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Da "Umanità Nova" n.38 del 28 novembre 1999

Lo "strappo" della CISL
Abito nuovo, vecchi giochi

La manifestazione che la CISL ha tenuto il 20 novembre a Roma per ribadire le proprie critiche alla politica economica del governo viene a concludere una fase non facile per quel che riguarda le relazioni fra la CGIL, con la UIL come ruota di scorta, da una parte e la CISL dall'altra.

Alcune, schematiche, considerazioni vanno fatte riguardo a questa vicenda.

- la crisi fra CISL e CGIL e, nello stesso tempo, fra CISL e governo non nasce da pratiche sindacali diverse per quel che riguarda l'intervento fra i lavoratori. Se è vero che la CGIL ribadisce la tradizionale linea della concertazione con il padronato ed il governo, non risulta che le strutture aziendali e categoriali della CISL abbiano dato vita, in un passato recente, od abbiano in animo per il futuro di dar vita a lotte, mobilitazioni, iniziative conflittuali;

- la base sociale di riferimento della CISL è, se possibile, ancora più passiva, moderata e collaborativa di quella della CGIL (e si tratta di una bella gara). Le fonti di finanziamento della CISL derivano in parte modesta dal tesseramento dei lavoratori, per un altra parte da quello dei pensionati (una tipica attività di patronato) e soprattutto dal finanziamento pubblico ottenuto a vario titolo;

- se, dunque, la CISL non esprime una qualche forma di tensione al conflitto sociale, lo scontro in atto va valutato essenzialmente come l'effetto di tensioni interne all'apparato del sistema dei partiti e dei sindacati:

- come è noto, la fine della prima repubblica ha visto una ridefinizione del sistema dei partiti che ha comportato, fra l'altro, la fine della DC e del PSI, tradizionali referenti politici, soprattutto per quel che riguarda la DC, della CISL.

- mentre i partiti si ridefinivano come strutture "leggere", come mere agenzie elettorali, i sindacati hanno sostanzialmente tenuto sul piano organizzativo ed, anzi, hanno accresciuto la loro integrazione nell'apparato statale a fronte di un disincanto crescente dei lavoratori nei loro confronti;

- in questa situazione, si è data una dinamica interessante che vedeva i sindacati assumere un parziale ruolo di supplenza rispetto ai partiti soprattutto per quel che riguarda una CISL che rimane il pezzo più consistente di quello che resta dopo l'esplosione dell'universo democristiano;

- d'altro canto, il ruolo marginale dei partitini postdemocristiani nella maggioranza di governo ha penalizzato la CISL, il cui feudo tradizionale è sempre stato il pubblico impiego, con l'effetto di vedere, in occasione delle elezioni delle RSU dell'anno passato, lo "storico" superamento della CGIL sulla CISL. Rilevammo allora che questo superamento segnalava un adattamento opportunistico e non altro ma certo è stato un colpo per la CISL nonostante il successivo buon risultato in occasione dell'elezione delle RSU delle poste:

- la CISL, insomma, vede battuta l'ipotesi di una grande CISL capace di essere interlocutore privilegiato del governo e dei DS in rappresentanza dell'area democristiana e di ridurre ad un ruolo subalterno la CGIL, vive sofferenze nella sua zona di insediamento sociale, rischia di pagare cara la mancanza di una copertura politica adeguata.

Da questa situazione il gruppo dirigente della CISL cerca di uscire riprendendo l'iniziativa in varie direzioni:

- rilanciando l'ipotesi della grande CISL non più come unificazione di CGIL-CISL-UIL sotto la propria egemonia ma come aggregazione di forze sindacali e sociali di area moderata (sindacati autonomi, associazioni cattoliche, aree politiche ecc.) in opposizione alla CGIL con il passaggio dalla politica unitaria all'aperta concorrenza;

- proponendo questo blocco sociale come base potenziale per un aggregato elettorale capace di occupare quel centro che è bramato sia dalla destra che dalla sinistra e di governare alleandosi o con l'una parte o con l'altra;

- lasciandosi le mani libere per accordi separati sia a livello locale (come Milano e Bologna per quel che riguarda i patti per il lavoro) che aziendali e, in prospettiva, categoriali. accordi che potrebbero fare un interlocutore interessante per settori del padronato pubblico e privato desiderosi di ridimensionare la CGIL;

- cavalcando lo scontento di alcuni settori della working class verso gli effetti delle misure di rigore del governo come nel caso del taglio delle pensioni.

Insomma, la tradizionale pratica democristiana del cavalcare e tenere assieme spinte contraddittorie che emergono dal corpo sociale.

Quali prospettive si determinano sulla base di questa dinamica? In estrema sintesi:

- a Roma Sergio D'Antoni ha portato, pare, più di 20.000 persone al suo comizio. Un dato del genere non va sopravalutato, l'apparato della CISL è pletorico e da solo fa una bella massa di supporter, il buon popolo postdemocristiano resta numeroso e, infine, eventi di questo genere attirano l'attenzione di molti curiosi di vario genere (amici, nemici, indecisi);

- sul piano politico la destra guarda con interesse a quanto avviene nella CISL dato che non le è riuscito di creare un proprio punto di riferimento sindacale di una qualche consistenza e credibilità e, nello stesso tempo, ha ragione di temere un concorrente;

- altrettanto interesse non può non avere la sinistra che ha tutto da perdere dalla nascita di un soggetto elettorale di centro abbastanza credibile da mettere assieme una parte significativa della diaspora democristiana e, nell'immediato, si vede costretta a blandire le frattaglie democristiane della maggioranza con sempre maggiori concessioni per evitare che passino da un'altra parte;

- sul piano sindacale, per ora la CISAL ha dichiarato la propria disponibilità a intrupparsi nei battaglioni dantoniani ed altri potrebbero seguire. Nel caso l'egemonia CISL nel pubblico impiego sarebbe riconquistata abbastanza facilmente, almeno per un certo tempo;

- la CGIL potrebbe avere qualche problema di fronte ad una politica demagogica della CISL su questo o quel problema ma non sembra disposta ad abbandonare la linea del rigore. La CGIL, comunque, può contare sul fatto che non vi è una conflittualità di classe tale da scombinare, a breve, le carte e sulla sostanziale inadeguatezza della CISL ad assumere un ruolo di sindacato conflittuale.

Dal nostro punto di vista si tratta, ovviamente, di denunciare il fatto che si tratta di uno scontro tra concorrenti ma anche di cogliere le occasioni che l'eventuale incrinarsi del controllo del sindacato di stato può aprire ad iniziative di segno diverso. Alcuni segnali ci sono già oggi, come nel caso delle ferrovie, nel prossimo periodo verificheremo che spazi si aprono e dovremo, soprattutto, saperli utilizzare.

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