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Da "Umanità Nova" n.35 del 7 novembre 1999

I coccodrilli bianchi della moglie di Rutelli
I parcheggi a pagamento, le costruzioni abusive ed altre storie romane

Non è vero che la società moderna, con i suoi mezzi di comunicazione di massa abbia ucciso del tutto i miti, i racconti e le leggende. Anche se non si raccontano più terrificanti storie di mostri marini accanto al caminetto, sopravvivono alcuni miti e leggende anche nelle moderne metropoli.

Si tratta di storie, ambientate nella vita quotidiana, raccontate come avvenute "ad un amico di un mio amico", che vengono replicate di persona in persona soprattutto perché solleticano l'immaginario collettivo e servono ad esorcizzare paure comuni.

Gli antropologi culturali le definiscono "leggende urbane" e spesso sarà capitato anche a voi di raccontarle o, per lo meno di sentirsele raccontare. La più famosa è quella dei coccodrilli bianchi che vivrebbero nelle fogne di New York (portati incautamente a casa da cuccioli da qualche turista in zone tropicali, buttati attraverso gli scarichi del water una volta cresciuti, poi riprodottisi e divenuti albini per la mancanza di luce). Sono le storie dei motociclisti che hanno un incidente, si rialzano, parlano e discutono e poi, quando si levano il casco, muoiono perché avevano il cranio spaccato; o quelle sulle raccolte, benefiche o remunerative, di un chilo di carta stagnola (o biglietti dell'autobus usati, o codici a barre) che periodicamente mobilitano i ragazzini di un quartiere; quella (più diffusa nelle campagne) secondo cui una non meglio precisata organizzazione ecologista lancerebbe dagli elicotteri sacchi pieni di vipere per combatterne il rischio d'estinzione.

Ce ne sono tantissime ed evolvono in relazione all'evoluzione della società, ed è difficilissimo smentirle. Ci riuscì, e fu uno dei pochissimi casi, la McShitDonald quando si diffuse la voce che gli hamburger che produceva erano fatti con vermi e non con carne, e ci riuscì solo perché un chilo di carne di vermi costa molto di più di un chilo di carne di manzo (che poi li faccia comunque schifosi è un'altra cosa, e non è una leggenda).

Non ci riuscì un'altra multinazionale, la Procter&Gamble (quella che produce, tra l'altro Dash o i pannolini Pampers) che, poiché aveva il marchio fatto con 13 stelle ed una falce di luna, all'interno del quale si intravedeva il volto di un vecchio, fu accusata di versare il 10% dei suoi guadagni alle sette sataniche. A nulla valsero le spiegazioni della società sull'impossibilità di nascondere agli azionisti la sottrazione del 10% degli utili: l'azienda fu costretta a cambiare marchio.

Benché ci siano stati molti studi e ricerche sull'argomento, nessuno è mai riuscito a scoprire l'origine di una leggenda metropolitana, chi ne sia l'inventore o da cosa possa prendere spunto.

Generalmente sono gli antropologi culturali che fanno queste ricerche, cercando di risalire all'origine delle leggende (spesso chiedendo solo "da chi l'hai saputo?") e non riuscendo mai ad arrivare a nulla. Fortunatamente questo mistero sta per essere risolto, e si risolverà proprio in Italia, a Roma, dove la procura della repubblica (che così si dedicherà finalmente a qualcosa di utile) farà uno studio serio sull'origine delle leggende metropolitane.

Dovete infatti sapere che, tra i tanti danni fatti dalla giunta Rutelli, c'è quello della sosta a pagamento. I parcheggi di interi quartieri sono stati dipinti di blu ed è stato preteso il pagamento di una gabella per la sosta dell'auto. Badate che non sono stati creati nuovi posti auto, ci si è limitati a dipingere (e a far pagare) quelli che già esistevano. Inoltre non sono neanche state lasciate aree di sosta libere, magari un po' più lontane da quelle a pagamento. I residenti del quartiere hanno avuto diritto ad un permesso di sosta (uno per famiglia) per quel quartiere ed in alcune zone non è stata neanche concessa la sosta ai residenti.

