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Da "Umanità Nova" n.36 del 14 novembre 1999

L'autunno del nostro scontento
27 novembre: manifestazioni interregionali del sindacalismo di base

Abbiamo pubblicato sulle pagine di Umanità Nova, sebbene fossimo consapevoli, che non si tratta di una lettura facile e gradevole, alcune valutazioni critiche sulla legge finanziaria per il 2.000 al fine di fornire ai compagni uno strumento di lavoro nell'intervento militante quotidiano e di aiutare a comprendere quali siano le linee di azione del governo e del padronato.

Può essere opportuno fare un breve quadro dei problemi che affrontiamo, delle difficoltà che dobbiamo superare, delle iniziative in campo.

Come riteniamo sia evidente, la Legge Finanziaria prosegue nella logica di colpire il reddito ed i diritti dei lavoratori dipendenti anche se lo fa in maniera, come dire, intelligente nel senso che non tocca immediatamente alcuno dei diritti che colpisce in maniera da rendere immediatamente evidente ai lavoratori la necessità di mobilitarsi. D'altronde, il governo non fa che proseguire su di una strada tracciata con le precedenti leggi finanziarie contando sul fatto che, oramai, nel senso comune è passato il principio che ogni finanziaria non può che colpire le nostri condizioni di vita e che, di conseguenza, se non colpisce troppo dobbiamo essere contenti.

Va, al contrario, affermato con forza il fatto che la politica economica del governo non è il prodotto di scelte "tecniche" ma che risente direttamente del rapporto di forza fra le classi . Di conseguenza, ogni taglio all'occupazione ed alle retribuzioni mediante la leva fiscale va combattuto esattamente come combattiamo la pressione padronale sui luoghi di lavoro.

Una considerazione analoga va fatta sulle privatizzazioni. è evidente che noi non siamo certo fautori della proprietà statale di imprese e di immobili ma è altrettanto evidente che le privatizzazioni sono un mezzo per passare sotto prezzo ai detentori del capitale un patrimonio accumulato grazie alla pressione fiscale sul nostro reddito. Questo per tacere sull'intreccio di interessi fra ceto politico e mondo imprenditoriale, intreccio assolutamente comparabile al buon vecchio sistema di tangentopoli nonostante i discorsi moralisti di moda.

Siamo, insomma, di fronte all'agire di un blocco di interessi del ceto politico, del padronato, dell'alta burocrazia statale che prosegue nel saccheggio della ricchezza sociale con la complicità aperta dell'apparato sindacale. Ritengo evidente che è necessaria la denuncia aperta dell'azione di questo blocco sociale, del funzionamento delle operazioni che sta conducendo al fine, quanto meno, di dimostrare che la statalizzazione del movimento operaio è perfettamente funzionale ai privatissimi interessi della borghesia tradizionale e di quella di stato legate in un osceno abbraccio.

Noi siamo, come è evidente, lontanissimi dai convincimenti politici dei milioni di lavoratori che continuano a riconoscersi nella pratica della sinistra statalista ma con questi lavoratori, con i quali ci troviamo spesso ad agire assieme su questioni concrete, è necessario aprire un confronto puntuale sui caratteri sociali del ceto politico che ritengono di sostenere e sulla necessità di un'azione autonoma delle classi subalterne. Questo tipo di azione è tanto più necessaria in quanto il disincanto rispetto alla sinistra statalista, in mancanza di una forte proposta politica di segno libertario, non può che dare spazio alla passività o alla demagogia della destra.

Sul piano sindacale, inoltre, la svendita competitiva degli interessi dei lavoratori da parte di CGIL e CISL rischia di rallentare il processo di presa di distanza da parte dei lavoratori nei confronti della burocrazia sindacale. è, quindi, importante fare chiarezza sul fatto che la disponibilità della CGIL a cedere per quel che riguarda le pensioni e della CISL a fare concessioni sul mercato del lavoro ci porteranno, se non vi sarà una ripresa significativa di iniziativa da parte dei lavoratori, a perdere su entrambi i terreni a maggior gloria del padronato.

Siamo, credo, in una situazione non facile ma, a maggior ragione, è necessario un impegno puntuale su questi terreni dell'area libertaria in generale e della FAI in particolare.

Sulle iniziative da prendere per quanto riguarda la finanziaria, le pensioni, le libertà sindacali si è, nei giorni scorsi, realizzato un accordo fra diverse realtà sindacali: COMU, CUB, SdB, Sin Cobas, Slai Cobas, USI-AIT ed altri per organizzare delle manifestazioni interregionali sabato 27 novembre e delle iniziative locali nelle settimane precedenti.

Ritengo che quest'accordo sia un bene come è un bene tutto ciò che va nella direzione dell'unità, almeno nelle iniziative, del sindacalismo di opposizione e che sia opportuno operare perché le iniziative di mobilitazione riescano al meglio. Dovremo lavorare perché la mobilitazione prosegua trovando forme di azione più efficaci delle manifestazioni ma questo è una necessità da affrontare nel farsi dello scontro sociale.

Il nostro contributo specifico non può, comunque, limitarsi a sostenere la mobilitazione ma deve essere di stimolo. Mi limito a segnalare alcuni temi che nella discussione dei compagni sono emersi:

- la critica delle illusioni sulla natura dello "stato sociale" che circolano anche nella sinistra di opposizione ed in ampi settori del sindacalismo di base. In maniera chiara va posto l'accento sulla natura reale dello stato sociale e sul fatto non è interesse dei lavoratori cercare di tornare ad una situazione che ha posto le premesse per l'attuale offensiva padronale;

- la denuncia della politica del governo che, mentre taglia le spese sociali, garantisce i privilegi dell'alta burocrazia, del padronato, delle sue clientele ed accresce le spese militari e quelle per i corpi di polizia. Si tratta di un tema di straordinaria importanza, il nostro antistatalismo va difeso, argomentato, portato al confronto senza alcuna timidezza;

- la valorizzazione del legame fra lotta sindacale indipendente e critica al militarismo, alla crescita delle spese per l'esercito, all'intervento dei "nostri" soldati all'estero ecc.;

- la pratica della solidarietà a livello nazionale ed internazionale. Penso, solo per fare un solo esempio, alla dura situazione che vive la SAC svedese ma si tratta di un principio generale;

Sono solo alcune delle questioni sulle quali va posta la nostra attenzione ed il nostro impegno. Ovviamente non vanno solo sollevate in occasione della mobilitazione del 27 novembre ma questa mobilitazione può essere l'occasione per porle all'attenzione di un'area sociale che può essere particolarmente sensibile a questi temi.

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