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Da "Umanità Nova" n.9 del 12 marzo 2000
Rimettere il debito?
Spettacoli vergognosi
Gran parte del DEBITO AI PAESI POVERI è
equivalente ai depositi bancari, presso gli sportelli svizzeri, dei dittatori
che li governano. Azzerare quel debito vuol dire, in sostanza, regalare
miliardi a fascisti travestiti da presidenti che sfruttano quei paesi e li
rappresentano presso l'Onu e il Fondo Monetario. Inevitabile, quindi, che la
stragrande maggioranza delle risorse liberate dall'annullamento del debito non
verrebbe utilizzata per alleviare fame e povertà, ma rubata e trasferita
da quei dittatori in occidente, o impiegata per spese militari e per guerre che
fruttano alle industrie belliche europee e americane milioni di dollari ogni
anno. Assai più sensato, quindi, esigere che le risorse da destinare
all'annullamento del debito siano invece utilizzate per rafforzare in quei
paesi la cooperazione, la democrazia, l'istruzione, le scuole, gli ospedali e i
diritti civili.
Se non si parla di questo, ma si punta con tanto clamore alla cancellazione del
debito, lo si deve in gran parte al fatto che, nell'anno santo del 2000, le
gerarchie cattoliche hanno riscoperto - almeno sul piano pubblicitario e
propagandistico - il precetto del Giubileo ebraico che prevedeva la remissione
del debito. Al loro traino si è accodata, in modo acritico, la
società dello spettacolo e una sinistra che si è fatta
coinvolgere in campagne apparentemente "etiche", che hanno però ben poco
di razionale, e che rischiano un qualunquismo globalizzato sui problemi dei
paesi più poveri del mondo. È bene invece che almeno le persone
più responsabili di questo Paese cerchino di ricordare che - nella
stragrande maggioranza dei casi - le sorti dei paesi dell'Africa, dell'America
Latina e di molti paesi asiatici, sono affidate a governi fantoccio, a tiranni
irresponsabili, a giunte militari che sfrutteranno il messaggio "salvifico"
della cancellazione del debito solo per i loro interessi privati e di casta.
Ma cancellare il debito, in fondo, anche per i governi europei e americano,
è più comodo e conveniente: resteranno nel sud del mondo nuovi
bilanci, non più in rosso, con cui i dittatori dei paesi poveri potranno
ricominciare a comprare, da quelli ricchi, armamenti e infrastrutture militari,
invece che sviluppare l'istruzione, la partecipazione e la sanità. E la
giostra potrà così rimettersi in moto, accumulando nuovi debiti
per un futuro assai prossimo. Con la gioia di tutti gli interessati: una
sinistra che si sentirà l'anima in pace, i cattolici che avranno fatto
la buona azione dell'anno santo, una destra paternalista che sentirà di
aver favorito comunque buoni affari alle imprese, e un Fondo Monetario e un
gruppo di governanti dei paesi ricchi che potranno verificare di non aver
perso, neppure questa volta, l'occasione per sfruttare a loro favore la
povertà dei paesi del sud del mondo.
Alfredo Antonaros
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