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Da "Umanità Nova" n.6 del 20 febbraio 2000

L'Europa di Haider, D'Alema, Fini
Un immenso cimitero

In una bellissima pagina di "Federalismo, socialismo e antiteologismo", Bakunin offre uno degli spunti di critica più lucidi contro lo Stato, definito come "la più flagrante, la più cinica, la più completa negazione dell'umanità". In una parola: un "immenso cimitero".

Questa considerazione, tuttavia, non si risolve in un punto di dogmatismo assoluto che finisce per trascurare le differenze tra potere e potere, tra stato e stato, anzi l'attenzione a queste differenze è talmente presente nel suo pensiero che subito precisava che "la più imperfetta delle Repubbliche" è "mille volte meglio della monarchia più illuminata".

Quando la stampa internazionale si è scandalizzata per l'arrivo al potere in Austria del partito neonazista di Haider, la memoria è ritornata a quelle pagine, e a quanto in esse ci sia di efficace per comprendere i termini reali della contesa che si gioca, in questi giorni, sullo scacchiere politico europeo.

Ciò che è accaduto è abbastanza noto ai nostri lettori e questo ci permette di riassumere gli eventi per sommi capi: l'estrema destra austriaca, durante l'ultima tornata elettorale, triplica i propri voti e sfiora il 30%; il Partito Popolare austriaco pensa di poter ammaestrare la tigre, non proprio di carta, e stringe accordo di governo con i neonazisti, le cui tesi negazioniste, è bene dirlo subito per non essere fraintesi, non sono così lontane dalle posizioni che hanno, sugli stessi temi, Alleanza Nazionale e la Lega Nord; l'Unione Europea reagisce, prima in maniera ferma, con un "solenne avvertimento" pronunciato dal presidente portoghese Gutierrez, poi con una posizione più morbida, di vigilanza democratica, sostenuta da Romano Prodi. Due sono i risultati ottenuti dall'U.E con questa alzata di scudi: nel primo caso si è sicuramente rafforzata la posizione di Haider in Austria, pedina politica insostituibile per gli equilibri istituzionali austriaci e leader di quell'antieuropeismo xenofobo che costituisce il tratto qualificante di tutti i partiti nazionalisti e neofascisti; nel secondo caso si è esplicitata l'impotenza politica dell'Europa a porre freno all'avanzata politica dei neonazisti in uno dei paesi più ricchi tra gli aderenti all'U.E. Infatti, l'alto là di tutti i capi di governo europei si è arrestato dinanzi alla constatazione che il programma del governo neroblu austriaco non conteneva niente che potesse essere incompatibile con i valori dell'Europa. Ed è proprio a questo punto che scopriamo l'arcano, cioè che da un punto di vista programmatico c'è compatibilità tra le esperienze di governo liberali o socialdemocratiche, e quella neocostituita. In fondo i campi lager per gli immigrati sono una conseguenza diretta del trattato di Schengen, poco importa se la direttiva sia applicata da D'Alema, da Fini o da Haider, tanto per essere chiari. Quel è allora il motivo reale del contendere? Un uomo attento ai processi storici che conducono al totalitarismo, come Elias Canetti, esordiva in Massa e Potere, con una riflessione che mi sembra ancor oggi valida, allorché si tenta di far insediare la massa confinandola in uno spazio dagli accessi ben calcolati, per cui "non vi si può entrare in modo qualunque" e in questo modo "la massa densa nello spazio chiuso rimane sempre la cosa essenziale, e non include i rimasti fuori".

La contesa all'interno dell'imperialismo europeo vede, quindi, confrontarsi due strategie politiche differenti, la prima sostenuta dalle forze della borghesia liberale, o socialdemocratica, e che mira al "contenimento delle masse" dentro i confini della Fortezza Europa, l'altra ipotesi, che inizia pian piano ad affermarsi, e che userà Haider come una testa di ariete più efficace e pericolosa dei vari Le Pen, Fini, Bossi, ha come obiettivo un doppio contenimento delle masse: oltre quello che scorre lungo il perimetro europeo, anche e soprattutto "un confinamento" dentro gli spazi definiti da aree geografiche "più pulite" di carattere regionale, macroregionale, etnico.

In questo senso la proposta anarchica acquista più fascino e forza, sia in virtù della sua dimensione internazionalista, sia perché affermando l'eguaglianza tra potere politico e dominio, qualunque sia la forma e l'origine di questo potere politico, decreta una volta per tutte l'illusorietà di qualsiasi posizione riformista.

Luca Papini



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