|
Da "Umanità Nova" n.02 del 23 gennaio 2000
Caso Pinochet
Jack Straw. Un altro nome per dire Stato
Capita, a volte, di trovare in uno squat un giornale fresco fresco di stampa e
di commentare collettivamente una notizia. Il giornale in questione è il
The Guardian del 13 gennaio. Lo squat si trova ad Utrecht ed è abitato
da 5 italiani, due polacchi e un olandese di passaggio. La notizia è la
decisione presa da Jack Straw di far tornare in Cile il dittatore Augusto
Pinochet. Colpisce immediatamente la prima pagina che riporta la fotografia di
una manifestante a Westminster che tiene stretto un cartello con la foto del
dittatore e la scritta gigantesca: Wanted. Alle sue spalle le fotografie dei
volti degli scomparsi impongono, quanto meno, di non dimenticare.
Durante la lunga battaglia condotta a fianco del Comitato lavoratori cileni in
esilio sapevamo bene che nessuna giustizia borghese sarebbe stata salutata con
un successo. Gli incontri che abbiamo organizzato nelle università nelle
scuole, nelle sedi anarchiche, nelle Camere del Lavoro, nei quartieri, gli
stessi comizi che concludevano le manifestazioni, si sono sempre caratterizzati
per la forza esplicativa con cui volevamo dimostrare che non esistono governi
buoni e governi cattivi, che le democrazie occidentali sono state le principali
sostenitrici dei vari colpi di stato che si sono avuti nel mondo durante tutto
il corso degli anni Settanta e fino ad oggi, che la lotta del popolo cileno
è stata tradita dallo stesso governo socialdemocratico di Allende, che
alla fine nessuno alzerà un dito contro il dittatore.
E tuttavia questa decisione presa dal Jack Straw lascia in bocca un groppo
amaro di sangue.
Le mobilitazioni di massa che in questi due ultimi anni hanno attraversato le
strade da Santiago a Roma, da Parigi a Londra a Madrid, si sono scontrate con
un gigantesco pachiderma dal ventre molle, ogni attacco che veniva inferto
sembrava essere assorbito senza colpo ferire, e la ricerca della giustizia si
è così allontanata sempre più dalla verità.
Durante l'assemblea che abbiamo improvvisato per commentare il fatto, quello
che più ha fatto riflettere è stato constatare il dinamismo con
il quale l'apparato statale e i moderni sistemi di repressione sociale riescono
ad autoconservarsi, riprodursi e legittimarsi usando la leva giuridica come
alfabeto plasmabile per ogni evenienza.
La discussione si è poi concentrata su un punto particolarmente
interessante riassumibile con la considerazione che generalmente il marchio di
"incapacità mentale" è sempre stata l'arma con cui i governi
hanno schedato, imprigionato, deportato i dissidenti, gli oppositori, i
cosiddetti deviati. E che risulta strano adesso vedere che quel marchio
rappresenta un escamotage per garantire l'impunita' ad uno dei dittatori
più feroci del Novecento. E' per questo motivo che sul banco degli
imputati sale ancora Pinochet e insieme a lui, quasi a farne la giusta cornice,
salgono tutti i suoi protettori (il Papa, la casa Bianca, i governi
socialdemocratici europei), Jack Straw, un altro nome per chiamare lo stato.
Luca Papini
| |