![]() Da "Umanità Nova" n.5 del 13 febbraio 2000 Marea nera in Bretagna: I profitti per i petrolieri, il danno e le spese per tutti18 marzo 1967, prima "marea nera" in Bretagna. Il disastro, causato da una petroliera liberiana, provoca momenti di panico perché fino a quel momento nessun esperto aveva potuto immaginare che una petroliera potesse causare simili catastrofi: in Inghilterra per pulire le coste inquinate si utilizzava un detergente che distruggeva ogni forma di vita! In quel marzo 1967 furono impiegati volontari per far "sparire" gli effetti del disastro. Dopo lunghe (troppo lunghe!) trattative finanziarie con un rimorchiatore che doveva allontanarla dalle coste, il 16 marzo 1978 è l'"Amoco Cadiz" che deturpa le coste bretoni. Iene messo in funzione per la prima volta il "piano Polmar" che però non ottiene risultati particolari: 300 chilometri di coste sono impolpati di petrolio. Dieci anni dopo il primo incidente la popolazione bretone mostra collera, indignazione e rivolta. I politici, che cercano di mantenersi al loro posto, nominano (esattamente come hanno fatto qualche giorno fa) una commissione d'inchiesta. La multinazionale Standard Oil si scusa pubblicamente , esattamente come ha fatto in questi giorni la Total. Eppure le statistiche realizzate dalla prefettura marittima di Brest sono implacabili: dal 1979 sono state ben 19 le petroliere che si sono trovate in difficoltà al largo delle coste bretoni. Il disastro provocato dalla "Erika" non può dunque essere presentato come accidentale.
Logica del profitto = logica della morte Le statistiche sono terrificanti perché mostrano quanto sia generalizzato il rischio di inquinamento petrolifero. D'altra parte negli ultimi giorni si contano, oltre a quello bretone, altri tre gravi disastri avvenuti durante il trasporto marittimo di prodotti petroliferi: Turchia, Irlanda e Brasile. Sempre secondo la prefettura marittima di Brest, le ultime ispezioni hanno mostrato che un 50% delle petroliere presentano gravi difetti e che l'80% degli incidenti sono provocati da navi con più di quindici anni di vita. Come sappiamo l'"Erika" non sfugge a questa logica: "l'Erika è un battello di 25 anni che ha cambiato 8 volte di nome e tre volte di bandiera, passando da una registrazione a Panama, poi a Cipro e infine a Malta" (Le Monde Libertaire n. 1188 del 13 gennaio). Il legame causa/effetto fra la corsa al massimo profitto e la marea nera è evidente. Talmente evidente che su questo punto concordano tutti i politici di destra come di sinistra. Durante la sua visita in Bretagna, il presidente Chirac ha dichiarato: "Non è accettabile che la collettività subisca in pieno i danni causati dalla corsa sfrenata al profitto" ("Quest-France", 20 gennaio). Di fronte all'amministratore delegato di Totalfina, Demarest, gli eletti al consiglio regionale del Partito socialista e del RPR (Gollisti, NdT), hanno "espresso la loro volontà di mettere fine al liberalismo economico selvaggio che non ha alcuna considerazione della vita della gente e dell'ambiente" ("Quest-France", 23 gennaio). Passaggio obbligato per i sostenitori del capitalismo al fine di evitare le ire della popolazione che ben sa che la Total risparmia sui costi di trasporto (prendendosi dei rischi a livello di sicurezza) mentre quest'estate non ha avuto problemi a trovare i capitali necessari per acquistare la Elf (grande compagnia petrolifera francese, NdT). Notiamo tra l'altro che l'acquisto della Elf è stato accompagnato da una grande campagna pubblicitaria che ha permesso a Demarest di essere dichiarato il manager dell'anno! Con la disoccupazione, la mondializzazione... il liberalismo gode di una... cattiva stampa. Anche Madelin ritiene che lo stato debba limitare il liberalismo. Al parlamento europeo anche Pasqua (vecchio ministro degli Interni dei governi di destra noto per le sue posizioni xenofobe, NdT) ha votato a favore di una commissione che studi la possibilità di introdurre la "tassa Tobin" (proposta della sinistra riformista per "moderare" gli effetti della globalizzazione, NdT). Ma ci si limita a denunciare vagamente il liberalismo selvaggio (o estremista) perché ciò evita di mettere sotto accusa puramente e semplicemente il capitalismo. Quale dunque la differenza tra "liberalismo", "liberalismo selvaggio" e "capitalismo"...? Nessuna! Il capitalismo è un sistema nel quale i mezzi di produzione e di distribuzione sono detenuti da una classe sociale. La borghesia cerca di mantenere un controllo assoluto. Il suo obiettivo è semplice: aumentare i profitti! Così quando una società licenzia, le sue azioni in borsa salgono. Gli azionisti sono contenti: la massa salariale diminuisce e i profitti aumentano! Così una compagnia petrolifera ha tutto l'interesse di diminuire i propri costi di trasporto a rischio di provocare incidenti che comunque non le costeranno troppo cari.
