![]() Da "Umanità Nova" n.41 del 19 dicembre 1999 Abolizione della leva. Il cerchio si chiude
Con l'approvazione, il 26 novembre, da parte del Consiglio dei Ministri, di un disegno di legge per l'istituzione di un Servizio Civile Volontario si chiude il cerchio degli elementi che porteranno, in pochi anni, alla scomparsa della leva ed alla professionalizzazione delle Forze Armate. Fortemente voluto dalla lobby degli enti che sfruttano il servizio civile (Caritas, Arci, Legambiente, WWF, GavciÉ), questo provvedimento prevede l'istituzione, accanto al Servizio militare volontario, in un prossimo futuro unica fonte prevista di reclutamento per le Forze Armate, anche di un Servizio civile volontario, che rimpiazzerebbe il vuoto causato dalla fine della leva obbligatoria e dalla conseguente fine del Servizio civile come oggi lo conosciamo. Il provvedimento prevede la possibilità di svolgere un servizio in ambiti quali la solidarietà sociale e la cura del patrimonio culturale ed artistico, sia presso enti pubblici che privati. Sarà aperto a uomini e donne tra i 18 ed i 26 anni, durerà un anno e si potrà esplicare anche all'estero. Il futuro volontario civile riceverà uno stipendio, non ancora esattamente quantificato, e potrà godere di una serie di "crediti" e di agevolazioni per i concorsi pubblici e le graduatorie. Il motivo alla base del provvedimento è, lo abbiamo visto, molto semplice: sfumato il progetto Prodi di Servizio civile obbligatorio parallelo alla professionalizzazione delle Forze Armate e passati quindi all'opzione Scognamiglio-D'Alema, che prevede l'abolizione della leva obbligatoria, gli Enti e le Associazioni che basano la loro esistenza sullo svolgimento di servizi progressivamente abbandonati dalla gestione pubblica statale, svolgimento reso possibile e competitivo dall'utilizzo di manodopera coatta a basso costo, si sono visti all'improvviso nel pericolo di perdere la fonte principale della materia umana di cui si nutrono: il servizio civile garantito dalla leva obbligatoria. Abbiamo visto quindi queste Associazioni (di ispirazione "pacifista") prendere improvvisamente le difese dell'esercito di leva contro l'esercito professionale, con motivazioni peraltro molto deboli (più "garanzie democratiche" e "funzione educativa"). Vista l'inevitabilità della decisione governativa, sono tornate all'attacco per riguadagnare in qualche modo la manodopera di cui necessitano. Il servizio civile volontario, per come si prospetta, assume l'aspetto di un'ulteriore forma di lavoro giovanile precario e sottopagato che si va ad aggiungere alle forme già oggi in ampia diffusione: lavoro interinale, LSU, largo utilizzo dei contratti di formazioneÉ In particolare, prende la forma di un necessario "contratto di formazione" nei settori dell'assistenza, della cultura, dell'ambiente. Solo chi avrà svolto questo anno di lavoro sottopagato potrà accedere con buon punteggio a graduatorie e concorsi negli enti pubblici, meta sempre più lontana di schiere di giovani disoccupati e sottoccupati. Il Servizio civile volontario è quindi l'ultimo anello "politically correct" dell'adeguamento delle Forze Armate italiane al ruolo di piccola potenza mondiale a cui aspirano militari, governanti, padroni. Un'ulteriore elemento di legittimazione degli eserciti, come lo è tutt'ora il servizio civile per la leva obbligatoria: il militare di professione potrà "portare la pace" con le sue armi intelligenti mentre i volontari civili professionisti si occuperanno degli ospedali, dei vestiti, dei campi profughi: la Missione Arcobaleno in questo è un precedente importante, anche a livello simbolico. Il lavoro che ci troviamo di fronte come antimilitaristi è imponente. La Lega Obiettori di Coscienza, critica sia nei confronti dell'ipotesi Servizio civile obbligatorio ("il nostro impegno sarà ancora una volta quello di diffondere informazioni e saperi che permettano al maggior numero di giovani di far valere il loro diritto a sottrarsi a coazioni che continuiamo a ritenere illegittime. A noi è sempre stato