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Da "Umanità Nova" n.35 del 7 novembre 1999

Assoluzioni eccellenti
Qualche certezza in più

La recente assoluzione di Giulio Andreotti e quella, ancora più recente, di Bettino Craxi, offrono il destro a qualche riflessione di ordine più generale.

Pur nella diversa qualità dei reati contestati ai due peculiari personaggi e nella diversità di questi - il primo, l'uomo eterno della DC, già fiduciario del Vaticano nel '45; il secondo lo spregiudicato politico degli anni '80 - qualcuno vorrebbe vedere nelle assoluzioni il classico colpo di spugna che cancella, in qualche modo, il "rinnovamento" della vita politica del paese avvenuto negli anni '90. O quantomeno la chiusura della fase di "pulizia" della classe politica italiana avvenuta attraverso il braccio "armato" della magistratura, ricondotta quest'ultimo nella sua funzione tradizionale e potata degli eccessi di protagonismo. In buona sostanza comunque un momento, più o meno confuso, di ripiegamento nel processo di transizione verso il "nuovo" (nuovo ordinamento istituzionale, nuova politica economica, nuove politiche sociali, ecc.) emblematicamente rappresentato dal governo delle "sinistre" di D'Alema. Un momento di incertezza nel travaglio della mutazione.

Io sostengo che questo è, invece, il momento delle certezze, solide e granitiche, e ne elenco alcune:

La certezza che la magistratura è quello che sempre è stata: clava maneggiata dalla cosca di potere che sta prevalendo, strumento, più o meno docile (certo devono essere rispettati i suoi privilegi di casta) che con inchieste, insabbiamenti, processi, condanne o assoluzioni può regolare le dinamiche dello scontro tra bande politico-economiche.

La certezza, subordinata alla precedente, che il rapporto tra "crimine" e pena è legato a variabili totalmente indipendenti dal sistema giuridico. Questo punto, del tutto banale, dovrebbe far riflettere tutti coloro che, in un passato anche recentissimo, hanno fatto appello ad una qualche forma di neutralità del diritto (e quindi alle garanzie insite in questo).

La certezza che il consociativismo non solo non è mai morto, ma neppure si è mai indebolito. L'assoluzione dei due politici e quella - collegata a Craxi - di Berlusconi è, con buona evidenza, il risultato non di un patteggiamento, ma di un rapporto organico - ovviamente non dichiarato - tra governo e opposizione che si snoda su una serie di scelte e di questioni fondamentali.

La certezza che la cosiddetta seconda Repubblica non è mai esistita. Qualche occasionale (e funzionale) ritocco nei meccanismi istituzionali non ha intaccato, né intaccherà, la sostanziale continuità delle forme statuite dell'apparato di potere della borghesia. Avendo già in altre occasioni sbeffeggiato gli abbagliati dal nuovismo (anche e soprattutto quelli del campo "antagonista"), mi astengo dall'infierire e dal tono derisorio che sarebbe d'uopo.

La certezza, inferita dalle due precedenti, che l'amministrazione della cosa pubblica (nel senso più esteso del termine) è, come sempre, di spettanza di lobby che ne fanno un tutt'uno con i loro affari privati. Quello che oggi fanno i diessini e i loro alleati nelle loro sedi di partito è esattamente quello che faceva ieri, e farà domani, Berlusconi ad Arcore, trattando gli affari di governo assiso sul suo WC, nella migliore tradizione capetingia.

La certezza, infine, che l'Italia è, come sempre, un misto tra un mercato levantino, un suk, dove tutto si contratta e dove tutto accade con una lentezza rassicurante e una Chicago degli anni del proibizionismo dove bande di gangster camuffati da imprenditori, politici, sindacalisti confederali ed esponenti degli altri poteri forti si spartiscono il territorio per meglio taglieggiare gli sventurati.

La certezza dell'incertezza dunque, la sicurezza che può accadere qualsiasi cosa, ma che la cloaca maxima della storia della nostro paese continuerà a scorrere, pacatamente, gorgogliando e olezzando, nella medesima direzione.

Doctor Invincibilis



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