![]() Da "Umanità Nova" n.6 del 20 febbraio 2000 inform@zione
Pietrasanta 12 febbraio Su convocazione del "Coordinamento contro gli inceneritori e la repressione" si è svolta come preannunciato la manifestazione contro l'inceneritore in via di ultimazione al Pollino, presso Pietrasanta. Il corteo ha avuto un buon successo ed una consistente partecipazione della popolazione malgrado l'aperto boicottaggio di Rifondazione Comunista, che per evitare che la gente seguisse un percorso fuori dall'abitato, ha indetto un concomitante convegno sulle "nuove iniziative da intraprendere nella lotta contro l'inceneritore", teso a passare un colpo di spugna e cancellare il fatto di aver sfacciatamente tradito le aspettative della popolazione nel passato recentissimo: "guardiamo avanti, perché a guardare indietro ci vien da ridere", si diceva nel corteo. Infatti RC in comune è l'ago della bilancia su cui si regge il sindaco Niccolai, da ormai due anni sull'orlo delle dimissioni che non giungono mai, il sindaco che a gran voce ha promesso che al Pollino ci sarebbe stata solo la bonifica, se la gente avesse consentito il passaggio dei mezzi del Consorzio Etruria, e che con questa furbesca mossa, condita qua e là con un centinaio di denunce come a suo tempo riportato da U.N., ha regalato alla Termomeccanica i miliardi per portare a buon fine la commessa da questa riscattata al fallimento delle De Bartolomeis, riscatto avvenuto, fra l'altro, oltre i termini di legge. Ma si sa, la legge è sempre dalla parte degli oppressori e degli inquinatori. Su tutta l'operazione hanno avuto un ruolo preminente il presidente della Regione Chiti, che alle ormai imminenti elezioni non si presenterà, consentendo ai DS di rifarsi la facciata; Del Lungo, eletto nei verdi e consigliere regionale all'ambiente col preciso scopo di garantire la continuità della gestione dei vecchi impianti e l'apertura di quelli nuovi; Tagliasacchi alla provincia che con un intricato iter burocratico sta facendo in modo che il programma provinciale di smaltimento dei rifiuti, che non prevede l'uso di inceneritore, venga approvato soltanto dopo l'avvio dell'impianto del Pollino. Circa 400 persone hanno sfilato dal centro lungo l'Aurelia, dove è avvenuto qualche battibecco quando le forze dell'ordine pretendevano di sfilare ai lati del corteo, e poi fino al sito, ove a conclusione alcuni compagni sono entrati nel cantiere ed hanno affisso gli striscioni sull'alto delle impalcature. Al rientro una parte dei manifestanti, dopo aver percorso un lungo tratto tra i campi, hanno riformato un consistente corteo sulla Sarzanese fino al centro cittadino. Non è dunque detta l'ultima parola sull'effettivo avvio dell'impianto entro l'estate, soprattutto se le forze che si sono rese promotrici di questa iniziativa e del presidio che è stato effettuato la notte di capodanno sapranno continuare a mantenere d'attualità in mezzo alla popolazione la necessità di abbandonare ogni illusione rispetto alla percorribilità dei percorsi istituzionali. A. Nicolazzi
Torino: occupato l'assessorato all'assistenza Nella mattinata del 14 febbraio un gruppo di compagni dei centri sociali Murazzi e Askatasuna, della FAI di Torino, di Zone di Conflitto e del Comitato Chiapas hanno occupato simbolicamente gli uffici dell'assessorato all'assistenza del comune di Torino, in via Giulio, collocato dalle finestre di un ufficio uno striscione con la scritta: "Comune razzista" e distribuito un volantino titolato "Assessore - assassino... Stefano Lepri". I funzionari dell'assessorato si sono affrettati a chiamare la Digos, mentre sopraggiungevano alcuni giornalisti. Un sindacalista CGIL si distingueva nell'opera di eliminazione dei volantini affissi sulle porte degli uffici, mentre altri impiegati più o meno apertamente esprimevano solidarietà e simpatia nei confronti dei dimostranti. Dopo una diretta con una radio locale e un'improvvisata conferenza stampa la protesta ha avuto termine. L'azione era stata organizzata