Quando i ricchi inquinano i poveri ripuliscono! Fin dal primo giorno i volontari sono affluiti sulle coste bretoni, rispondendo ad una spinta emotiva provocata dal disgusto per i primi effetti della "marea nera", migliaia di persone si sono proposte per limitare i danni. Le città balneari che beneficiano enormemente del turismo e che per questo motivo non hanno alcun rispetto per l'ambiente (si pensi solo all'urbanizzazione selvaggia del fronte marino) li hanno accolti a braccia aperte. Gli effetti sanitari che l'inquinamento poteva provocare su questi volontari non sono stati oggetto di alcuna riflessione da parte delle autorità. In effetti nel giro di qualche ora, si sono notate forme di stordimento e di nausea, ma il potere pubblico che i danni sarebbero stati limitati. Bisogna fidarsi di queste autorità sanitarie: il 15 dicembre (l'incidente alla "Erika" è avvenuto il 12 dicembre, NdT) ci avevano pubblicamente assicurato che ogni rischio di inquinamento era stato evitato. Intanto di fronte alle telecamere di France Inter, Demarest, colpito dalla gravità del disastro, ha pubblicamente donato una giornata del suo stipendio ai volontari. Si è però dimenticato di precisare quanto sia il suo stipendio giornaliero! Che generosità quando si sa che la Total ha un giro di affari pari a circa 40 milioni di franchi francesi ogni ora! I volontari sono diminuiti dopo la fine delle vacanze scolastiche ed alcuni membri del consiglio regionale bretone hanno parlato di assumere lavoratori con un contratto a tre mesi. Da parte sua "SOS Racisme" ha proposto che "brigate" di giovani volontari ripuliscano le coste. In uno slancio rivoluzionario, questi accoliti del Partito socialista hanno anche proposto che Total fornisca alle "brigate" tute e pale. Intanto molti TIG (lavori socialmente utili, NdT) sono stati impiegati nei lavori di bonifica. Che la ripulitura della natura sua fatta a detrimento della natura stessa non sembra preoccupare più di tanto. Senza essere particolarmente esperti, si pone la questione dello stoccaggio del materiale raccolto, finora depositato in siti provvisori privi di ogni protezione specie nei riguardi del suolo. E così qualcuno si è ricordato di vecchi siti dove nel 1978 erano stati stoccati i rifiuti provocati dalla "marea nera": uno di quattromila tonnellate a Donges, un altro a La Rochelle... E al di là dello stoccaggio c'è la questione dei danni all'ecosistema. In effetti si nota un ripetuto uso di apparecchiature sofisticate di cui nessuno conosce gli effetti, si notano ripuliture fatte con potentissimi getti d'acqua, si notano massicci elevamenti di sabbia sulle spiagge... L'obiettivo non è quello di rispettare l'ambiente ma di salvare la stagione turistica: bisogna che apparentemente tutto torni "normale".
L'ultima marea nera? Anche quella del 1978 doveva essere l'ultima. Oggi come allora i politici chiedono una regolamentazione. Anche Demarest dice la sua: "Bisogna aumentare la frequenza dei fermi tecnici delle navi con più di 20 anni di età... Bisogna creare un organismo europeo di controllo delle società di classificazione..." ("Liberation", 24 gennaio). Insomma, a discorsi i buoni borghesi ci vorrebbero quasi far credere che si siano convinti che occorra "rendere più ragionevole" il capitalismo, che sarebbe preferibile smetterla di pensare a fare sempre e soltanto più soldi! Ipocriti. Capitalismo ed ecologismo sono incompatibili e in seno ai vari comitati costituiti per la salvaguardia dell'ambiente occorre far chiarezza su questo aspetto ed evitare ogni possibile recupero politico, poiché da dicembre la "sinistra plurale" sta discretamente prendendosi una sorta di diritto ad inquinare. Certo, di fronte alle urgenze provocate dal disastro la rivendicazione "Total deve pagare" o "paghino gli inquinatori" è legittima ma è, da un punto di vista concettuale, estremamente pericolosa. Certo le materie prime non sono infinite ma istituire una soglia di utilizzo oltre il quale si deve pagare vuol dire istituzionalizzare un sistema perverso. Il padronato ha tutto l'interesse ad approfittare di questo principio per farlo ripercuotere altrove. In altri termini: il padronato cercherebbe di negoziare questo "aumento dei costi" con la riduzione dei "costi sociali" (si veda la richiesta delle associazioni degli autotrasportatori di diminuire gli oneri sociali per compensare gli aumenti del gasolio). In un secondo tempo integrerebbe nei suoi prezzi di vendita la tassa di inquinamento, scaricandola sui consumatori. Il gioco sarebbe fatto! Ma il sistema del permesso di inquinare, proposto dagli Stati Uniti e fatto proprio anche dal governo francese che lo ha inserito nel "programma di lotta contro l'inquinamento" presentato il 19 gennaio, è ancora più pericoloso. Acquistando e coltivando delle parcelle di foresta si potrebbe acquistare anche una sorta di diritto all'inquinamento. Questo sistema sta per essere messo in opera nel continente sudamericano..., dove, evidentemente per pura coincidenza, la direzione commerciale della Peugeot ha recentemente acquistato 12 mila ettari di foresta (in Brasile, NdT). Liberalismo selvaggio o semplicemente capitalismo? (liberamente tratto dall'articolo di Regis B., F. A. di Nantes, apparso su "Le Monde Libertaire" del 3/9 febbraio. Trad. di Denis).
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