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Da "Umanità Nova" n.5 del 13 febbraio 2000

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Ferrovieri in sciopero per bloccare un contratto-capestro

Pienamente riuscito lo sciopero del 3 e 4 febbraio indetto dai sindacati dell'ORSA e della CUB e da alcuni coordinamenti RSU. Le percentuali sono molto alte, in molte località si è sfiorato il 100%. Praticamente ne esce bocciato il famigerato accordo del 23 novembre 1999 con il quale Società FS e sindacati istituzionali hanno gettato le basi per la divisionalizzazione societaria, la differenziazione salariale e contrattuale dei ferrovieri, la riduzione stipendiale e delle ferie, l'innalzamento indiscriminato della produttività a scapito della sicurezza.

Ma la riuscita dello sciopero è certificata anche da un altro dato: l'ordinanza del Ministero dei Trasporti, che prescriveva di far proseguire fino a destinazione tutti i treni in viaggio all'inizio della protesta, è praticamente fallita, così come è apparso in difficoltà il sistema ormai consolidato dele fasce orarie di lavoro obbligatorio nelle quali i ferrovieri addetti alla circolazione vengono comandati in servizio senza potersi rifiutare. In poche parole, se la controparte puntava ad aumentare il numero dei treni in circolazione, ha dovuto accontentarsi di pochi treni e molti ritardi.

Alla vigilia della protesta, inoltre, nella stazione di Rovigo è morto un manovratore intento ad agganciare due treni, un fatto grave che la dice lunga sui livelli di sicurezza esistenti oggi nelle ferrovie.

Sempre alla vigilia, i sindacati confederali e i loro reggicoda hanno fatto sapere di aver proclamato lo sciopero per il 18 di febbraio; si tratta di una farsa, il cui obiettivo principale era quello di frenare quei settori della loro base che, all'interno delle RSU o all'esterno, erano coinvolti o interessati a questo sciopero, e che poi vi hanno realmente preso parte. Vedremo se lo sciopero, a sostegno dell'accordo del 23 novembre, lo faranno davvero.

A questo punto le organizzazioni che stanno lottando contro la politica aziendal-sindacale devono alzare il livello dello scontro, non disperdere il patrimonio accumulato con gli ultimi scioperi in trattative e mediazioni; hanno dalla loro parte la stragrande maggioranza dei lavoratori, e questa forza potrà fermare la politica antioperaia in atto e le scelte strategiche concernenti il trasporto ferroviario, che stanno finendo per ucciderlo.

Pippo Gurrieri

Torino: manifestazione blindata degli squatter

In una Torino stretta in un clima di tensione e paura artatamente evocato dai quotidiani locali sabato 5 febbraio si è svolta la manifestazione organizzata da squatter e centri sociali per protestare contro la sentenza di condanna pronunciata contro Silvano Pellissero. Sin dai giorni precedenti vi erano stati i pronunciamenti dell'associazione commercianti e dei rappresentanti di AN in consiglio comunale perché la manifestazione fosse vietata: dopo lunghe trattative la Questura la manifestazione è stata autorizzata ma solo in un percorso che non toccasse le vie del centro. Il 5 febbraio sin dalla mattina vigili urbani sgomberavano le macchine lungo il percorso del corteo, mentre la polizia presidiava strettamente il centro. Nel tardo pomeriggio la manifestazione si svolgeva sotto lo stretto controllo di 1.200 poliziotti in assetto di guerra, che non consentivano alcun contatto tra la città e i circa 1.500 manifestanti. Nel comunicato emesso dall'Asilo Occupato leggiamo: "Si è svolto senza incidenti il corteo. Tutti tirano un sospiro di sollievo, le lobby della città premiano il questore che ha mostrato i muscoli, i giornali gongolano, nelle pagine di cronaca cittadine parlano di "flop" del movimento, di presunte tensioni tra le due anime (autonomi e anarchici) che avevano organizzato la manifestazione (tensioni inventate dai giornalisti in carenza di notizie), parlano dei manifestanti come di bestie domate.

Sappiamo benissimo che era tutto organizzato, che i giornalisti avevano pronto il pezzo sulle violenze e gli scontri, ci volevano massacrati per poi, ancora una volta, puntare il dito sulla insostenibile situazione torinese. Tutte le TV avevano il loro cameraman schierato dietro i poliziotti.

1200 celerini schierati, la città blindata, il fiato sul collo dei funzionari. Anche il questore avrebbe volentieri massaggiato un po' di schiene. Il permesso di manifestare c'era, la democrazia è salva, è stato garantito anche ai figli ribelli il diritto di dire la loro. Anche se blindati all'inverosimile, anche se trattati come hooligans in trasferta."

