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Da "Umanità Nova" n.37 del 21 novembre 1999

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Uno spettro si aggira per Padova

Sabato 13 novembre, indetta dal Centro popolare "Gramigna" dopo il terzo sgombero forzato sotto la "nuova" giunta fascistoide e l'ennesimo della sua storia, si è tenuta una manifestazione con circa 3/400 persone che per un pomeriggio hanno turbato il consueto shopping nell'elegante centro cittadino, esprimendo per la prima volta la crescente protesta sociale contro la politica antipopolare e razzista avviata dall'amministrazione capeggiata dalla sindaco Destro, più che mai vicina agli interessi economici dei poteri forti padroni della città. Per questo, al di là della connotazione marxista-leninista dell'area politica che fa riferimento al "Gramigna", al corteo hanno partecipato, oltre ad alcuni Centri Occupati (Bassano, Firenze, Chioggia), anche il Comitato di lotta per il diritto alla casa, militanti di Rifondazione Comunista, un Collettivo studentesco, compagni anarchici e della Sharp del Veneto.

In un clima di forte militarizzazione (compreso un elicottero della polizia!), durante il corteo si sono verificati alcuni momenti di tensione a causa delle ripetute provocazioni fasciste nella zona di piazza Garibaldi, dove un gruppetto di nazi si è rifugiato in una sala giochi, e sotto la sede di Alleanza Nazionale protetta dai carabinieri; comunque, a parte una vetrina rotta, qualche petardo e un po' di scritte (molte firmate con l'A cerchiata) sui muri e sulla vetrina di Benetton, niente poteva giustificare una così esagerata mobilitazione delle forze dell'ordine, se non la precisa volontà di intimidire preventivamente ogni volontà d'opposizione e rassicurare la Padova "bene".

Corrispondenza da Padova

La libreria delle madri

Le Madri di Plaza de Mayo, note in tutto il mondo per il loro pervicace impegno nella denuncia dei crimini della dittatura in Argentina, hanno rifiutato il risarcimento economico offerto dal potere per loro figli "scomparsi" così come non accettano le commemorazioni ufficiali da parte di coloro che sono stati responsabili del genocidio e della crescente impunità. "Le Madres non è un insieme di piagnucolose madri di morti ma di lottatrici che hanno deciso di continuare sulla strada tracciata dai 30.000 rivoluzionari che non ci sono più. Le madri sanno che il vero carcere per gli assassini dei loro figli si concretizzerà il giorno in cui il popolo sarà felice e in cui non vi saranno più fame e la morte causate dal capitalismo. La ricomparsa in vita che le madri rivendicano ogni giorno non è altro se non la rivoluzione popolare. Finché vi sarà il potere ed il popolo verrà perseguitato, il fazzoletto bianco delle Madri darà luce al cammino della resistenza."

Una nuova iniziativa delle Madri è la creazione di una libreria con annesso un auditorium e una sala di lettura, che servirà a finanziare le attività dell'Associazione. Scopo finale è l'apertura di una tipografia delle Madri che servirà a stampare il loro materiale di documentazione e controinformazione. La libreria delle Madri avrà sede nello stesso edificio nel quale esse svolgono il loro quotidiano lavoro, ovvero la loro bella casa in Calle H. Yrigoyen 1442 a Baires. La libreria delle madri cercherà collegamenti e accordi con sindacati combattivi, centri di studenti, docenti, organizzazioni di quartiere , movimenti di disoccupati, etc. Ogni entità, secondo le sue possibilità, collaborerà con il progetto e a sua volta troverà nella libreria uno spazio dove poter dar vita a dibattiti, riflettere...

Per info e contatti: Madres de Plaza de Mayo, madres@satlink.com; SIMA (Solidarietà Italiana con le Madri di Plaza de Mayo, Milano: tel 02 98241128, mail madres@inet.it; SIMA Roma: fax 06 3235388, mail patrgior@tin.it; per contributi: CCP 15420201 (causale libreria) intestato a SIMA, via Emilia 5, 20098 S. Giuliano Milanese (MI)

Bologna - iniziative contro la repressione e per la ripresa di un movimento di lotta.

