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Da "Umanità Nova" n.7 del 27 febbraio 2000

CronacAnarchica

Jesi: "Giubileo Caro"

Accadde a Jesi nell'anno giubilare: cronistoria di tre giornate fastidiose per la curai, e non solo.

L'11, 12 e 13 febbraio scorsi si sono tenute a Jesi le "giornate del libero pensiero", dal titolo "Giubileo Caro". Occasione anticlericale importante sia perché fatta nel corso dell'anno santo, sia perché voleva rappresentare la premessa politica alle giornate organizzate in Roma per l'anniversario del rogo di Giordano Bruno.

Due dibattiti, uno su "Chiesa e sessualità" e l'altro sui "Costi del Giubileo", più il video del film "Giordano Bruno", più un carnevale anticlericale (curato dal Kollettivo Giovani Libertari) per il sabato sera, rappresentavano gli elementi dell'iniziativa fatta dal Centro studi libertari "Luigi Fabbri", in collaborazione con l'Associazione libero pensiero "Giordano Bruno" di Jesi. Un programma con niente di eccezionale che però ha suscitato reazioni a livello locale. Dopo l'uscita del comunicato stampa che pubblicizzava l'iniziativa, si è registrata la reazione istituzionale, in ossequio al clero locale. Il presidente della Circoscrizione cui erano stati chiesti i locali per la festa anticlericale del sabato sera rifiutava, nascondendosi dietro problemi di ordinanze varie che fino ad allora non erano state tirate mai in ballo, giurando che la sua non era comunque una presa di posizione politica. A questi si univa il sindaco (dei DS) con un comunicato stampa che gridava allo scandalo, si dissociava dall'iniziativa, e minacciava addirittura di negare, anche lui, i locali dove si sarebbero dovute svolgere le giornate anticlericlali. Il tutto in difesa del "comune senso religioso".

La "boutade del sindaco ha però prodotto l'effetto contrario a quello voluto, dando vita a comunicati vari di "botta e risposta" sui giornali, che hanno costituito un'insperata pubblicità per l'iniziativa, e si è rivelata per la sua vera natura: una velina di origine curiale che si voleva scagliare sia contro la manifestazione anti-giubilare, sia contro la presenza di un omosessuale, Massimo Consoli, relatore del dibattito su Chiesa e sessualità.

Il sindaco temeva "manifestazioni offensive varie", come ha rivelato agli organizzatori durante un colloquio diretto. Qualcosa come un "World Gay Pride" in versione provinciale. Purtroppo, per lui, così non è stato e, anzi, Massimo Consoli ha dimostrato di essere più pernicioso di quanto si temeva. Sottolineando la vera natura della Chiesa in generale, e del Vaticano in particolare: un enorme centro di affari . Potete parlare quanto volete del rapporto tra la chiesa e le donne, il sesso, la libertà, le dittature e quant'altro - queste le sue parole - quello che interessa il Vaticano è che principalmente non si tocchino i suoi affari, il suo potere finanziario. Esso è disposto per questo a tollerare tutti, anche i comportamenti più abominevoli da parte dei suoi ministri, purché quqato non generi scandali che tocchino l'immagine della Chiesa e ne provochi ricadute negative dal punto di vista finanziario". Parole puntualmente registrate dai giornalisti presenti, utili per il pezzo da scrivere sulla serata (corredato anche da alcune fotografie fatte), che però, misteri della curia jesina, non è apparso in seguito sui giornali. Fatto che ai compagni del "Fabbri" ha suggerito non solo di fare in modo che in futuro vi siano altre scadenze anticlericali, ma che un'iniziativa specifica sul tema dell'omosessualità debba essere messa in cantiere per il piacere dei pruriti moralistici dei benpensanti locali. Inoltre dal un punto di vista politico la bassa operazione di merchandising fatta dal sindaco, per accattivarsi il clero locale (che non guasta mai), non solo ha sollevato proteste a sinistra (Rifondazione, PdCI, qualche consigliere DS e socialista), ma, visto tutto il bailamme fatto sulle concessioni dei locali, ha sottolineato con forza il fatto grave della carenza di spazi e della cattiva gestione dei pochi presenti in città, costruendo la premessa per future iniziative sulla questione.

