![]() Da "Umanità Nova" n.4 del 6 febbraio 2000 Sanitometro: le vie del risparmio sono infinite
Ormai è talmente normale assistere alle manovre economiche che si basano sul sano principio (per il capitalismo) di far pagare a chi vive del proprio lavoro i cosiddetti "servizi", che lo stato sociale dovrebbe erogare, che è davvero difficile non dire qualcosa di scontato... In questi giorni, come previsto già da lungo tempo (legge 449/97, collegata alla finanziaria '98, con previsione di entrata in pieno vigore nel gennaio 2000) entra in pieno vigore il cosiddetto "Sanitometro". Non a caso, direi, i vari mezzi di informazione ne hanno dato notizia giusto pro forma, per dovere di cronaca, nelle scorse settimane. Poi, a parte qualche noticina in quinta pagina modello pettegolezzo, riguardante la polemica tra il ministro Bindi e le "parti sociali", il silenzio. E trovo che sia normale, dato che si tratta dell'ennesimo pasticcio stile capitalismo nazionale. In pratica le famiglie verranno divise in tre fasce di reddito, considerando anche la presenza o meno di minori, di anziani, di malati gravi e quant'altro. Ci saranno diversi livelli di ticket da pagare a seconda delle condizioni economiche del nucleo di riferimento. Faranno eccezione, bontà loro, la medicina di base, i ricoveri ordinari, le prestazioni relative a screening collettivi, le prestazioni relative ai protocolli per la gravidanza, l'Hiv e, naturalmente le vaccinazioni di legge (ma questo è un altro discorso). È ovvio che dietro questo ennesimo tentativo di riorganizzare i conti c'è solo la volontà di ridurre sempre di più la spesa pubblica in settori che, come la sanità pubblica, e non mi stancherò mai di dirlo, costituiscono una pesante contraddizione in un sistema a economia capitalista, in quanto non produttivi. Si deve dare qualcosa, anche per banali ragioni di propaganda, ma grazie anche alla gestione assolutamente clientelare e fallimentare di anni e anni, si cerca di dare il meno possibile. Naturalmente si sostiene da più parti che in questo modo si riuscirà a dare ai più poveri facendo sì che le famiglie più agiate paghino un contributo alle spese sanitarie. Ma, a parte il fatto che già i ticket, che aumentano ormai da anni, incidono spesso in modo talmente rilevante sul portafogli di chi è ammalato o comunque ha bisogno di accertamenti, da rendere concorrenziale la sanità privata (guarda caso); a parte che il sistema del sanitometro si basa sull'autocertificazione, e dunque ancora una volta sarà occasione per evasioni e false certificazioni di ogni genere; a parte tutto questo, che non è poca cosa, non si può non cogliere il progresso di questa lenta manovra, in corso da anni, in modo da passare inosservata e il più indolore possibile, volta a svuotare sempre più la sanità pubblica di ogni contenuto, fino a che non arriverà il momento di tagliarla come "ramo secco", o, direttamente, privatizzarla, dando così in pasto ai soliti pescecani ben ammanicati occasioni di redditi vertiginose. Il tutto come sempre sulle spalle della povera gente. Chi gode di un certo reddito infatti in Italia (in prima fila padroni e politici) si guarda bene dal servirsi del servizio sanitario pubblico, a parte certi interventi delicati di cardiochirurgia, trapianti e altri, che richiedono enormi spese per il mantenimento delle strutture, spese che allora fa molto comodo delegare al settore pubblico. Chi invece per ragioni economiche peraltro assolutamente diffuse, non può permettersi di pagare la clinica privata o l'assicurazione privata integrativa deve prendere quello che c'è (e che in alcune occasioni, va detto anche questo, funziona ancora, grazie alla dedizione di singoli "idealisti"), e pagarlo sempre di più. E ciò vale anche e soprattutto per il settore dei farmaci. Insomma, se non ci si decide a pensare e creare strutture alternative di cooperazione sulla salute che riescano a arginare questo genere di manovre, ma che riescano soprattutto a fondare un diverso pensiero, a valutare la questione della salute da un'angolatura diversa, non di quella parte, ma della nostra parte, ebbene credo proprio ci ritroveremo col culo per terra... Paolino
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