Da "Umanità Nova" n.38 del 28 novembre 1999
Rifondazione nazional-comunista?
Il quotidiano del PRC a fianco dei mercenari di Timor
"...i nostri militari coprono nei Balcani le aree più a rischio per
un'indennità che non solo non arriva ma è inferiore a quella di
tutti gli altri, tranne dei turchi, in media 90 dollari al giorno contro i 500
percepiti dai francesi"
Domenico Leggiero, maresciallo
"...siamo pronti a sfidare anche il tribunale militare..."
Vincenzo Moccia, della delegazione Cocer in visita ai militari italiani nei
Balcani
"...siamo oltre il livello di guardia e per la prima volta si è formata
una compattezza di rivendicazioni che seguirò con attenzione..."
tale Ascierto dalle funzioni non specificate
"...E a proposito di carabinieri, questi ultimi hanno appunto inscenato una
ferma protesta contro il ridicolo aumento di 18.000 lire mensili..."
"La mobilitazione dei Carabinieri sarà appoggiata da Esercito, Marina e
Aeronautica"
Vittorio Bonanni "Soldati italiani senza stipendio da tre mesi" in "Liberazione
del 20 novembre 1999
Lo stesso numero di "Liberazione" che loda la mobilitazione dell'estrema
sinistra contro il vertice dei leader progressisti a Firenze, dedica un
interessante articolo alle rivendicazioni dei "nostri" soldati e gendarmi nei
confronti del governo.
Il punto di partenza è noto: i soldati impegnati all'estero non ricevono
da tre mesi l'indennità di missione di 90 dollari al giorno ed per i
carabinieri la legge Finanziaria prevede risorse modeste.
Più interessante è il punto di arrivo: i nostri soldati trovano
scandaloso che siano loro concessi, oltre allo stipendio, "solo" 90 dollari al
giorno contro i 500 che ricevono i loro colleghi transalpini.
Sebbene sia umano, troppo umano, comparare la propria condizione con quella di
chi sta meglio, sembra singolare che un giornale che si vuole comunista non
noti che oltre 2.700 dollari al mese (stipendio escluso) non è proprio
una retribuzione miserabile e che più di 15.000 dollari al mese sono un
reddito da mercenario di lusso.
è ben vero che il governo francese vede al suo vertice il compagno
Jospin, un socialista di sinistra che si oppone con forza alla deriva liberale
dell'orrido inglese Blair e che criticarlo non sarebbe fine per i bertinottiani
che ne hanno fatto un mito.
Resta il fatto che la simpatia di "Liberazione" per le rivendicazioni di quello
che sta diventando un esercito mercenario è, se non scandalosa,
decisamente singolare.
Il fatto è che:
- lo stato italiano è in procinto di passare dall'esercito di leva (che
noi certo non rimpiangiamo) a quello professionale che non è in nulla
preferibile;
- la presenza di reparti italiani sui più fronti del pianeta
contribuisce a determinare una modificazione netta del rapporto fra esercito e
società. L'esercito da corpulenta macchina burocratica volta a
istupidire le giovani generazioni e ad esercitare una qualche forma di
controllo sociale sul territorio in collaborazione con la polizia diventa uno
strumento operativo sia all'estero che sul territorio nazionale;
- in una fase di elevata disoccupazione, quella del soldato di professione
diviene un mestiere appetibile e ben retribuito;
- la critica alla funzione dell'esercito è un patrimonio storico del
movimento libertario ma non è necessario essere dei rivoluzionari per
comprendere cosa sta avvenendo;
- la posizione che il PRC prende nell'articolo citato segnala, se fosse
necessario, l'attitudine opportunista della sinistra statalista rispetto allo
stato di cose esistente.
Considerazioni simili si potrebbero fare sull'adozione delle ragioni economiche
degli uomini delle forze di polizia e, a maggior ragione, sulla serenità
con la quale, nell'articolo citato, si fa riferimento al compattarsi, sul piano
rivendicativo, dei corpi armati dello stato.
un "sindacalismo militare" diretto da alti ufficiali e giocato nella lotta di
potere fra le varie frazioni dell'apparato statale dovrebbe, quantomeno, far
riflettere.
Guido Giovannetti
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