Da "Umanità Nova" n.10 del 19 marzo 2000
Paura della libertà Attacco all'autonomia delle donne
Ancora una volta siamo chiamate a parlare della legge
sull'aborto, perché in questi giorni alcuni parlamentari (Fiori, Fini,
Buttiglione), spalleggiati da varie parti, promettono di abolirla.
Di pari passo a questo attacco frontale alle conquiste delle donne ne va un
altro, condotto attraverso i mezzi mediatici: la donna viene presentata come
stressata ed isterica a causa della vita che fa "pari a quella dell'uomo",
donna vittima di se stessa e del femminismo. Su "Repubblica" di alcuni giorni
fa in un innocuo articolo sull'insonnia si leggeva: identikit dell'insonne,
sesso - donna, età - 50 anni - stato civile - nubile o vedova. Vale a
dire: la donna senza l'uomo come minimo non riesce e a dormire.
L'attacco che viene portato alle donne e allo stesso tempo ingannevolmente
progressista e palesemente reazionario, sofisticato o banale. Andiamo dalle
posizioni di Buttiglione che dipingono la donna che ricorre all'aborto come
un'assassina disposta a fare a pezzi sua figlia, alle posizioni più
"intellettuali" che parlano di donna stressata dal rifiuto della sua "natura"
di donna, cioè di madre di famiglia. Un po' dappertutto la donna viene
riproposta come portatrici di nobili valori, o come soprammobile decorativo.
Un esempio banalissimo: se guardate lo sceneggiato TV "Un posto al sole" che
sta incollando gli italiani alla televisione tutte le sere, le donne in esso
presenti se non sono sposate hanno come fine principale della loro vita far
innamorare il proprio "lui", se sono sposate occuparsi dei propri figli.
Lo stesso attacco al diritto di aborto in questi giorni viene da un fronte
apolitico (vi sono differenze all'interno delle posizioni di AN, di FI, dei
DS). La libertà di gestire la propria fecondità è
minacciata oggi più che 10 anni fa. Ma è l'indipendenza sessuale
della donna il vero nemico: la supremazia femminile nello scegliere quando
procreare aggredisce l'importanza dell'uomo nella famiglia, perché
subordina la sua possibilità di scegliere a quella della donna.
Io non credo che la legge 194 sarà rivista o abolita completamente come
in questi giorni viene ripetuto. Io sono convinta che sia un trucco, neppure
troppo ben congegnato, per riaffermare agli occhi dell'opinione pubblica (che
in questo periodo diventano inoltre elettori) la loro ostilità nei
confronti della libertà delle donne. Abolire la 194 (o modificarla a
fondo) aprirebbe troppi conflitti difficilmente gestibili dal potere. La
riaffermazione della famiglia patriarcale e del ruolo subordinato delle donne
può essere ottenuto (almeno questo è il loro intento, ma spero
fortemente che non vi riescano) tramite strade molto più semplici e
molto più subdole (giornali, sceneggiati tv, film, pubblicità,
leggi regionali come quella della Regione Lombardia che assicura risibili
finanziamenti alle donne che decidono di non abortire, politiche di sostegno
alla famiglia "normale" tramite aiuti e finanziamenti per la prima casa, legge
sulla procreazione assistita, e potremmo andare avanti all'infinito).
Senza modificare la legge possono vanificarla in modo molto semplice riducendo
i fondi ad essa destinati. Lo stesso è accaduto negli Stati Uniti dove a
fronte dell'attacco antiabortista sono stati ridotti drasticamente i fondi (tra
i vari tagli 50 milioni di dollari in meno di finanziamenti statali o federali
tra il 1980 ed il 1987) Risultato ottenuto, faccia salvata…
Il numero di aborti eseguiti in Italia attraverso la 194 è passato da
231.008 nel 1982 a 138.354 nel 1998, con una diminuzione quindi circa del 40%,
difficile sostenere che la situazione stia peggiorando…
Quando il papa ed i suoi amici affermano che l'aborto è una barbarie
intollerabile non significa che abbiano a cuore il rispetto della vita
(altrimenti forse muoverebbero un dito per modificare le situazioni in cui
veramente la vita umana non è rispettata, unico "piccolo" esempio che
riportiamo le donne in Afganistan), ma semplicemente rendono pubblico il
profondo odio che provano nei confronti delle donne. Odio per il genere
femminile, ma soprattutto terrore per le conseguenze che la libertà
femminile e l'affermazione della loro visione della vita può causare
nell'esercizio dei rapporti interpersonali nella famiglia e soprattutto nella
loro bella società basata sullo sfruttamento e l'oppressione.
Ma se davvero hanno tanto a cuore la vita facciamo loro una proposta: nel 1999
gli incidenti sul lavoro subiti da lavoratrici sono arrivati a 213.043 (con un
incremento del 7% rispetto al 1996). Di questi un centinaio sono stati mortali
ed oltre 2700 tanto gravi da determinare invalidità permanenti. Gli
incidenti del lavoro sono più numerosi degli aborti…
Perché non battersi per l'abolizione di questa vera... barbarie
intollerabile?
Rosaria
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