per denunciare la vergognosa politica dell'assessore Lepri nei confronti dei senza fissa dimora, specie se immigrati. I morti assiderati nelle fredde notti di quest'inverno subalpino testimoniano in modo concreto gli effetti delle politiche sociali del comune di Torino e del suo assessore all'assistenza in modo particolare. Lepri ha annunciato querele nei confronti dei promotori dell'iniziativa, ma al giornalista de "La Stampa" che gli chiedeva spiegazioni non ha potuto che balbettare: "Ogni scelta ha una sua spiegazione". Ci chiediamo che spiegazioni possa avere la scelta di danneggiare i senza tetto se non quella di risparmiare sulla pelle dei poveracci, specie se immigrati. Riportiamo in merito alcuni passaggi del volantino distribuito durante la protesta all'assessorato in cui si elencano alcune delle più "meritorie" scelte del popolare Lepri: "Ha diminuito di un'ora l'orario di fruizione dei dormitori pubblici ottenendo una palese riduzione dei costi a spese dei lavoratori (e di chi ha nei dormitori l'unico riparo). Tra poco chiuderà la casa di ospitalità di via Taggia dove dovrebbero risiedere 50 lavoratori stranieri che pagano una retta. Il perché? Fino a ora tutti coloro che hanno avuto la "fortuna di vivere" in quella reggia hanno convissuto con muri e tetti imbottiti di amianto. Nessun'altra struttura è stata adibita al medesimo uso, ma come contropartita la "Lepre" ha tentato di imporre in modo del tutto discrezionale la "razionalizzazione" dei posti letto limitando l'accesso al solo 20% di stranieri regolari. N.B. ricordiamo che la legge della "buona e solidale" ministra Turco non ammette la presenza di cittadini stranieri senza Permesso Di Soggiorno. Con l'inizio del 2000 ha imposto a tutti i servizi sociali la distribuzione di buoni doccia non oltre uno alla settimana. In sostanza tutta la settimana al freddo ma la domenica per andare a messa con Lepri e l'assessora Artesio (che ha firmato la nuova disposizione) ci si può lavare le ascelle. Ha di fatto impedito l'accoglienza dei migranti nei cosiddetti "alloggi di risocializzazione": appartamentini in cui convivono dalle due alle quattro persone seguite da educatori che favoriscono il "reinserimento" nel tessuto sociale cittadino. Sempre di concerto e sottobanco con l'assessora Artesio ha sgomberato il fantomatico campo nomadi in Strada Arrivore: ciò non per meglio accogliere le popolazioni Rom in città quanto per riuscire a ottenere il denaro degli speculatori edilizi nell'area circostante. È riuscito a violare l'oscena legge Turco-Napolitano, che prevede i Lager di stato per gli stranieri irregolari (sei morti nell'ultimo mese), escludendo le future madri straniere dai benefici economici offerti dall'amministrazione alle madri torinesi. Ha riesumato e applicato senza alcuna elasticità una legge di inizio secolo a firma Crispi, per rimediare alla zappata che si era dato sui piedi inventando la residenza virtuale in via della Casa Comunale 1 per i senza tetto: evento che ha giustamente provocato un aumento delle residenze e di conseguenza un aumento delle richieste di presa in carico presso l'assistenza sociale del comune di Torino. La legge Crispi sul definito "domicilio di soccorso" prevede per due anni dal cambiamento di residenza una negazione dell'accoglienza presso i nuovi servizi sociali a meno che il comune di provenienza non sia disposto a pagare la retta: situazione che non si verifica mai. Terminiamo con un fatto eclatante: il governo qualche giorno fa ha stanziato 30 miliardi a favore dei senza fissa dimora. La Lepre li ha , in parte, rifiutati ricordando che a Torino non si vive in una situazione di emergenza grazie al suo assessorato: sono morti "solo" due barboni che non si facevano assistere mentre nella città del sindaco Rutelli sono morte sette persone. Questo meschino paragone, le cui spese saranno pagate dai ceti economicamente deboli, va nella direzione della sua personale campagna elettorale e dei suoi progetti politici nella capitale. Grazie di tutto Lepri e speriamo di non vederti più né a Torino né altrove". In attesa delle querele dell'assessore Lepri continua in città la mobilitazione contro il razzismo ed è in preparazione per sabato 26 febbraio una grossa manifestazione per la chiusura del lager di Corso Brunelleschi. Red To
