Da "Umanità Nova" n.01 del 16 gennaio 2000
Servizio civile volontario
La truffa della solidarietà
Negli ultimi tempi, a seguito della costituzione del "Nuovo Modello di Difesa", tutte le maggiori organizzazioni laiche o religiose impegnate da anni nei più disparati settori del lavoro sociale, hanno tuonato contro la riforma che prevede la
possibilità di aderire esclusivamente su base volontaria al "Nuovo
Servizio Civile Nazionale".
Dico subito, per escludere equivoci di ogni sorta, che detestiamo tanto
l'esercito 'popolare' quanto quello 'volontario' e che questa 'riforma',
benché liberi molte persone dall'obbligatorietà della prestazione
del servizio militare, non fa che rendere maggiormente professionale e caro uno
strumento di assassinio collettivo: l'esercito.
Perché tanta acrimonia contro la riforma dell'esercito da parte di
queste organizzazioni, che per quanto si sa, sono tutte filogovernative?
Le ragioni di fondo addotte tanto dalla Caritas, quanto dall'Arci o dalle Acli
sono ovviamente di tipo etico: la difesa popolare non-violenta, i servizi resi
nei confronti della collettività, il sostegno al bene comune e
così via.
Non discuto, ovviamente, sul fatto che queste motivazioni non esistano o non
abbiano alcuna base valoriale, sebbene alquanto differente dal nostro intendere
l'antimilitarismo, ma sono argomentazioni che non rendono piena verità
all'oggetto in causa: il servizio civile, infatti, si è rivelato come un
vero e proprio strumento di sostituzione di manodopera. Il terrore che
attanaglia questi elefanti del solidarismo nostrano è proprio questo: e
ora come facciamo?
Ci sono strutture che per mancanza di personale 'volontariamente coatto'
potrebbero chiudere da un momento all'altro, soltanto per il fatto che si
reggono esclusivamente sul lavoro gratuito degli obiettori di coscienza.
E' curioso sentire, al contrario, come i sostenitori storici o tardivi
dell'obiezione di coscienza, pensino che il servizio civile invece di essere
sostitutivo di manodopera regolarmente retribuita, abbia aiutato molti giovani
a trovare un lavoro stabile. E' la tesi questa di Carlo Borzaga, dirigente del
consorzio nazionale di cooperative sociali, CGM (Consorzio Gino Mattarelli),
presentata al convegno "Il servizio civile nazionale: la difesa che si fa
solidarietà", organizzato a Trento da Federsolidarietà e dalla
Federazione trentina delle cooperative sociali.
L'assioma da cui Borzaga parte è che i servizi sociali di cittadinanza
(assistenza domiciliare, inserimenti lavorativi di persone svantaggiate,
educazione territoriale...) ed in particolare quelli i 'nuovi', non abbiano
ancora una 'clientela' consolidata e che pertanto debbano farsi conoscere: sono
servizi che per loro natura vengono considerati come elastici (variabili) sia
al prezzo - costo che al reddito di chi ne usufruisce. L'obiettore, all'interno
di questo contesto, diventa quella risorsa aggiuntiva e gratuita che consente
al servizio di promuoversi alla collettività senza costi aggiuntivi.
Veniamo alle prime due obiezioni:
E' già un peccato considerare che i servizi sociali debbano avere dei
clienti come i supermercati o gli autogrill, ma è ancora più
grave che debbano 'sponsorizzarsi' attraverso il lavoro gratuito. Non è
forse vero che questi servizi, una volta che la collettività attraverso
le lotte o altro ne ha sancito l'essenzialità (?!), sono pagati da enti
pubblici?
E quand'anche non fossero ritenuti necessari, non avrebbe molto più
senso combattere per una loro riconoscibilità pubblica, che infarcirli
di volontari e di lavoratori gratuiti a tempo?
E qui si scontrano due visioni tra di loro probabilmente irriducibili, la prima
che esalta il lavoro volontario, la seconda che crede che ogni tipo di lavoro
debba essere riconosciuto in quanto tale e perciò stesso retribuito.
Poi, come già detto sopra, sarebbe divertente scoprire in queste
associazioni quanti obiettori siano realmente di supporto, come la loro legge
prevede, o al posto di ... come in moltissimi casi accade.
