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Da "Umanità Nova" n.7 del 27 febbraio 2000

Roma, Milano, Torino: grandi manifestazioni

ROMA: GRANDE MANIFESTAZIONE DEGLI INSEGNANTI
Roma Ore 10. Piazza della Repubblica è già piena di una quantità incredibile di insegnanti. La testa del corteo è già pronta per partire ma dai megafoni i manifestanti vengono invitati a prendersela con comodo, perché sulle varie autostrade che portano a Roma decine di pullman sono ancora in viaggio e stanno per arrivare. Nel frattempo il concentramento continua a gonfiarsi. Il ministro Berlinguer deve averli fatti incazzare parecchio questi insegnanti, lavoratori non proprio abituati alla lotta e alla piazza.

Quello che si notava chiaramente di questo corteo era la spontaneità, le facce non erano le solite, la capacità di spirito e di ironia contro il potere anche con alcuni slogan molto ingenui ma tipici di un movimento che ha preso l'occasione per uscire allo scoperto quando la pressione dello stato e il lavoro del Sindacalismo Alternativo Autogestito e di Classe nelle sue varie correnti ne hanno innescato la protesta.

La riuscita dello sciopero e della manifestazione è ancora più significativa se si pensa che "il concorsaccio" che era all'origine dello sciopero era stato ritirato nei giorni precedenti e la mobilitazione invece di svilirsi è cresciuta, prendendo il carattere di uno sciopero politico contro il governo, i sindacati di stato e il pattume politico di destra e di sinistra, gettando le basi per costruire un'opposizione che veda al centro la dignità del lavoro, il salario e la possibilità di esprimere un punto di vista "altro", non omologato all'ossessione mercificante di ogni forma di attività umana.

Ci sono volute oltre tre ore per svuotare la piazza della stazione. Il lungo serpente di insegnanti faceva sentire la sua voce contro chi vuole le categorie del lavoro sempre divise, contro il cosiddetto governo di sinistra, contro una società che tende a fare della "meritocrazia" la base della loro politica per poter dividere gli interessi dei lavoratori. Finalmente gli insegnanti come gli operai, i disoccupati, gli studenti a lottare non per i propri meschini interessi ma per porre le basi di una ripresa dell'egualitarismo. Forte era la presenza dei COBAS, anche di tutto rispetto lo spezzone della CUB, alcune migliaia di insegnanti sotto gli striscioni dell'UNICOBAS chiudevano il corteo.

Nel corteo romano si notava in modo evidente, forse anche troppo, soprattutto da parte dei COBAS un dispiegamento di bandiere e di mezzi che tendevano a soffocare la varietà e la ricchezza delle varie componenti del Sindacalismo di Base, che nel corteo sembravano schiacciati, come accade spesso nelle manifestazioni di Rifondazione Comunista.

Antonio D.

MILANO: RABBIA UNITARIA
Diverse migliaia (4, 5 ?) di insegnanti si sono ritrovati in P.le Cairoli per dar vita ad una manifestazione che hanno voluto unitaria contro il concorsone, superando nei fatti le divisioni esistenti nel panorama del sindacalismo che si autodefinisce 'di base'.

Ben tre erano infatti i promotori formali del concentramento nella stessa piazza: la GILDA, la CUB ed il 'Coordinamento delle scuole in lotta'. Ognuno con una propria caratterizzazione e con un proprio obbiettivo da raggiungere (chi la Prefettura, chi la Sovraintendenza, chi il palazzo del 'Corriere della Sera'). Ma subito si è capito che gli insegnanti che sono scesi in piazza non erano lì per un'adesione a questo o quel gruppo, bensì per protestare contro la politica ministeriale e confederale sulla valutazione e per manifestare lo stato di disagio di una categoria sulla quale si vanno scaricando gli effetti di una pratica di riforma continua, di cui non si vede né capo né coda.