Milano: la Knipping alla resa dei conti Con un'assemblea aperta, seguita da vari interventi spettacolari tenuti all'interno del grande capannone industriale, si è conclusa di fatto l'occupazione della Knipping, importante fabbrica di viti di Rozzano nell'hinterland milanese (e di cui questo giornale si è già occupato, vedi UN n.2). La lotta iniziata dai lavoratori per ottenere quanto loro spettava (anche se solo in termini contrattuali, ché in termini umani ben altro dovrebbe essere il rimborso), dopo che la politica padronale aveva portato l'azienda al tracollo, ha infatti raggiunto un primo risultato. Commissariata la Knipping, i lavoratori si vedranno corrispondere i salari arretrati con annessi e connessi (liquidazione, ecc.) derivanti dalla messa in vendita dei magazzini, del macchinario, ecc... Il presidio permanente che, per più di un mese, ha garantito, giorno e notte, che la direzione non portasse fuori dallo stabilimento beni e prodotti, all'insaputa dei lavoratori, ha potuto quindi autosospendersi. L'iniziativa di sabato 5 febbraio ha quindi voluto, nel fare il punto della situazione, sottolineare che solo la volontà di lavoratori, la loro azione diretta, hanno garantito il raggiungimento del risultato. Non la solidarietà verbale (tra l'altro poca) dei politicanti, né gli ordini del giorno delle burocrazie sindacali, ma solo la lotta dei diretti interessati, con il sostegno di altri lavoratori, ha permesso di conseguire il risultato, un risultato che pur nella sua limitatezza (la fabbrica di fatto viene smantellata e i lavoratori licenziati) è comunque portatore di una volontà collettiva di riconoscimento dei propri bisogni e della propria dignità. L'assemblea di sabato è iniziata con l'intervento del compagno Antonio D'Errico, del CdF della Knipping, che ha ripercorso la storia della fabbrica dai suoi momenti di massima espansione quando aveva raggiunto i 200 operai e rappresentava il centro di solidarietà alla lotta delle altre aziende nella zona, al lento declino ed alla crisi attuale dovuta all'incapacità padronale di rilanciare la produttività della fabbrica rinnovando macchinari e movimentazione merci. D'Errico ha inoltre ringraziato la FAI di Milano e il PRC di Rozzano per il sostegno portato alla lotta e ha ricordato il ruolo degli anarchici nella nascita e nello sviluppo del movimento operaio rivendicandone la continuità d'azione, come evidenziato dalla lotta della Knipping. È seguito poi l'intervento del responsabile di zona della CGIL che ha riconosciuto nell'azione dei lavoratori l'elemento portante e decisivo di questa vicenda. Enrico Moroni della FAI di Milano ha concluso gli interventi incitando alla ripresa della lotta sociale su tutti i fronti come elemento fondamentale per andare oltre le necessità contingenti e gli assetti prettamente difensivi. La brillante e divertente azione teatrale del gruppo cabarettistico "Posteggio Abusivo", il coinvolgente ed appassionante coro del "Micene", la travolgente musica della "Banda degli ottoni a scoppio", hanno poi concluso la serata, coinvolgendo i numerosissimi presenti (100? 200?) in canti e balli, portando un po' di allegria nei tristi capannoni industriali , colorati per l'occasioni con il rosso e nero degli striscioni e delle bandiere anarchiche e abbelliti dai molti manifesti affissi. Tra gli striscioni ne spiccava uno "Padroni il 2000 sarà una risata che vi seppellirà", un intento condiviso da tutti i presenti che, al canto dei `Figli dell'officina', hanno rinnovato l'impegno libertario di liberazione sociale. E la lotta della Knipping è servita anche a questo. M.V.
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