unlogopiccolo

Da "Umanità Nova" n.5 del 13 febbraio 2000

Milano 29 gennaio
La guerriglia consentita nei limiti della legge

Finalmente è arrivata l'indiretta conferma a quello che da tempo era più che un sospetto: certi scontri di piazza, spettacolarizzati ampiamente dai media, sono concordati e programmati tra manifestanti e polizia.

Questo è quello che si ricava dall'articolo "Guerriglia urbana?" Ma per piacere...", pubblicato su Il Manifesto del 1 febbraio scorso, riguardante gli annunciati incidenti avvenuti a Milano il 29 gennaio, al termine del corteo contro il lager di via Corelli.

Con stupefacente candore il cronista (iniziali L.Q.) del "quotidiano comunista" ha scritto:

"Trattasi di pratica assai diffusa nelle piazze d'Italia (...). Ci si accorda preventivamente - organizzatori della manifestazione da una parte, questurini dall'altra - al fine di evitare inutili spargimenti di sangue. Va da se che sul campo l'accordo può a) venire perfezionato tramite estemporanei capannelli e mobilissimi mediatori, b) saltare del tutto per imperscrutabili e malaugurate scintille dando così il via a scontri veri. Il 29 gennaio milanese rientra sotto la lettera a).

(...) È successo quello che doveva accadere secondo gli accordi preventivi e gli aggiustamenti del momento. E cioè, nell'ordine. Primo tentativo di avanzare verso il centro di via Corelli - due minuti di finta carica della polizia con successiva fuga a lato della stessa. Secondo tentativo di avanzare verso il centro di via Corelli - cinque minuti di lancio di lacrimogeni (...). I lacrimogeni lanciati avrebbero dovuto essere 5-6, e non 60, tant'è che il nervosismo di alcuni poliziotti è stato aspramente ripreso dal comandante dia piazza".

D'altra parte va detto che alcune comparse "antagoniste" hanno creduto troppo alla loro parte e, prima di essere fermate dal servizio d'ordine, avevano lanciato contro la polizia sassi e bottiglie che non rientravano nel copione prefissato di "disobbedienza civile".

Questi i fatti e le ammissioni provenienti da una fonte al di sopra di ogni sospetto d'estremismo , tanto è vero che l'articolo è stato scritto per "ridimensionare" la portata della presunta guerriglia, affermando tra l'altro che tale pratica "non ha mai destato scandalo".

La cosa invece meriterebbe ben più di una riflessione, tanto più se certi episodi vengono rappresentati come conflitto sociale, critica radicale ed azione diretta.

Ancora una volta infatti, dopo altre numerose occasioni (vedi ad esempio, gli incidenti avvenuti a Venezia al termine di un corteo per il Kurdistan o l'invasione tollerata dell'aeroporto di Istrana), Milano conferma come alle derive neo-riformiste della post-autonomia si accompagni sempre più una spettacolarizzazione di un conflitto autorizzato da autorità di governo che sembrano aver fatto tesoro degli insegnamenti situazionisti attorno alla pace sociale garantita dalla falsa opposizione.

D'altra parte, non è un segreto, un noto "portavoce" di quest'area politica è scenografo di mestiere.

KAS.



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