Al di sopra del luogo di nascita, del colore della pelle, della cultura o della tradizione, per il naturale diritto di ciascuno alla Libertà ed alla Giustizia Sociale

Inizia così un manifesto redatto dall'assemblea permanente, antirazzista, per la Libertà e la Giustizia Sociale che ha organizzato per giovedì 11 u.s. un'assemblea cittadina alla quale hanno partecipato circa 200 persone.

Dopo due relazioni introduttive tenute da Salvatore Palidda (sociologo) e da Marina (del collegio di difesa dei 77 accusati di associazione a delinquere per le occupazioni dell'inverno scorso) si é svolto un nutrito dibattito sulla situazione bolognese. Tale situazione é bene precisarlo non risulta difforme da quella di innumerevoli altre città del centro-nord Italia.

Ricorderanno i nostri lettori delle 77 denunce per associazione e istigazione a delinquere. In questi giorni si é aggravata la situazione dei senza fissa dimora associati in "Piazza Grande" che vedono sempre più vigili e poliziotti dediti ad impedir loro di dormire o prepararsi un pasto sotto i portici della città. Il degrado sociale di Bologna viene strumentalizzato dalle destre (di governo e di opposizione, che in città hanno ruoli invertiti) come emergenza criminalità; in realtà criminale é la politica dei governi locale e nazionale che vuole annientare chi non si uniforma ai criteri del liberismo economico e della disciplina statale.

A Bologna sono previsti lo sgombero dello stabile occupato di via Saffi (60 persone "extracomunitarie" di cui circa 40 bambini) e della cascina di via del Lazzaretto (13 "italiani" e circa 20 "rom" reduci dalle ruspe che hanno distrutto la baraccopoli di Castelmaggiore). Tali sgomberi, minacciati dalla giunta Guazzaloca nei mesi scorsi, sono stati rimandati al termine della tornata elettorale per il sostituto di Prodi in parlamento. Ma oltre a questi luoghi "politici" la giunta prevede altri 400 sfratti che rendano "ai legittimi proprietari" la rendita finanziaria loro riconosciuta dal "libero mercato".

Palidda ha sottolineato la continuità fra la "guerra umanitaria e la guerra sicuritaria", guerra quest'ultima per la quale il governo impiega, sul fronte interno, oltre 600mila militari (di tutte le armi e di tutte le infamità, circa 100mila sarebbero gli agenti che non vestono la divisa) e per il quale prevede che nel 2005 il numero dei detenuti (oggi si aggira sui 50mila) raddoppi. D'altronde non c'è da stupirsi anche il governo Clinton (parte integrante dell'Ulivo mondiale) prevede di passare, negli USA, da 2.500.000 di detenuti attuali a 5.000.000 di detenuti a metà del prossimo decennio. Marina ha messo in evidenza come le istruttorie ed i processi contro la sovversione sociale (che non viene più definita tale ma, come in epoca crispina, assimilata a questione criminale) godano di corsie preferenziali contrassegnate (guarda caso) da un "codice rosso". Non é una battuta, ha esibito copie di atti istruttori.

Ma una delle questioni più rilevanti che era la centro del dibattito é stata messa subito in rilievo. Il comune di Bologna si appresta ad inaugurare (sotto la direzione dell'assessore alla sicurezza, l'ex vice-questore Preziosa, eletto con AN deputato europeo e poi passato nella giunta Guazzaloca, uomo di punta della Questura bolognese nell'era dei Savi) un centro di detenzione per immigrati clandestini in via Mattei. Ne abbiamo parlato sugli scorsi numeri del giornale.

Unanime la determinazione ad impedire tale apertura. Dall'assemblea é emersa l'indicazione di una manifestazione (quantomeno a livello regionale) da tenersi a Bologna prima di Natale che metta al primo punto dei suoi obiettivi impedire l'apertura del centro di detenzione di via Mattei e che, contemporaneamente, rilanci la pratica dell'occupazione e ribalti l'accusa di associazione a delinquere per chi si oppone e si ribella alla barbarie verso la quale si é incamminato il mondo intero. Sui prossimi numeri del giornale le proposte e gli appuntamenti.

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