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Da "Umanità Nova" n.12 del 2 aprile 2000
Armi e petrolio nel Caucaso
I giochi pericolosi di Washington e Mosca
Secondo un'interpretazione diffusa, in questi anni si è sviluppata una "nuova guerra fredda" che vede Stati Uniti e Russia confrontarsi in un groviglio di interessi politico-economici che si intrecciano tra Balcani, Caucaso e Asia centrale. La presenza militare americana in Bosnia, il conflitto per il controllo del Kosovo e le guerre che insanguinano il Caucaso sarebbero solo le tre manifestazioni più clamorose di questa "guerra fredda".
Le pipeline
Secondo questa interpretazione una delle principali poste in gioco è il controllo del petrolio e del gas estratti nella zona del Mar Caspio. L'obiettivo degli Stati Uniti è quello di scalzare i russi dalla regione togliendo loro il monopolio nel controllo degli oleodotti e dei gasdotti che conducono in occidente. I due oleodotti esistenti partono dal Kazakhstan e dall'Azerbaijan e raggiungono il Mar Nero attraversando il territorio russo, in particolare le repubbliche della Cecenia e del Daghestan. Il 18 novembre del 1999 è stato però firmato l'accordo per una nuova pipeline che dovrebbe portare il greggio e il gas prodotto in Turkmenistan e in Azerbaijan nel porto mediterraneo di Ceyhan (Turchia), attraversando la Georgia. La nuova pipeline è voluta dal governo americano che punta a tagliare fuori sia la Russia che l'Iran. Anglo-americana è anche la principale compagnia petrolifera impegnata nell'affare, la BP Amoco. È interessante notare che l'Italia ha ufficialmente mostrato il proprio disaccordo: il 6 novembre 1999 uno dei vicepresidenti dell'ENI ha dichiarato che "Dobbiamo affermare con chiarezza che a medio-lungo termine siamo più interessati alla via meridionale", cioè a quella che passa per l'Iran. Fra l'altro c'è da segnalare che l'ENI e la SNAM sono impegnate nella costruzione di megagasdotto che porterà il gas russo fino alla Turchia meridionale. Per le società italiane un affare da 2 miliardi di dollari, per la Russia la possibilità di vendere nei prossimi anni gas per almeno 25 miliardi di dollari.
Le armi
Le forze russe impegnate nel conflitto cecen9o e, più in generale, nel Caucaso, sono ovviamente dotate di armi nazionali, ma negli ultimi tempi le necessità della guerra e la corsa all'ammodernamento hanno spinto l'armata russa a rivolgersi anche a fornitori esteri. Si scopre così che alcune industrie belliche americane sono divenute importanti fornitrici del governo di Mosca. Secondo fonti ufficiali le vendite di armi alla Russia autorizzate dal governo americano sono state pari a 100,8 milioni di dollari nel 1996, a 72,1 milioni nel 1997 e a 90,9 milioni nel 1998.
Un altro conflitto aperto nel Caucaso è quello che vede di fronte la Georgia e gli indipendentisti abkhazi, appoggiati dai russi. Nel 1997 la Georgia ha concluso con gli Stati Uniti un accordo che prevede la cessione a titolo gratuito di 10 elicotteri, la vendita di armi per un valore di un milione di dollari, un programma di addestramento negli USA per i piloto georgiani (valore 9,5 milioni). Il pacchetto di "aiuti" comprende anche attrezzature radio con standard NATO per un valore di 1,6 milioni di dollari.
Anche l'Azerbaijan si è avvicinato agli Stati Uniti. Al centro della contesa per le pipeline e in continuo stato di tensione con l'Armenia per il controllo della provincia del Nagorno-Karabakh, questa ex repubblica sovietica ha concluso nel 1997 un accordo di cooperazione militare con gli USA, mentre nel gennaio 1999, il consigliere militare del presidente azero Aliyev, Vafa Guluzade, ha dichiarato che il paese è interessato ad avere "una presenza stabile di truppe NATO o USA". Aliyev ha dovuto prendere le distanze da suo consigliere che però è rimasto al suo posto.
Il programma di aiuti militari USA ai paesi dell'Asia centrale comprendeva nel 1997 mezzi e assistenza per 1,9 milioni di dollari per il Kazakhstan, 1,3 milioni per l'Uzbekistan, 1,1 milioni al Kyrgystan e 0,8 milioni al Turkmenistan. D'altra parte Kazakhstan e Uzbekistan continuano ad avere buoni rapporti militari con Mosca: nel 1997, ad esempio, la Russia ha fornito 120 blindati agli Uzbeki, mentre è noto che dal Kazakhstan continuano a partire armi russe destinate alla Macedonia ma anche alla Serbia, sotto embargo ONU.
(Notizie tratte da OSCAR Report, n. 18 1999, a cura di Orestino)
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