E così la GILDA, che evidentemente pensava di monopolizzare la piazza, ha dovuto lasciare la testa del corteo allo striscione delle scuole del Distretto 66, seguito da quello del 'Coordinamento', un raggruppamento creatosi per l'occasione sotto la spinta di una serie di varie scuole ed in cui sono presenti militanti di Alternativa Sindacale e appartenenti alle varie strutture di coordinamento (oggi non più operanti) che si riconoscevano nella pratica dei comitati di base.

Seguivano gli striscioni delle varie scuole, del Coordinamento del Tempo pieno, e quello, grande, della CUB. E poi ancora scuole, con i loro cartelli ed i loro striscioni autoprodotti. Con tante scritte e tanti slogan. Particolarmente notato quello dell'ITIS Feltrinelli, 'Meritiamo tutti di più', che, in poche parole, ben riassumeva i motivi di fondo di questo sciopero di protesta. Protesta, che di queste dimensioni, non si vedeva da anni.

M.V.

A TORINO ERA UNA BELLA GIORNATA
La maggiore preoccupazione che si poteva avere mercoledì 16 febbraio era che giovedì 17 piovesse e che la manifestazione fallisse per motivi atmosferici.

Le assemblee fatte nei giorni precedenti avevano, infatti, dato segnali precisi con la votazione, sovente all'unanimità, dello sciopero e, soprattutto, con il manifestarsi di un clima vivace che non si vedeva da anni.

Un dato interessante va considerato, la nota dell'8 ottobre 1999 con la quale il Ministro della Pubblica Istruzione nega, in maniera alquanto obliqua, il diritto di assemblea ai sindacati di base ha messo i presidi ed i direttori didattici di fronte alla scelta, non sempre gradevole, di concedere o meno l'assemblea alle realtà sindacali non allineate. Molti capi di istituto non hanno ritenuto di dover interpretare la normativa secondo il punto di vista di CGIL-CISL-UIL e SNALS ed hanno concesso le assemblee alla CUB Scuola, diversi altri, soprattutto i fedeli fidati della CGIL le hanno negate. Nonostante questa situazione le assemblee della CUB sono state più affollate che in passato dato che i colleghi delle scuole che avevano il permesso venivano in massa ed arrivavano anche colleghi che avevano le ore o il giorno libero.

Inoltre, molte sono state le assemblee autoconvocate, in orario di servizio o fuori dall'orario, le riunioni di collettivi di scuola e di zona ecc, e vi sono stati collegi docenti che hanno votato mozioni di condanna del concorso e di adesione allo sciopero. Insomma, il classico clima di movimento.

Si poteva temere che il rinvio del concorso che sembrava, a molti, una ritirata della controparte bloccasse le adesioni allo sciopero ma il clima era buono.

Di fronte al provveditorato ci siamo trovati in un numero crescente con striscioni e cartelli di scuola e il corteo ha assunto dimensioni che non si vedevano da quattordici anni se non superiori. Dai tremila ai quattromila insegnanti hanno sfilato per il centro, quasi il 20% del personale in servizio quel giorno nell'intera provincia e i primi dati riportavano un'adesione superiore al 50% di scioperanti nella provincia. Sebbene io ritenga che l'adesione sia stata maggiore, anche il 50% di scioperanti va calcolato sui docenti di ruolo vista l'ovvia assenza dei capi di istituto e quella, comprensibile anche se gravida di problemi, del personale non docente e dei precari significa oltre il 75% di scioperanti sul settore di categoria più coinvolto. Moltissime scuole sono state chiuse e, insomma, si è visto per la prima volte uno sciopero di massa nella scuola.

Il corteo si è concluso con un'assemblea in piazza e sarà seguito da assemblee e momenti di confronto per decidere come proseguire la mobilitazione. Positiva, infine, la collaborazione sostanzialmente pacifica fra CUB Scuola e Coordinamento delle scuole (un organismo sorto sull'obiettivo specifico di opporsi al concorso e che raccoglie docenti di qualsiasi orientamento sindacale).

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