Red. To

Torino: contestazione alla manifestazione dei Verdi sull'immigrazione

Sabato 5 febbraio al cinema Olimpia si è svolto un convegno dei Verdi sull'immigrazione. Un gruppo di compagni sono intervenuti aprendo uno striscione con la scritta "Chiudere i lager" e con un volantino firmato dalla FAI di Torino, da Zone di Conflitto, dai centri sociali Murazzi, Askatasuna e Gabrio e dal Comitato Chiapas. Due compagni sono poi intervenuti dal palco per spiegare le ragioni della contestazione. Riportiamo in merito alcuni brani del volantino: "La protesta contro i lager ha indotto il governo a parlare di umanizzazione dei centri di detenzione per immigrati. Le misure prospettate da Bianco fanno rabbrividire: istituzione della figura dell'immigrato-kapò per il controllo dei prigionieri, apertura di campi di detenzione in Albania, l'ingresso nei campi del volontariato per umanizzarli.

Di fronte a questa situazione occorre essere molto chiari, perché dopo le manifestazioni del 29 gennaio è stato chiaro che il ministero degli Interni si prefigge l'obiettivo di isolare coloro che lottano per la chiusura dei centri, consolidando al contempo i rapporti con chi si mostra più disponibile "al dialogo", alla cogestione.

Occorre distinguere tra chi si scontra con la polizia per chiudere i centri e chi invece organizza la movida per consentire al verde Manconi di fare il mediatore "tra istituzioni e società civile". Ormai in questo paese abbiamo esponenti dell'area governativa che con una mano aprono i lager e l'altra la allungano a chi (a parole) vi si oppone.

Non è possibile aprire tavoli di discussione con questa sinistra ipocrita e assassina! Chi chiede l'ingresso nei lager per controllare che non avvengano abusi non fa che legittimarne l'esistenza. In fondo al governo italiano basta buttar fuori i clandestini: non ha bisogno di ammazzarli! Specie se trova qualche anima bella disponibile a dare una mano in questo sporco lavoro. La tanto sbandierata chiusura del centro di via Corelli, certo in se positiva, non rappresenta la fine di questa mostruosità ma solo il trasferimento in luogo "più umano".

Anche qui a Torino si parla insistentemente del trasferimento altrove del lager ora ubicato in Corso Brunelleschi: noi ne chiediamo con forza la chiusura immediata e definitiva! I polverosi conteiner di via Corelli sono in tutto simili a quelli piazzati in Corso Brunelleschi.

Siamo stanchi di politicanti che tengono un piede nel governo e l'altro nei movimenti di opposizione sociale.

I Verdi sono dentro questo governo, un governo che ha approvato i finanziamenti alle scuole dei preti, un governo che ha portato l'Italia in guerra, rendendosi responsabile dei mostruosi bombardamenti sui popoli kosovari e serbi, un governo che apre i lager per immigrati, condanna gli scafisti ma è colluso con la mafia albanese nella "Missione Arcobaleno". I Verdi di fatto hanno approvato l'apertura dei lager e, restando in questo governo, ne garantiscono l'esistenza. La loro funzione oggi è quindi chiara: rappresentare la faccia "buona" della compagine governativa, recuperando consensi e voti a sinistra per il governo dei lager e della guerra. Non a caso qui in Piemonte i Verdi (e Rifondazione, che quand'era nella maggioranza ha votato in parlamento a favore dei lager) si accingono ad una campagna elettorale a favore di Livia Turco, la responsabile con Napolitano, dell'ultima, infame legge in materia di immigrazione."

Palermo: manifestazione contro il lager di Termini Imerese

Sabato 5 febbraio il comitato per la pace di Palermo rilancia l'attacco alle strutture di detenzione. Si organizza un presidio di fronte al lager di Buonfornello (Termini Imerese) da dove sabato scorso sono fuggiti diversi migranti, scatenando una dura reazione delle forze dell'ordine.

Reazione che ha visto una spropositata caccia all'uomo ed una serie di pestaggi dei confronti dei clandestini reclusi.

Siamo voluti andare al campo di Termini Imerese per non fare sentire soli questi uomini che lottano per la loro sopravvivenza. La delegazione che è entrata ha trovato una situazione disastrosa, condizioni igieniche pressoché inesistenti, bagni inservibili, mancanza di riscaldamento, acqua fredda, persone con vestiario insufficiente (per intenderci quelli del giorno dell'arrivo). I reclusi, una cinquantina, stanno in un'unica camerata, continuamente intimiditi dal Personale Poliziesco e della Croce Rossa a cui è affidata la gestione delle strutture.

All'interno si trovano uomini di diverse nazionalità, la maggior parte nord africani, ma non mancano 5 iracheni (che in nostra presenza chiederanno asilo politico), un cipriota, un macedone e, dulcis in fundo, cinque minorenni che grazie all'entrata della delegazione tra due giorni usciranno.

Non ho altre parole da spendere perché la situazione mi pare chiara e semplice: bisogna sin da ora intensificare la lotta affinché le strutture detentive cessino di esistere. Dobbiamo costruire ulteriori momenti di informazione e mobilitazione regionali e nazionali.

Facciamo un appello ai libertari di tutta Italia perché si mobilitino a fianco dei migranti e si battano per la "distruzione" delle galere per stranieri, per la libertà di circolazione, per una reale accoglienza. Per il mese di marzo pensiamo di lanciare l'idea di una manifestazione nazionale in Sicilia. Accorrete numerosi!

Info - Palermo



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