Questa situazione ha accontentato, e solo parzialmente, i commercianti ed ha scontentato tutti gli altri, in particolare i lavoratori dipendenti costretti (dalle condizioni del trasporto pubblico o dalla distanza della zona di residenza) a recarsi al lavoro in auto ed a pagare per quello che prima avevano gratis, tra l'altro con le stesse difficoltà di prima per trovare parcheggio.

I parcheggi sono stati dati in appalto ad una società, la S.T.A., che avvalendosi di ausiliari al traffico (assunti per chiamata diretta), multa chi non paga i parcheggi.

A Roma è cominciata allora ad essere raccontata la storia che la S.T.A. fosse di proprietà della moglie di Rutelli (Barbara Palombelli), della moglie di Tocci (il vicesindaco PDS) e della moglie di Maurizio Costanzo. La cosa ha tutte le caratteristiche della leggenda urbana: l'inizio ("un mio amico che lavora al comune mi ha detto che..."), la trama (ricca di dettagli, in alcune versioni anche con le quote di possesso azionario), le motivazioni della diffusione (l'esasperazione dei cittadini verso una giunta sempre più odiata) e .... la totale inconsistenza, visto che la S.T.A., pur non essendo una municipalizzata, è di proprietà, al 100% del comune di Roma.

La signora Palombelli ha assunto un investigatore privato per risalire all'origine della leggenda ed ha presentato una denuncia per calunnia contro ignoti, e la procura ha assicurato che "farà indagini approfondite, interrogherà i testimoni e cercherà di risalire agli autori".

Da questa vicenda si possono trarre almeno due conclusioni: la prima è l'odio dei romani per la giunta Rutelli (trovare oggi a Roma uno che dichiari di aver votato per Rutelli è ancora più difficile di quanto non fosse, dopo "mani pulite", il trovare qualcuno che dichiarasse di aver votato per Craxi); la seconda è l'incapacità di interagire nel mondo della comunicazione da parte della signora Palombelli, che pure fa la giornalista (e che evidentemente ignora il meccanismo della smentita che conferma: mentre commentavo al bar, leggendo il giornale, la notizia della denuncia contro ignoti una signora ha commentato "Ah, era implicata pure la moglie di Costanzo, non lo sapevo, speriamo che le arrestino tutte! ").

Noi, con il consueto spirito di servizio per la collettività, segnaliamo alcune tra le altre storie che girano a Roma sui membri della giunta comunale.

Una è quella secondo cui il nuovo presidente dell'ATAC (la municipalizzata che si occupa di trasporto pubblico) il signor Di Carlo, che di trasporti non ha mai capito nulla, sarebbe lì solo perché è il cognato di Tocci, il vicesindaco (non sappiamo se la storia sia vera, però, dato il nepotismo della giunta, è, perlomeno, verosimile).

Un'altra storia che gira è che sia diminuito il numero degli infortuni in edilizia, cosa che, dato il numero dei cantieri aperti per il giubileo, è ben strana e che trova una risposta solo considerando che è aumentato, e di tantissimo, il numero degli immigrati che si presentano ai posti di pronto soccorso, negli orari di lavoro, con ferite che sembrano dovute a infortuni.

Da pochi giorni è stata messa in giro un'altra voce, secondo cui Rutelli avrebbe lasciato la casa ai Parioli per trasferirsi in una villa faraonica. Di quest'ultima voce però possiamo indicare anche l'autore: Tommaso Luzzi, consigliere regionale di AN, quello che si è dato fuoco, purtroppo solo parzialmente, per protestare contro la demolizione di 23 villette abusive a La Storta. Si tratta, con un'unica eccezione, di villini di due, tre piani, alcuni con videocitofono, altri con illuminazione del giardino da lampade interrate, del valore commerciale da diverse centinaia di milioni a oltre il miliardo, costruiti all'interno di un parco archeologico, con i proprietari che, dopo che i vigili avevano messo i sigilli, hanno fatto lavorare squadre di operai giorno e notte per completare le costruzioni prima dell'esecuzione dell'ordine di abbattimento.

Visto che al disinteresse autolesionistico del consigliere di A.N. per difendere un'operazione commerciale non ci crede nessuno, gira anche voce che sia lui il proprietario di uno dei villini, intestato ad un prestanome.

Le leggende metropolitane non hanno fondamenti di verità, però ci può essere qualche eccezione che conferma la regola. O meglio, una regola che avesse solo eccezioni sarebbe confermatissima!

Francesco Fricche



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