Ma continuiamo con Borzaga: egli fa un esempio che dal nostro punto di vista
è assolutamente chiarificatore di quanto sosteniamo. Mi sembra opportuno
citarlo per intero: "Supponiamo che in un comune ci siano 60 famiglie che
vorrebbero un servizio di asilo nido. Supponiamo inoltre che, in base alla
normativa vigente, sia possibile affidare ad una maestra non più di 10
bambini e che il costo per maestra sia di lire100.000 al mese. Se, per
semplicità, si trascurano i costi fissi, il costo complessivo mensile di
un asilo in grado di soddisfare tutta la domanda sarebbe di lire
600.000 (costo annuo: 7.200.000) con un costo per bambino al mese di
lire 10.000. Si occuperebbero in questo modo 6 maestre. Distinguiamo
ora due sole modalità possibili di finanziamento dell'iniziativa: quella
in cui il finanziamento è tutto pubblico e quella in cui il
finanziamento è solo privato.
Nel primo caso, se il comune dispone di 7.200.000 annue non ci sono particolari
problemi. Ma se il comune dispone di una cifra inferiore, ad esempio
lire 5.000.000, esso riuscirà a soddisfare solo 40 famiglie su
60 e occuperà 4 maestre......
Nel secondo caso, supponiamo che delle 60 famiglie, 40 siano disposte a pagare
lire 10.000 al mese e 20 non vogliano pagare più di lire
9.000. Anche in questo caso l'asilo nido si dimensionerà per assistere
40 bambini e occuperà 4 maestre. Supponiamo ora che, grazie all'aiuto
dei genitori, dei volontari e/o degli obiettori, sia possibile aumentare il
numero dei bambini seguiti da ogni maestra a 12. Il costo per bambino-mese
scenderebbe a lire 8.333. Il comune con i 5.000.000 disponibili
potrà ora, assumendo sempre 4 maestre, soddisfare 48 famiglie su 60. Con
un aumento modesto, e quindi possibile, dello stanziamento da lire
5.000.000 a lire 6.000.000 potrà inoltre soddisfare tutta la
domanda e assumere 5 maestre invece di 4.
Nel caso in cui invece l'asilo nido sia totalmente a carico dei privati,
essendo il costo per bambino-mese sceso da lire 10.000 a lire
8.333 tutte le 60 famiglie saranno disponibili ad acquistare il servizio."
Carlo Borzaga, Il ruolo del servizio civile per lo sviluppo del terzo settore,
in Impresa Sociale, n.42 Novembre/Dicembre 1998, pp. 49,50
Veniamo alle obiezioni che si possono fare ad un esempio apparentemente
coerente come questo
"Ma se il comune possiede una cifra inferiore..." Perché il comune
dovrebbe possedere una cifra inferiore? Stanziare i soldi per una cosa o per
un'altra non è forse una scelta politica? Spendere 4 miliardi per un
crocefisso e non avere soldi per i senzatetto o per i rom, come è
successo a Torino pochi giorni orsono, non fa parte forse di decisioni di
merito? Però, come si sa, molta parte delle attuali esternalizzazioni
non avviene per mancanza di fondi, ma per risparmiare sui costi complessivi,
manodopera compresa.
Si suppone secondariamente che il servizio debba essere pagato con
differenziazioni in base alla disponibilità di reddito. Noi continuiamo
a sostenere che servizi pubblici come gli asili nido non debbano essere pagati
dalle famiglie.
"Supponiamo ora...sia possibile aumentare il numero di bambini seguiti da ogni
maestra a 12" Perché dovremmo considerare come pacifica l'idea di
peggiorare le condizioni di lavoro elle educatrici come spesso avviene nella
cooperazione sociale? E perché non far fare turni di 18 ore senza
retribuzione degli straordinari? E perché soprattutto dovremmo
considerare come normale l'idea che aumentando il rapporto tra educatori e
pargoletti la qualità del lavoro non solo dovrebbe rimanere immutata, ma
magari migliorare, quando tutte le lotte degli ultimi anni sono andate in
direzione opposta?
"Grazie all'aiuto dei genitori, dei volontari e/o degli obiettori": e le
competenze e le qualifiche di un educatore o di una maestra sono acqua fresca o
contano qualcosa? E perché non ci mettiamo anche un bel gruppetto di
nonnetti e nonnete che non saprebbero come passare la giornata?
In questo esempio di Carlo Borzaga sono ben sintetizzate le linee sulle quali
una buona parte, se non tutta, la cooperazione sociale si sta muovendo:
riduzione complessiva dei costi, aumento dei carichi lavorativi e peggioramento
delle condizioni contrattuali...
Contro tutti gli eserciti militari o civili!
Pietro Stara
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