unlogopiccolo

Da "Umanità Nova" n.35 del 7 novembre 1999

La Voce dei Lettori: "sicurezza: botta e risposta"

Quando la realtà da meno retta alle virtù che alla scrivania...

Belle le parole "a proposito della sicurezza" di Jules Elysard (U.N. 10 ottobre). Ben costruite le sue frasi. Però cosa pensa un milanese che sta aspettando alla fermata dell'angolo Via Meda/Via Liguria (circonvallazione interna) e negli angoli bui vede dei gruppi (di nordafricani e non) spacciare droga ai giovani (e non)? Forse (cito): qui si tratta di "chi è rimasto fuori dalle mura della cittadella e con ogni mezzo cerca di entrarvi"!? Mah... magari. O forse: qua si sta parlando del tempo... dipenderà della stagione.
O forse: qua ci vuole un po' di pulizia... Una tale reazione potrebbe essere un esempio di quegli (cito) "isterici comportamenti giustizialisti che hanno come principio la sicurezza nei confronti del diverso". Sì, è vero che per tanti civili il mondo è grande quanto lo schermo del televisore. Ma è anche vero che tanti di loro hanno proprio deciso di (cito) "convivere con i propri mali", deciso di non vedere un cazzo, anche se il vicino o la vicina vengono maltrattati dai soliti malviventi dell'angolo buio. Sarà una virtù.
Mah... non so.
Nella politica italiana del dopoguerra la classe dirigente per molti anni ha portato alta la bandiera della (cito) " convivenza con i propri mali". Gli spettacoli negli angoli bui di oggi ne sono la conseguenza diretta (ma non solo).
Insomma, vorrei invitare Jules a lasciare per qualche momento la scrivania e a dirigersi verso gli angoli bui della città (che forse non si trovano nei dintorni della sua abitazione) per darci, dopo un bel resoconto, qualche indicazione conclusiva su come si potrebbero illuminare quei posti e gli spiriti dei civili oscurati dalla propaganda di regime. Qualcuno dovrebbe essere in grado di darci una soluzione meno isterica delle solite.

Tom Welschen


Esatto: il problema è proprio (cito) "illuminare quei posti e gli spiriti dei civili oscurati dalla propaganda di regime".
Il fatto è che non è facile perché si é persa la capacità (e nel dir ciò voglio essere ottimista) di illuminare/vedere la realtà nella sua dimensione del possibile che implica ed include anche ciò che non ci piace [gruppi (di nordafricani e non) spacciare droga ai giovani (e non)], al fine di superarlo.
Eliminare ciò che non ci piace è infantile. Vuol dire credere che si possa eliminare il dolore, per il semplice fatto che fa male. Ecco perché ho posto sul tappeto della discussione la questione della convivenza con i propri mali: i mali del vivere con chi non ci piace.
Volere (cito) "un po' di pulizia" è certo una soluzione; ma mi chiedo: siamo poi così sicuri sia migliore del male che si vuole eliminare, o invece richiama a sé la necessità di una polizia che faccia un po' di pulizia. Sicuramente questa soluzione garantisce sicurezza. Ma allo stato attuale non mi può offrire alcuna garanzia di libertà. Lo dico come "diverso". Lo sento sulla mia pelle di "diverso".
P.S.: Cercare di usare (cito) "belle parole" è la speranza di uno stile logico che abbia la capacità di riconoscere immediatamente ciò che è importante e ciò che è secondario o non pertinente. Ringrazio per il complimento.

J. E.



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