiara la propria soddisfazione per il sì definitivo alle donne soldato pronunciato dal parlamento il 29 settembre. Le dichiarazioni di Salamon, al di là dell'elogio di prammatica per l'ennesimo passo sulla strada della parità, la dicono lunga su quanto "rosea" sia questa uguaglianza. La capitana d'industria, ci insegna che la disoccupazione femminile è di gran lunga più estesa di quella maschile: l'apertura dell'esercito alle donne rappresenta quindi un importante sbocco occupazionale. Niente da dire. Il femminismo in versione capitalista arriva alle stesse conclusioni cui era da sempre partita la cultura patriarcale: alle donne spettano i lavori peggiori, quelli che nessuno vuole fare. La strada dell'emancipazione passerà, ci spiega sussiegosamente l'imprenditrice dalle latrine delle case a quelle delle caserme. L'esercito non potrà che guadagnarci perché un tocco di femminilità non potrà che addolcire il nonnismo e magari rendere più credibili le "missioni umanitarie" nonostante inevitabili incidenti di percorso quali torture, bombardamenti e strupri. Tanto si sa, aggiunge Salamon, che quando vogliono le donne sanno essere "dure e rigorose quanto i colleghi maschi". Insomma, assassine sì, ma con un tocco di femminilità.

Ci perdoni signora Salamon ma al femminismo in versione capitalista e militarista continuiamo a preferire la virtù praticata dalla vecchia Eva: quella della disobbedienza. Signora NO!

Rosa Saponetta



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