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Da "Umanità Nova" n.6 del 20 febbraio 2000

Roma 19 febbraio
Contro il potere clericale

Ormai è fatta. Quando leggerete queste righe, la manifestazione che si svolgerà a Roma sabato prossimo sarà imminente e, per alcuni, si sarà già svolta.

Il nostro anno antigiubilare si è aperto felicemente: diverse e molteplici iniziative di controinformazione e presenza anticlericale si sono svolte in Italia e tante altre se ne annunciano. La manifestazione del 19 Febbraio 2000 passerà alla storia come la più importante manifestazione anticlericale degli ultimi 80 anni e, ritengo, sarà un nuovo punto di partenza per il rafforzamento di una battaglia di libertà che viene, giorno dopo giorno, sempre di più condivisa. In questa battaglia, come anarchici, stiamo ricoprendo un ruolo di primo piano: contro le logiche del palazzo e dei salotti è la piazza a prendere la parola; fuori da ogni logica compromissoria è l'alterità della critica al potere clericale che ispira le proteste e la controinformazione.

Dopo anni di dibattiti svoltisi nei meeting anticlericali, dopo anni di una paziente azione politica, è la più genuina strategia anarchica quella che guida il movimento. Noi non presentiamo petizioni, non andiamo in giro per il transatlantico a imbastire relazioni con i "laici di complemento", non rivendichiamo la laicità di uno stato che è fondamento della dominazione, della sopraffazione e dell'arroganza del potere. Noi sbattiamo in faccia al papa, ai cardinali, ai vescovi, al capo del governo, ai ministri, ai partiti, le porcherie di cui sono artefici, noi incitiamo alla protesta di massa, alle azioni di lotta affinché il potere clericale possa essere sconfitto. Noi contrapponiamo alla boria del potere il rombo delle piazze.

Continuiamo a perseguire l'obiettivo di smantellare tutte le leggi e gli accordi di potere che permettono al clericalismo di esercitare la sua nefasta egemonia sulla società.

Contro la tassa di religione (8 per mille dell'IRPEF, che ci costa 1.200 miliardi all'anno), contro il finanziamento alle scuole confessionali (privatizzazione delle scuole pubbliche, che ci costa 600 miliardi all'anno), contro la carità pelosa del volontariato cattolico che paghiamo 17.000 miliardi all'anno, contro l'insegnamento della dottrina cattolica nelle scuole pubbliche (che ci costa 700 miliardi l'anno), contro i crocefissi negli uffici pubblici, contro i cappellani militari, ospedalieri, carcerari, universitari, che incarnano il clericalismo e sono pagati con i soldi di tutti, contro la coercizione della libertà di amare e procreare in piena consapevolezza.

Per la libertà, quella vera, quella di tutte e di tutti, la battaglia anticlericale è un passo parziale e intermedio. Ne siamo perfettamente coscienti. Il combatterla è però essenziale per due buoni motivi: il primo è la banale constatazione che la libertà si conquista per mezzo della libertà e la lotta contro ogni espressione del potere è fondamento della libertà; la seconda è, per così dire, una considerazione di circostanza, essendo l'anticlericalismo stato abbandonato come terreno di azione politica da parte di tutte le altre componenti della sinistra sia istituzionale che antagonista.

Il falso assunto secondo il quale la questione cattolica (più precisamente la questione clericale) sia una questione antiquata, copre i più biechi opportunismi e le più laide complicità. Riportare l'anticlericalismo all'attualità, farlo diventare terreno di lotta per la libertà e la giustizia sociale rappresenta una felice contingenza per l'anarchismo, dandogli modo di dimostrare la praticabilità e l'incisività dei metodi e delle strategie.

È la nostra intransigente determinazione, è la nostra irriducibile alterità ad ogni espressione del potere, è la nostra pratica dell'azione diretta incompatibile con ogni patteggiamento ed opportunismo che dà dignità alla lotta anticlericale.

A chi pretende di dettare le norme morali della società bisogna contrapporre una limpida coerenza.

Solo l'anarchismo, oggi, è in grado di assumere questo compito.

WS



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