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Da "Umanità Nova" n.12 del 2 aprile 2000
Sieg Heil
L'oscura ombra neonazista sull'Europa
Qualcosa si muove nel ventre molle dell'Europa. Per l'esattezza qualcosa si muove dal lontano 1945, anno della presunta disfatta del nazismo per opera della inflessibile mano stritolatrice dei fratelli americani, giunti d'oltreoceano per liberare il vecchio continente dal giogo del male. Le cose sono andate in maniera completamente diversa, purtroppo. Non c'è tempo né spazio per documentare meglio il riciclaggio di una buona parte dell'establishment nazista ad opera degli uomini venuti da Washington, all'epoca il gruppo si chiamava Oss (Office for strategic services), ma è certo, poiché la storia non si può cambiare, che furono molti gli esperti militari del Terzo Reich fatti sbarcare più o meno clandestinamente nelle ospitali terre d'America.
È anche altrettanto certo che parecchi nazisti non lasciarono mai il paese natio - cambiando semplicemente identità oppure addirittura conservandola in taluni casi - e che la terribile cultura della violenza per la quale si sarebbero immolati come centinaia dei loro camerati, trovò fertile terreno di coltura nel dopoguerra. Possiamo produrre alcune evidenti prove.
Cominciamo dalle elezioni del 26 Aprile del 1998 nel lander della Sassonia-Anhalt, ex Germania Orientale, ancora più significative proprio per il segnale politico che rappresentano. Nella Germania democratica è stata allevata, nel silenzio delle prigioni che stavano al di là del tristemente famoso muro crollato nel 1989, un'intera generazione di giovanissimi, e fedeli alla causa, nipoti di Hitler. La Deutsche Volksunion, Unione del popolo tedesco, ha infatti ottenuto il tredici per cento dei consensi e per essere una lista presentata laggiù per la prima volta, bisogna dire che non c'è male. Tuttavia il fenomeno non si fermerà a delle semplici consultazioni amministrative. Un altro personaggio della vecchia intellighenzia Franz Schonhuber, un tempo feroce ufficiale delle SS divenuto presentatore della TV Bavarese, è stato scelto come capolista per il raggruppamento di camerati che si presenterà alle prossime elezioni europee. Schonhuber aveva condotto al successo elettorale negli anni Ottanta il partito razzista dei Republikaner e la sua fervente attività di intramontabile nazista lo candida al ruolo, fondamentale, di elemento indispensabile a comporre i contrasti interni tra gruppi di estrema destra. Esiste un progetto organico per la ricostituzione di un polo, chiamiamolo così, marcatamente neonazista e questa volta con una faccia prettamente istituzionale. Il rovescio della medaglia, quello che non appare agli occhi dei media se non quando la sproporzione tra verità e realtà è incontenibile, sta tutto nell'attivazione di una rete di contatti, un micidiale intreccio tra gruppi di una galassia eterogenea ma perfettamente analizzabile, che già esiste e che adesso si muove con coerenza anche nei territori tedeschi un tempo egemonizzati dalla vecchia URSS.
L'Ufficio Centrale per la difesa della Costituzione ha segnalato un aumento del trenta per cento delle violenze dei neonazisti; secondo il rapporto governativo sarebbero più di cinquantamila gli effettivi dell'esercito dei nuovi, temibili, camerati. Moltissimi i giovani e soprattutto i molto giovani: crisi sociale e disoccupazione sono gli ingredienti che nella vecchia Germania legata al carro sovietico danno corpo all'esplosiva miscela della violenza e del malcontento diffuso. A partiti movimenti dell'estrema destra la cosa non è sfuggita. I vecchi gruppi sciolti intorno al 1993 dal Ministero degli Interni e dei quali resta ampia documentazione nel lavoro di Michael Schmidt, Neonazisti, pubblicato da Rizzoli e fatto rapidamente scomparire qualche mese più tardi, si sono ricostituiti con altre denominazioni e spesso, secondo quanto testimonia un rapporto del settimanale Avvenimenti, conglobando in sé le organizzazioni giovanili dei partiti legali. La Junge Nationaldemocraten o i giovani del Npd, partito neonazista sorto negli anni Sessanta, hanno raccolto anche buona parte dei militari radicali, tanto da riuscire ad organizzare il Primo Maggio dello scorso anno una manifestazione a Lipsia che si è conclusa in gravi scontri contro la Polizia.
Sanno come muoversi i nostalgici della svastica. Concerti rock e relativo settore discografico di riferimento sono in espansione: a quanto pare più di trentamila compact -disk nazi-rock sono stati sequestrati nella sola Kiel, nel nord della Germania. Incitando nei loro testi allo sterminio ed alla cacciata dell'immigrato, le band musicali fanno presa nell'immaginario dei giovani aumentandone l'intolleranza e trasformandosi in fenomeno di costume. I siti Internet abbondano in tal senso di materiali propagandistici che mescolano la musica alla politica, in una miscela davvero letale; e in tema di permanenza di culture mai veramente scomparse, di sedimentazioni di millenarismo nazista mai sopito, tenete presente che uno dei più importanti luoghi virtuali della Rete sorto come punto di contatto tra le diverse anime del movimento neonazista, è stato chiamato Thule Netz - la società di Thule fu, all'origine del nazionalsocialismo, l'associazione che raggruppò Hitler ed i suoi futuri gerarchi per la prima volta. Il progetto totalitario così ben espresso dagli eredi della tradizione delle croci uncinate si radica nelle pieghe nascoste dell'Europa contemporanea, mantiene inalterato il suo messaggio di violenza e sopraffazione. Sempre su Internet potrete leggere di zone liberate dalla presenze di stranieri e di nemici della Germania attraverso una campagna di sistematica incitazione ad azioni dirette contro punk, organizzazioni di sinistra, antirazzisti, antifascisti.
