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Da "Umanità Nova" n.13 del 9 aprile 2000
In Francia come in Italia
La scuola in lotta
Servizi pubblici, pensioni, garanzie sociali, statuto dei lavoratori: tutto
deve scomparire. È il grande progetto di questo governo, come fu quello
dei precedenti e come sarà quello dei seguenti. Questo lavoro di
demolizione è purtroppo facilitato dallo scoraggiamento di molti
lavoratori e, soprattutto, dall'atteggiamento dei principali sindacati
collaborazionisti (CGT,FO, CFDT, FSU, ecc., senza distinzioni). Essi si
chiudono nei limiti di un dibattito superato, privilegiando la richiesta di un
intervento più sociale da parte dello Stato. L'esitazione a scontrarsi
con il governo ed i suoi rappresentanti, oltre che con il padronato, paralizza,
per una gran parte, l'evoluzione della società.
Tuttavia i movimenti sviluppatisi recentemente nella scuola, nella posta e
negli ospedali, lasciano credere che sia possibile, più che per il
passato, uscire da questa vicolo cieco e, dando vita a movimenti sociali,
ritrovare dignità ed efficacia.
LOTTARE SENZA CONCESSIONI
La lotta degli insegnanti che, da qualche anno, si va disegnando in forme nuove
e che potrebbe prossimamente sfociare in un vero e proprio conflitto sociale,
è probabilmente e potenzialmente la più pericolosa per il potere.
Non ci si ritrova infatti solamente con le parole d'ordine tradizionali e
soporifere dei sindacati borghesi, ma si percepiscono anche delle
specificità molto incoraggianti che ricordano i grandi momenti della
scuola emancipata del periodo tra le due guerre mondiali. Il coinvolgimento
dei genitori degli alunni, se non è nuovo, assume delle forme più
radicali: lunghe occupazioni di scuole, partecipazione di massa alle
manifestazioni insieme agli insegnanti. I mezzi d'azione degli insegnanti
mostrano anche un certo indurimento: assemblee generali che superano le
divisioni sindacali, mobilitazioni che continuano anche durante le vacanze,
scioperi della fame (come nel Gard e l'Hérault) , costituzione di
picchetti all'entrata di alcuni licei professionali. Si comincia a sognare
professori che abbandonano le loro abitudini piccolo - borghesi per scoprire la
vera forza del progresso sociale: la lotta, collettiva e senza concessioni.
OSTACOLARE LA LIBERALIZZAZIONE DEI SERVIZI
Per l'apparato del ministero si tratta di cavalcare e domare la tigre. Il
ministro ed il suo seguito (tra i quali si trova in prima fila l'ex leader
della sinistra proletaria, Alain Geismar, vera eminenza grigia nell'opera di
annichilimento degli scioperi dei liceali) cercano di rassicurarsi e di
convincersi che il Ministero paga anzitutto per gli errori disastrosi di
comunicazione del governo in occasione delle 'ricche' deliberazioni di Bercy. I
10 miliardi accordati agli ospedali o i 5 miliardi per il risarcimento dei
danni provocati dalla marea nera, hanno potuto, è vero, incoraggiare le
rivendicazioni della scuola, ma non si va più in là nell'analisi;
bisogna allora sperare che questi fini strateghi si sbaglino ancora a lungo sui
veri motivi della contestazione. Per il momento il ministro ha deciso di
apparire malleabile nell'attesa dei risultati delle mobilitazioni in corso: un
buon vecchio sciopero generale in questo settore chiarirebbe le idee a molti.
La situazione è comunque estremamente grave. L'istruzione tende a
divenire un servizio commerciale a tutti gli effetti, il cui campo
d'attività si va allargando progressivamente a tutto il settore
secondario (soprattutto nelle scuole tecniche e professionali, ma non
c'è bisogno di essere grandi indovini per capire che esse servono da
laboratorio sociale all'insieme del sistema d'insegnamento). Il ministro non fa
che applicare alla Francia le ricette della magica mondializzazione: gli
obiettivi della O.M.C. sono chiari in questo campo. La maggior parte dei paesi
che hanno dato vita all'Organizzazione Mondiale del Commercio ha concluso, nel
gennaio del 1995 a Marrakech, un primo accordo generale sulla liberalizzazione
dei servizi. L'obiettivo è chiaro: privatizzare l'insegnamento e
l'insieme dei servizi pubblici. Nel 1998, alla richiesta del Consiglio per il
Commercio dei Servizi, il segretario della OMC ha costituito un gruppo di
lavoro incaricato di studiare le prospettive di una liberalizzazione crescente
dell'educazione. Nel suo rapporto (definito 'riservato', ma disponibile su
Internet) questo gruppo insiste sul 'ruolo cruciale dell'educazione nella
stimolazione della crescita economica'. Il liberalismo è in marcia e
avanza a volto scoperto. Gli anarchici lo sanno da molto tempo e il nostro
discorso sui servizi pubblici, che si è ampiamente attualizzato da
qualche anno, dovrebbe permetterci di essere in prima fila nelle lotte che
verranno, con delle proposte concrete e in rapporto diretto con le
preoccupazioni dei lavoratori. In effetti le lotte non si limitano
all'educazione, ciascuno ha potuto rendersene conto. I conflitti molto duri che
la Posta ha conosciuto sono un esempio di determinazione, in questa impresa la
mercificazione del servizio pubblico è praticamente arrivata alla fine.
La prossima tappa rischia di essere la privatizzazione pura e semplice. Gli
impiegati postali che hanno coscienza della dimensione del pericolo sanno che
se essi perdono ora sarà poi molto difficile tornare indietro. La
pretesa riduzione dell'orario di lavoro, vera presa in giro attuata dal
governo, è l'arma principale della ristrutturazione mercantile della
funzione pubblica.
In questo conflitto bisogna dunque riaffermare l'analisi libertaria del ruolo
dello Stato che non rappresenta il bene pubblico ma un padrone come gli altri,
garante della buona salute del capitalismo attraverso la difesa accanita del
liberalismo.
La riappropriazione del sociale intrapresa dai lavoratori non deve passare
attraverso il ricorso allo Stato che sa giocare con abilità il suo ruolo
di salvatore. La pura e semplice manipolazione dell'opinione pubblica in un
contesto difficile per il governo dovrebbe incitare i lavoratori, al contrario
dell'effetto previsto dai potenti, a continuare ancora nell'autogestione delle
loro lotte.
Franck Gombaud (Le Monde Libertaire) (trad. di Selva)
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