chiaro e lo è ancor oggi che la partecipazione popolare a forme alternative di difesa non si può ottenere con la coscrizione obbligatoria") che nei confronti di un Servizio civile retribuito ("un'altra ricetta, basata sulla solidarietà, condita con il fondamentalismo della famiglia e applicata con il fondamentalismo dell'educazione. Peccato che il risultato, forse buono rispetto al dettaglio del problema, sarebbe una versione moderna del "Dio-Patria-Famiglia" che sicuramente non fa parte della migliore tradizione pacifista"), propone un Servizio civile volontario non retribuito ("30 buoni pasto e le sigarette"), che garantirebbe la limpidezza e la professionalità del servizio stesso. Oltre a questo, campagne di opinione contro il Nuovo Modello di Difesa e per ascrivere nella Costituzione il diritto all'obiezione di coscienza. Dal nostro punto di vista, il problema non può essere ancora una volta affrontato inseguendo le scelte istituzionali con l'irraggiungibile proposito di "riempirle di contenuti": la parabola del servizio civile e dell'obiezione di coscienza dal 1972 ad oggi ne è una chiara dimostrazione e dà ragione a quanto hanno sostenuto i nonsottomessi all'obbligo di leva in tutti questi anni. Occorrerà riflettere a fondo sul "da farsi" ma possiamo segnalare fin da ora alcuni elementi su cui è possibile pensare un intervento sia per quanto riguarda scelte di disobbedienza individuale sia per azioni di contestazione e rivendicazione collettive: - L'abolizione della leva non sarà totale: la leva obbligatoria rimarrà come possibilità in casi "speciali". é possibile quindi che meccanismi di arruolamento come la visita di leva rimangano in vigore, con la conseguente presenza di rifiuti: occorrerà attrezzarsi per supportare questi rifiuti come è stato fatto in questi anni con i nonsottomessi. - Entrambe le figure del militare di professione o del volontario di professione incideranno sensibilmente nelle dinamiche future del mondo del lavoro: entrambe le figure saranno "cerimonie di passaggio" per garantire una relativa sicurezza del proprio futuro lavorativo. Da parte del sindacalismo di base c'è quindi l'opportunità di contrastare l'allargamento delle quote di posti riservati nell'amministrazione pubblica agli ex militari in ferma prolungata come anche al sistema di agevolazioni e crediti. Occorre contrapporsi alla nascita del Servizio civile volontario come nuova forma di precarizzazione del lavoro. - La creazione di Forze Armate professionali reca con sé alcune conseguenze su cui è possibile intervenire: da una parte, il più che probabile aumento delle spese militari a fronte di una riduzione di quelle sociali; dall'altra, lo sforzo pubblicitario e propagandistico dell'esercito a caccia di carne umana non sempre prontamente disponibile. Sempre più spesso le Forze Armate sono presenti in ambiti nuovi ed inconsueti. A Verona, ad esempio sono fra gli sponsor di eventi culturali organizzati dal Comune come concerti o feste della tifoseria della locale squadra calcistica, oppure sono presenti con propri stands in fiere come "Job", la fiera sulle nuove forme di lavoro per i giovani. Questa invasività della presenza militare non deve diventare scontata: è possibile contestarla ricordando quali sono le reali ragioni dell'esistenza e dell'utilizzo degli eserciti nel nuovo scenario nazionale ed internazionale: una forza di polizia a difesa dei privilegi degli stati e delle imprese dominanti, come dimostrano gli interventi all'estero di questi anni e la creazione di una "cortina di ferro" contro l'immigrazione in Europa. Non dimentichiamo che i processi di professionalizzazione, sebbene siano ben avviati sia a livello propagandistico che come ipotesi legislative, sono ancora agli inizi. Vi sarà un periodo di transizione di qualche anno in cui la leva obbligatoria sarà ancora presente e le norme che regoleranno i servizi militare e civile volontari saranno ancora in via di definizione. Qualcosa, insomma, si può fare. Andrea D.
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