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Da "Umanità Nova" n.12 del 2 aprile 2000

Fiat: smembramento a spezzatino

Che cosa accade veramente dietro all'accordo fra la General Motors e la Fiat, per ora limitato, almeno a livello ufficiale, a uno scambio azionario e allo sviluppo di sinergie produttive e di mercato? I soliti bene informati (ma non è detto che lo siano sempre) assicurano che in realtà, dietro le dichiarazioni pubbliche dei manager dei due gruppi, vi sarebbe la concretezza di una scrittura privata con la quale, praticamente, il colosso americano s'impegna all'acquisizione di tutta Fiat Auto. E questo in tempi molto più ravvicinati di quanto si potrebbe supporre stando all'ufficialità. Secondo certe fonti, peraltro vicine all'azienda torinese, i termini dell'accordo resi noti alla stampa di mezzo mondo (per ora solo scambio di azioni, ecc.) non sarebbe altro che una sorta di compromesso più o meno onorevole voluto da Giovanni Agnelli.

Il presidente onorario del gruppo del Lingotto, in sostanza, vorrebbe uscire di scena, sapendo di non essere eterno, con il settore automobilistico, storia e DNA della Fiat, ancora nelle mani della famiglia. Mentre il fratello Umberto, e il nocciolo duro della finanza Fiat (Ifi, Ifil) avrebbe voluto dismettere subito l'auto, per dedicarsi alla cosiddetta "New economy", ovvero all'ottenimento di profitti in settori meno pesanti di quelli metalmeccanici.

Posto che le cose stiano davvero così, ma anche restando soltanto all'accordo attuale tra americani e torinesi, che futuro prossimo si prospetta per le fabbriche della Fiat e dell'indotto, per le migliaia di lavoratrici e di lavoratori che ancora sono in carico (compresi quelli terziarizzati), per le prospettive e lo stesso destino di una città come Torino? In altri termini, quanti posti di lavoro saranno tagliati quando cominceranno a funzionare le sinergie fra GM e Fiat, che, puntando sull'economia di scala e sull'abbattimento dei costi, dovranno prima o poi selezionare i prodotti simili, eliminando le vetture delle due case che appartengono alla stessa fascia di mercato? Quanta nuova desertificazione sociale si annuncia? Le risposte sono ipotizzabili, sebbene non se ne conosca ancora la dimensione temporale. Qualcuno - un assessore torinese - si è già lanciato, per esempio, a disegnare uno scenario possibile: la fusione degli stabilimenti di Rivalta e Mirafiori. Il che comporterebbe un bel po' di "esuberi", come amano dire i padroni. Non sarebbe che l'inizio della fine, insomma. Già si parla di costruire un inceneritore di rifiuti a Mirafiori...

In tutto ciò, naturalmente, lavoratrici e lavoratori non hanno voce in capitolo. Come non ce l'hanno neppure i sindacati, peraltro incapaci, di fronte al fatto compiuto, di una qualsiasi reazione che non sia quella del "staremo a vedere". La dismissione del più grande gruppo industriale italiano sta avvenendo senza che il governo (di centro-sinistra...) senta il bisogno di convocare la Fiat e la GM per avere qualche piccolo chiarimento. Quanto accade alla Fiat, al settore auto, ricorda maledettamente quanto è accaduto all'Olivetti e al polo informatico italiano. Si chiama distruzione attraverso lo smembramento a "spezzatino".

Enne



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