Da "Umanità Nova" n.35 del 7 novembre 1999
Contro la Fortezza Europa
Francia: un bilancio della giornata di azione del 16 ottobre
Contro la Fortezza Europa
Il 16 ottobre si è aperto il summit europeo di Tampere sui temi della
sicurezza e della giustizia. Ufficialmente "si doveva assicurare al tempo
stesso la libertà di circolazione e quella delle persone e dei beni"
(Antonio Vodorino, commissario europeo alla giustizia). Evidentemente dietro
queste dichiarazioni di principio c'era il vero obiettivo: proteggere i beni.
Con l'Europa di Maastricht o dell'euro, l'organizzazione dei profitti e
l'aumento dei margini per i capitalisti sono stati ben regolamentati, ora non
resta che difenderne la sicurezza: E' in questo senso che va inquadrata la
politica europea della sicurezza e in particolare quella del controllo
dell'immigrazione. L'obiettivo è dunque quello di disporre di una
manodopera immigrata, perché è supersfruttata e perché
permette di mantenere in tutti i settori professionali un tasso di
disoccupazione sufficiente a garantire una certa pressione su chi ha la fortuna
di avere un salario. Per rispondere a queste esigenze occorre controllare i
flussi migratori secondo criteri strettamente economici. I CAE (Collettivi
anti-espulsione) hanno dunque lanciato una giornata di azione per il 16 di
ottobre poiché "non soltanto la politica europea attacca quel poco di
libertà che ci resta (rafforzamento delle leggi emergenziali, sviluppo e
recupero delle schedature di massa...) ma essa si permette di istituire una
gestione mercantile dell'80% della popolazione mondiale".
Azioni di solidarietà
I diversi coordinamenti e reti europei hanno voluto marcare la loro opposizione
a questa politica. Azioni dimostrative, manifestazioni e presidi si sono svolti
un po' ovunque in Europa: dalla Finlandia alla Polonia, dalla Francia
all'Italia, dalla Germania al Belgio e alla Svizzera. (per una cronaca delle
azioni di lotta vedi UN 33 pag. 2, NdR).
Verso un coordinamento efficace
Questa giornata di azione voleva marcare il rifiuto di una politica di
esclusione e di controllo. Certo, la nostra mobilitazione non è
sufficiente a pesare sulla politica europea ma si inserisce nello sforzo per
costruire una rete europea contro tutte le logiche di espulsione e per la
libertà di circolazione e di dimora. In Francia il movimento dei
sans-papiers vive un momento di impasse e resta in attesa di qualcosa che
smuova le acque. Rivendicando, almeno dal 1996, la propria autonomia politica e
rifiutando la politica del "caso per caso", i sans-papiers dipendono malgrado
tutto dal sostegno delle varie associazioni (sole ad avere una certa
capacità di mobilitazione...). Ora, questo sostegno proviene soprattutto
da "bianchi" (o da coloro che hanno il permesso di soggiorno) troppo spesso
vicini alla cosiddetta "sinistra plurale" al governo. In questi ambienti
prevale l'idea di una gestione "responsabile" dell'immigrazione (con le sue
famose soglie di tolleranza) che comporta inevitabilmente una distinzione fra
il buon immigrato e il cattivo clandestino. E' di fronte a questa
contraddizione che bisogna comprendere la necessità di rafforzare le
reti di solidarietà e i collettivi antiespulsione. Noi rifiutiamo di
gestire le contraddizioni interne al capitalismo e non vogliamo fare
distinzione fra coloro che sfuggono alla miseria e alla disperazione. Non
vogliamo, insomma, cadere nell'errore di difendere sempre e comunque il
sacrosanto diritto di asilo politico lasciando a se stessi gli immigrati
cosiddetti "economici".
Theo Simon, gruppo della Fed. Anarchica di Nantes (traduzione di Yves da Le
Monde Libertaire del 28 ottobre)
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