Corre veloce ed inarrestabile una parola d'ordine: ricompattare, ricostituire, creare nuovi e più forti legami tra camerati. Qui vicino, sappiatelo; appena oltre confine: Jorg Haider, leader del Fpo (Partito Liberale austriaco) ha saputo coniugare insieme molto efficacemente vecchi gruppi di estremisti neri e nuove strategie elettorali per dar corpo, e il suo stile è diventato punto di riferimento anche per i cugini tedeschi, ad una federazione della destra radicale sull'esempio del Front National di Le Pen.
Ora, il punto della questione, del fenomeno Heider come è stato definito, non è tanto quello di stabilire quanto il razzismo sia uno dei cavalli di battaglia del cinquantenne dal volto affilato e dalla moglie prosperosa o quanto covi della mai scomparsa ideologia nazista nei proclami declinati durante le interviste ai giornali o alla televisione; piuttosto si tratta di inserire la presenza del partito liberale austriaco all'interno di un contesto economico prima che politico, che la dice lunga su alcune operazioni di cablaggio, si direbbe in linguaggio tecnico, della nuova Europa rivolta verso Est. Che la Carinzia appartenga a quel raggruppamento di regioni transfrontaliere chiamato Alpe Adria, la cui costituzione risale addirittura alla fine degli anni Settanta, non è informazione molto praticata dai mezzi di comunicazione; sfugge nella sua complessità l'articolazione di un solerte meccanismo di sviluppo e cooperazione economica destinato nel tempo a registrare notevoli successi nel campo degli investimenti industriali in senso ampio. Alpe Adria ha aperto una porta ad Oriente attraverso cui far passare fiorenti commerci nelle zone meno frequentate dal capitalismo occidentale. È pensabile, dunque, che la presenza del liberale Heider, che tanto consenso ha ottenuto alle precedenti elezioni locali e che ha addirittura insediato i suoi al governo, sia stata ampiamente tollerata da più di qualcuno. Soltanto la vanagloria della signora Albright e le spinte delle lobby affaristico-mafiose americane hanno potuto partorire l'appello al popolo austriaco, che sapeva molto di Radio Londra ai tempi del secondo conflitto mondiale o, a seconda dei punti di vista, della prima guerra di conquista europea. Gli austriaci, fortunatamente, si sono difesi bene da soli, ma la preoccupazione resta: sia nei confronti del nostalgico della svastica, sia nei confronti dei nostalgici del Piano Marshall.
Heider, dal canto suo, ritiene che l'Austria, rispetto alla Germania, sia poco più che un increscioso incidente storico. E lo ha anche detto. La riunificazione con i tedeschi potrebbe essere quasi l'esito naturale di una sorta di anschluss alla rovescia. Di là del confine austriaco, verso nord, l'idea potrebbe perfino risultare gradita.
Secondo le notizie riportate da alcuni giornali non è da escludere che il radicamento elettorale dei Republikaner nel sud della Germania e quello della Dvu al nord, unito al sostegno economico che Schonhuber è disposto a mettere a disposizione dei suoi camerati, in particolare grazie alle notevoli vendite realizzate dal settimanale di sua proprietà, la National Zeitung, dia luogo a breve termine ad una vera e propria coalizione dell'estrema destra, a questo punto in grado di controllare più di un settore della società tedesca, proprio adesso che lo scandalo Kohl ha fatto tremare la vecchia e la nuova classe dirigente.
Rappresentanza politica da un lato e capillare organizzazione paramilitare dall'altro garantiscono la piena riuscita della formula neonazista. Ricorderete certamente le polemiche di fine 1997, quando vennero diffuse videocassette realizzate da giovani nazi nelle caserme in cui prestavano servizio. Stupri simulati, atti di guerra contro i civili, esecuzioni facevano parte dell'addestramento del buon soldato del Bundeswehr, l'esercito tedesco. Si trattava di documentari girati nella caserma dei paracadutisti di Altenstadt, in Alta Baviera e tra il contingente tedesco di stanza in Bosnia.
Ma non basta. Se per il Ministero della Difesa era stato difficile giustificare episodi di simile gravità, impossibile sarebbe stato spiegare di lì a poco quanto è accaduto all'Accademia Militare di Amburgo nel medesimo anno. Manfred Roeder, anziano militante del Reich, autore negli anni Settanta di una delirante prefazione al libro negazionista "La menzogna di Auschwitz" e nel decennio successivo attivo aggressore di extra comunitari, è stato invitato nel 1995 a tenere presso l'Accademia un discorso davanti ai giovani ufficiali durante il quale ha illustrato la sopravvivenza delle radici tedesche in molte popolazioni dell'Est europeo e dell'attuale Russia. La madre Germania chiama a raccolta tutti i suoi figli.
* Ogni ricerca dotata di un minimo di informazioni dettagliate è sempre il risultato dello sguardo attento di chi sa scovare le notizie un po' dappertutto. Devo i miei ultimi aggiornamenti in tema di estrema destra alla paziente opera di raccolta del mio amico Marco Rossi che colgo qui l'occasione di ringraziare.
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