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Da "Umanità Nova" n.37 del 21 novembre 1999

Contro i padroni del mondo

La mobilitazione internazionale contro la sessione americana del Millennium Round che si terrà a Seattle dal 30 novembre al 3 dicembre è già iniziata, in sordina se andiamo a vedere i media ufficiali. Una carovana partirà da New York e raggiungerà Seattle, a nord della costa del Pacifico, martedì 30 in tempo per far sentire la voce di People's Global Action e di tante altre organizzazioni, esclusi i delegati di associazioni estere a cui il Dipartimento di Stato ha incredibilmente negato il visto di ingresso pur essendo "garantiti" perfino da deputati del Congresso! Del resto, Seattle sarà blindata da CIA e FBI, a evitare occasioni visibili di dissenso, giacché le poste in palio sono grosse e vanno maneggiate a riflettori spenti, come è il caso dell'AMI, semi-abortito allorquando la Francia si è mossa per imporre uno stop in sede OCSE (oggi se ne parla proprio in casa WTO).

Non solo i gruppi statunitensi si muovono, ma anche associazioni canadesi e brasiliane, per quanto riguarda il continente americano. In Europa, per la verità, sembrerebbe esserci minor mobilitazione, anche se gruppi sparsi in Portogallo, Belgio e Svizzera (a mia conoscenza) senza dubbio non mancheranno di manifestare. Caso a parte è la Francia, che si è mobilitata capillarmente nella settimana dal 12 al 17 ottobre, e che per sabato 27 prevede concentramenti e manifestazioni varie a Parigi, Angouleme, Marsiglia, Lyon, Toulouse, Macon, Manosque e Angers. In Italia, la rete Lilliput si è autoinvestita del coordinamento informativo di alcune iniziative, mentre il controvertice fiorentino del 20-21 dedicherà una sessione dell'iniziativa al WTO; inoltre si preannunciano cortei a Milano per sabato 27, pur se su altre scadenze di lotta, e sono previste iniziative per martedì 30 a Imola e Palermo.

La parola d'ordine, in sintesi, è: IL MONDO NON È UNA MERCE. Questa è la sfida che i governi - quelli europei saranno rappresentati dalla Commissione guidata dal commissario francese Pascal Lamy, già capo di gabinetto di Jacques Delors - pur distinti e divisi nelle sorde lotte commerciali tra le due sponde oceaniche, cercheranno di vincere contro tutto e contro tutti. In ballo, infatti, sono accordi di liberalizzazione in oltre160 settori da cui si auspica la gestione privatizzata e lo smantellamento del ruolo pubblico sotto l'egida statale.

Se gli accordi passassero, il sistema di sanzioni per chi non ci sta scatterebbe automaticamente, rendendo irreversibile un gigantesco trasloco di poteri a livello mondiale. In soldi, la fetta ammonta a diverse migliaia di miliardi di dollari all'anno! Gli accordi in discussione concernono i servizi (GATS), inclusi l'istruzione, la formazione permanente, la sanità, l'accesso a risorse alimentari e energetiche; le tariffe industriali (GATT), la proprietà intellettuale (TRIPS) inclusi brevetti consentiti su organismi vegetali, genetici e della biosfera; i diritti doganali che spesso costituiscono le uniche entrate di piccoli stati economicamente poveri; le barriere tecnologiche.

Gli effetti di tali accordi consegnerebbero intere sfere economiche ai grossi gruppi transnazionali, che rappresentano sempre più una oligarchia politica, oltre che imprenditoriale, grazie ai quali sarebbe penalizzato, per fare alcuni esempi concreti, ogni tentativo di disciplinare la tutela ecologica della vita, l'assistenza sanitaria e previdenziale nel campo del lavoro, la coltivazione di terre secondo pratiche salubri, e via continuando di questo passo.

Bloccare le manovre del WTO significa impedire ai governi dei paesi membri la tranquillità per poter firmare impunemente accordi di tale natura. Illuminare Seattle significa agire come coscienza pubblica mondiale in azione diretta al fine di intimidire il potere. Non c'è alternativa, magari con altre forme di pressione più accomodanti, tendenti a coinvolgere spezzoni di élite politica in buona fede (qualora ce ne fosse, farebbe bene a cambiare casacca al più presto).

L'obiettivo immediato su cui si concentrano le mobilitazioni è ottenere una moratoria delle negoziazioni, cioè confidare nell'insuccesso del vertice per via di sensi interni non ricomponibili alla luce del sole (acceso dalle proteste). A tal fine è anche possibile appellarsi ad altri trattati internazionali vigenti che già impegnano gli stati che li avessero sottoscritti. Gli statuti dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro, la dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, le convenzioni in materia di ambiente e salute, il divieto di porre brevetti di sfruttamento privato di risorse pubbliche quali il codice genetico, l'acqua, il mondo vegetale, bloccando sul nascere la produzione e la circolazione di organismi geneticamente modificati il cui impatto sulla catena alimentare umana è paurosamente ignoto.

Quel che occorre saper costruire è un mondo che non sia globalizzato a forza e su misura di ristrette élite, martellando su valori e pratiche alternative ai padroni del pianeta: diversità, rispetto degli eco-sistemi, distribuzione equa delle ricchezze, consumo solidale, uguaglianza tra i popoli.

Salvo Vaccaro



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