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Da "Umanità Nova" n.39 del 5 dicembre 1999

Caso Giordano. La perseveranza di uno stolto

Della vicenda che vede il cardinale di Napoli indagato per concorso in usura, avevamo parlato appena erano trapelate le prime notizie di stampa. Qualche compagno ci aveva anche rimproverato di non insistere, sulle colonne di U.N., nella denuncia di un siffatto esempio della corruttela che caratterizza la gerarchia cattolica. Sarà che la mia indole pacifica e bonacciona mi induceva a non infierire contro un avversario colpito a morte ma le cronache, una volta tanto meno reticenti, parlavano da sole. Ciò che avevo scritto su U.N. veniva, giorno dopo giorno, confermato da tutti i giornali: i soldi che il cardinal Giordano disponeva in bonifico ai nipoti erano quelli da lui amministrati in virtù del grado gerarchico ricoperto e gran parte di essi provenivano dalla mai troppo maledetta "tassa di religione"; questi soldi venivano ampiamente impiegati in operazioni finanziarie e bancarie di carattere speculativo ed usurario (come del resto tutte le operazioni finanziarie che oggi vanno per la maggiore). Il fatto che le operazioni condotte dal fratello del cardinale in virtù della sua carica di direttore di una filiale del Banco di Napoli e di "libero imprenditore" gestore di una finanziaria (la GLF) siano state perseguite dalla magistratura non significa affatto che la magistratura voglia colpire la speculazione e l'usura né tanto meno che gli altri direttori di banca e gestori di finanziarie non effettuino le stesse operazioni. D'altra parte é intervenuto autorevolmente il Vaticano (che di speculazione finanziaria se ne intende!) a difendere il porporato per scagionarlo dalla più sostanziale accusa di appropriazione indebita (soldi della curia da lui gestiti a fini personali). La vera notizia é questa. Mentre in un primo tempo sembrava che anche il Vaticano volesse scaricare il cardinale di Napoli che aveva pestato una merda grande come una casa, oggi sia il papa che il capo della CEI, si danno un gran da fare per sostenere il loro funzionario. Le ragioni di questa virata ci sono ignote anche se maliziosamente potremmo pensare che il Giordano abbia convinto i suoi sopraposti ad una difesa solidale attraverso qualche dossier piccante di cui le curie italiane sono ben fornite. Evidentemente, però, Giordano, forte di tale sostegno (addirittura concesso dalla CISL di D'Antoni attraverso l'MCL) ha cominciato a rigirare a testa alta andando a pestare una merda ancora più vistosa della prima. Sbadato il cardinale di Napoli, incapace di controllare la sua boria di potente della terra, arrogante tanto da creare una querelle con i giornalisti che lo avevano trattato fin troppo bene. Chissà che in questi giorni in Vaticano qualcuno non abbia ricordato il famoso proverbio "tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino". Si, perché se é umano sbagliare, perseverare é veramente da stolti.

WS



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