![]() Da "Umanità Nova" n.40 del 12 dicembre 1999 Radere al suolo GroznyLa carneficina avviene con la silenziosa complicità degli Stati europei e sotto lo sguardo compiaciuto degli Stati Uniti... L'esercito russo sembra deciso a radere al suolo Grozny. Dopo la pagliacciata del vertice OCSE di Istanbul, dove Eltsin ha avuto il via libera da parte delle potenze imperialistiche occidentali, i russi hanno aumentato la pressione sulla capitale cecena. Le prime vittime degli incessanti bombardamenti sono naturalmente i civili o meglio quei 20 o 30 mila civili che ancora sopravvivono nelle cantine o nelle caverne naturali - prima della guerra Grozny aveva circa 400 mila abitanti - privi di acqua, di luce o di gas. Colonne di profughi continuano a fuggire da Grozny e dalle altre principali città della Cecenia, sottoposte ai criminali attacchi dell'aviazione russa che come era avvenuto nella prima guerra cecena (1994 - 1996) si macchia di ignobili crimini. Anche su questo i russi non hanno avuto problemi a imparare la "lezione del Kosovo" impartita dalla NATO. Dal punto di vista militare la guerra cecena non sta andando bene per i russi che esattamente come cinque anni fa hanno grossa difficoltà a venire a capo della resistenza cecena. L'offensiva militare russa ha difatti favorito i capi guerriglieri - i vari Basaev, Al Khattab, Raduev, ecc. che per opportunismo o per convinzione si sono fatti paladini di un cieco fanatismo religioso - che sono riusciti ad ottenere l'appoggio di una parte della popolazione. L'obiettivo dei generali russi è quello di conquistare - con il minimo delle perdite possibile - Grozny, nodo strategico il cui possesso dovrebbe impedire ai ribelli la possibilità di consolidare la loro presenza sulle montagne caucasiche, dalle quali potrebbero far partire una logorante guerra di resistenza. Gli Stati europei osservano la carneficina, legati a doppio filo al clan di Eltsin - come ha dimostrato lo scandalo detto "Russiagate" - e perciò interessato alla sua sopravvivenza politica. Gli Stati Uniti se la ridono, compiaciuti delle difficoltà russe (e, conseguentemente, europeee). Eltsin e i suoi si sono infilati, per la seconda volta, nel pantano caucasico dando tempo e spazio agli americani che puntano da tempo ad indebolire la presenza russa in quella che è definita la "porta dell'Asia". Le uniche vittime di questa guerra, come di tutte le guerre, sono le popolazioni civili che subiscono le conseguenze degli scontri fra le potenze imperialiste, i clan mafiosi al potere a Mosca come a Grozny, i fanatici religiosi, le multinazionali dell'energia. M. Baldassarri
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