unlogopiccolo

Da "Umanità Nova" n.14 del 16 aprile 2000

Dall'alchimia all'algenia
La "cosa" si è fatta uomo

Conoscevamo che l'alienazione, l'estraniazione, la reificazione -- in altre parole lo stato di perenne e costante sfruttamento dell'uomo sull'uomo -- non era altro che il prodotto di un modo di produrre che fa di ogni individuo una "cosa", produttrice di "cose". Dopo tutto, l'oggetto reale della produzione è sempre stato il mondo inteso come lo stato delle cose a cui ci ha abituato il capitale ad essere nel suo mondo.

Se, dunque, la rivoluzione non è altro che la necessità di affermare sé stessi al di qua e contro la produzione di sé come oggetto della produzione capitalista e co-produttore del suo mondo, l'annuncio da parte della società Celera Genomics di aver finalmente individuato l'intera sequenza cromosomica del genoma umano (in pratica di aver individuato e separato tutti i "mattoni" del DNA che informano la vita, ossia danno alla vita la forma che noi conosciamo) ha definitivamente rovesciato i termini della questione.

Non più l'uomo nel processo di sviluppo capitalista diviene merce -- ed in ciò consiste il suo intrinseco valore di scambio -- ma la merce più preziosa è quella "cosa-vita" che si fa uomo, natura, mondo. Il mondo non è più soltanto reificato, ma la reificazione -- l'essere cosa del mondo -- diviene mondo, al punto da prodursi come seconda genesi. Più efficiente e più veloce nel prodursi/riprodursi in rapporto ai tempi naturali della prima genesi.

Algenia significa cambiare l'essenza di una cosa vivente. In passato l'alchimia -- parola che sembra sia derivata da un termine arabo che significa "perfezione" -- doveva servire per aiutare la natura a "diventare perfetta", ed in questo l'oro, per il suo stato di apparente immutabilità, rappresentava al meglio l'immagine di immortalità e perfezione. Il problema, però, per l'alchimista era di trovare "la formula che mondi possa aprire" al fine di dare alla natura la pienezza del suo essere preziosa.

Ora che il mondo appare come una semplice "formula" da applicare e mettere in atto -- anche se i tempi per la sua effettiva realizzazione non sono certo immediati -- il problema non è più sapere come, ma quando la cosa-uomo (brevettata più o meno, poco importa) sostituirà l'uomo-cosa nella produzione/riproduzione della società capitalista. Perchè il problema non è tanto fino a che punto la creazione artificiale della vita attraverso la sua riprogrammazione genetica potrà implicare la fine del mondo naturale (dal momento che già da ora la naturalità del mondo non si da se questo è oggetto della produzione capitalista), bensì se l'umanizzazione delle cose (la cosa fatta uomo) sia il definitivo superamento del mondo come stato delle cose umane (fatte dall'uomo), in cui l'individuo non è più alienato, ma alieno in un mondo popolato da creature clonate, chimeriche, transgenetiche.

Jules Élysard



Contenuti UNa storia in edicola archivio comunicati a-links


Redazione: fat@inrete.it Web: uenne@ecn.org