Insomma le tre giornate sono andate molto bene, i dibattiti seguiti, compreso quello tenuto da "Fricche" dove sono stati vivisezionati in modo godibile i costi del giubileo, degni pronipoti del mercato delle indulgenze di Bonifacio VIII, e il carnevale (primo di una lunga serie?) anticlericale è stato un successo. Come se non bastasse, visto che al sindaco, nel comunicato stampa di risposta, si è ricordato che atteggiamenti omofobici da parte sua, in città dove alcuni mesi fa sono comparse scritte razziste contro gli immigrati, erano un pericolo, qualche mano misteriosa ha cancellato le scritte in questione. Un piccolo risultato ulteriore, che ci ricorda come le istituzioni sono sempre pronte a curare la loro facciata perbenista (facendo attenzione a scritte, striscioni ed altro), utile per nascondere la loro natura "diabolica".

Giordano

Vallo della Lucania: processi politici e repressione

Sullo stato di diritto non abbiamo mai fatto troppo affidamento, ma ciò nonostante, dopo il processo Pellissero e la conferma della condanna a Patrizia Cadeddu, ci cresce la rabbia, ci cresce il senso di ribellione verso l'ingiustizia. Non si tratta di sentenze anomale, purtroppo di Patrizia e Silvano ce ne sono tanti, a volte rimangono sconosciuti e in alcuni casi non si possono neanche giovare del sostegno dei compagni. Per chi vive in paesi come Vallo della Lucania non è facile far sentire la propria voce ma il sopruso e l'oppressione si fanno ben sentire. Un'ennesima ingiustizia colpisce un altro anarchico: e, siccome si sa che piove sempre sul bagnato, si tratta di Francesco Mastrogiovanni.

I compagni meno giovani se lo ricorderanno per la vicenda che vide coinvolto Giovanni Marini. Era il 7 luglio del 1972 a Salerno quando Giovanni ed altri due compagni furono provocati dai fascisti: lo squadrista Falvella non si fermò alle provocazioni verbali e accoltellò Francesco Mastrogiovanni ad una gamba. A questo punto Marini fu costretto a difendersi e nella colluttazione il fascista Falvella cadde ferito a morte dal suo stesso coltello.

Nel processo che ne seguì vennero condannati sia Marini sia Francesco (la cui sola colpa era l'essersi lasciato aggredire e accoltellare).

Gli anni sono passati e Francesco Mastrogiovanni dopo aver lavorato nel nord Italia era di recente tornato a Vallo di Lucania e si stava preparando al concorso riservato ai maestri precari. Il 10 ottobre scorso intorno alle sette di sera Francesco viene prima chiamato ad alta voce dal maresciallo della locale stazione dei carabinieri, poi, con l'aiuto di altri carabinieri, lo preso di peso per condurlo via. Francesco ha cercato di richiamare l'attenzione delle numerose persone presenti gridando e tenendo bene in alto le mani. È stato spinto con violenza nell'auto dei militari, colpito al viso con una testata e alla guancia sinistra con un pugno (le lesioni sono state confermate dal medico del carcere). Portato in caserma è stato fatto oggetto di ingiurie e minacciato con una pistola, infine è stato condotto in carcere con l'accusa di resistenza, lesioni, vilipendio. Ottenuti gli arresti domiciliari, si è allontanato dalla sua abitazione per chiedere aiuto per la sua situazione: al ritorno, la sua casa è stata circondata ed è scattato l'arresto per evasione.

L'intera storia ha dell'incredibile. Francesco ha presentato denuncia contro i carabinieri per arresto illegale e lesioni: ci sono dei testimoni ma non sappiamo se la denuncia verrà accolta o sarà lui dover pagare. Non abbiamo elementi per dire che tutta la sfortunata vicenda puzza di vendetta, ma sicuro che non possiamo lasciarlo solo.

Patrizio Nocchi



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