![]() Da "Umanità Nova" n.36 del 14 novembre 1999 Morti clandestini e architettura socialeTredici clandestini curdi muoiono intrappolati nella stiva di un traghetto in fiamme tra la Grecia e l'Italia; una donna albanese seppellisce in una spiaggia pugliese la figlioletta morta durante la traversata nel tentativo di raggiungere le nostre coste (e viene pure denunciata dalle autorità locali per occultamento di cadavere); alcuni marocchini, nascosti su un cargo diretto alla volta di Genova, vengono scoperti a poche miglia dalle coste liguri e rispediti indietro dopo quattro giorni trascorsi rinchiusi in una cella-frigo; un immigrato proveniente dall'est europeo muore congelato, appeso al carrello di un aeroplano: sono solo alcune tra le ultime notizie di questo genere apparse sui giornali in quest'ultimo periodo, notizie alle quali ormai ci stiamo abituando e che tra poco forse non meriteranno più nemmeno l'onore delle cronache. Di fatto, dopo le navi negriere che trasportavano manodopera a basso costo per il nascente capitalismo qualche secolo fa, le stive dei moderni traghetti o cargo restano un luogo privilegiato nel quale morire per gli sfigati che oggi - a capitalismo ormai pienamente dispiegato - tentano disperatamente di raggiungere l'eldorado occidentale con la legittima intenzione di ripigliarsi una piccola parte di tutto quello che gli è stato depredato nel corso dei secoli: modo veramente assurdo di lasciarci la pelle, magari dopo essere fuggiti da una guerra o una carestia a casa loro. La differenza tra il fatto che prima morivano per essere stati costretti a lasciare le loro terre e venire a lavorare da noi, mentre ora muoiono per la ragione esattamente opposta, non maschera il fatto che tutta la retorica liberista riguarda semmai la libera circolazione delle merci e del denaro, ma giammai quella delle persone. La gloriosa Europa unita nasce circondandosi di muri, anzi questi paiono essere una delle ragioni fondative della sua nascita, e su questo sarebbe il caso di aprire una seria riflessione. Del resto il fenomeno riguarda tutto l'occidente: qualcuno ha visto le tremende foto di centroamericani affacciati ai rettangoli di vetro antisfondamento che intervallano il cemento delle barriere che stanno sorgendo al confine tra Stati Uniti e Messico? Polvere e sassi da un lato e dall'altro del confine, ma da una parte rambi in divisa e coca-cole ghiacciate e dall'altro poveracci vestiti di stracci (e perché i finestroni trasparenti? una forma sottile di sadismo?). Il muro, a livello simbolico, continua ad essere una buona forma di rappresentazione della nostra società: figli di una generazione cresciuta con l'incubo del muro di Berlino - muro che divideva, che separava e rendeva esplicite le diverse aree di influenza - a pochi anni dalla sua caduta ci ritroviamo a convivere con quello di Schengen, che si basa su un principio in parte diverso - ossia quello dell'inclusione/esclusione - ma non per questo meno angosciante. Si passa da un modello più visibile e statico ad un altro forse più virtuale ma anche più pervasivo, capace di autoriprodursi a diversi livelli (vedi ad esempio i ricchi quartieri difesi da recinzioni elettrificate e guardie armate fino ai denti nelle città statunitensi o sudamericane). Comunque c'è da dire che tutti questi morti - tutti questi residui rimasti impigliati nella rete tirata al largo delle nostre coste - urtano abbastanza la sensibilità del benpensante medio occidentale. Senza contare che tutto questo sistema di controllo ai confini non è che sia il massimo in quanto a costi, da un punto di vista strettamente economico. Forse per questo la nuova frontiera pare proprio essere il controllo delle partenze, il controllo sul loro territorio, e ci sarebbe da chiedersi quanto sia funzionale a tutto ciò la ristrutturazione dei moderni eserciti occidentali su un modello ormai sempre più esplicitamente poliziesco... Facciamo un po' di fantapolitica: quanto tempo ci vorrà perché a qualche politicante-imprenditore nostrano un po' fascistoide venga la brillante idea di finanziare direttamente squadroni della morte in loco - del resto già esistenti - per risolvere alla radice il problema? Dalla pulizia razziale di hitleriana memoria alla liberista pulizia sociale? Rinaldo
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