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Da "Umanità Nova" n.14 del 16 aprile 2000

Elettrosmog: si, no, ma, però...

Il documento stilato dalla apposita commissione di esperti a firma dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (O.M.S.), in merito agli effetti dei campi elettromagnetici (c.e.m.), è un capolavoro di ambiguità. Da una parte, infatti, si afferma che non c'è ancora una rilevanza statistica dei dati raccolti tale da dimostrare e certificare conseguenze negative determinate sulla vita degli umani, dall'altra invita i singoli comunque alla prevenzione, soprattutto nelle abitazioni e nei luoghi frequentati dall'infanzia, riducendo le sorgenti e i tempi di emissione. Per finire sollecita la considerazione sul fatto che i costi di bonifica e gli investimenti per una maggiore sicurezza degli impianti debbono essere commisurati all'effettiva pericolosità dimostrata dai c.e.m.. Insomma un giro di parole che avrà come effetto quello di fornire ai potentati elettrici e alle multinazionali delle telecomunicazioni una giustificazione sui loro ritardi nella messa a norma degli impianti e sui loro mancati (o ridotti) investimenti sul fronte della sicurezza.

L'alibi della scarsità dei dati a disposizione della comunità scientifica internazionale non regge se lo mettiamo a confronto con l'impegno assai scarso in denaro, in mezzi, in addetti, sul versante della ricerca degli effetti dei c.e.m.. Denaro, mezzi e addetti che invece abbondano nel settore energetico e delle telecomunicazioni (campagne pubblicitarie martellanti, ricerche pilotate, condizionamenti scientifici, ecc.) con tutte le conseguenze del caso.

Intanto l'appello a concentrarsi sulla prevenzione domestica - con l'obiettivo evidente di ridurre la quantità di radiazione complessiva assorbita, mettendo però in secondo piano la componente dovuta agli elettrodotti ed alle antenne d'emissione - dimostra tutta la sua insufficienza . Pochi giorni dopo la diffusione del documento dell'O.M.S. , l'Associazione dei consumatori britannici metteva sull'avviso gli utilizzatori di telefoni cellulari, che pensano di salvaguardarsi dalla microonde ricorrendo all'auricolare, sulla pericolosità di tale sistema.

Secondo tale Associazione il filo dell'auricolare funzionerebbe da antenna, dirottando nel padiglione auricolare una quantità di microonde tre volte superiore a quelle che si rilevano senza tale accessorio. Insomma uno studio che ribalta totalmente i risultati precedenti che indicavano invece una riduzione di emissioni tale da tranquillizzare gli utenti telefonici, e che dimostra la particolare complessità di un settore che abbisognerebbe di ben altri sforzi per delineare risposte sufficientemente certe. Quello che c'è di certo, come abbiamo avuto modo di riferire in articoli precedenti, è che lo sviluppo abnorme dei c.e.m., dovuti allo sviluppo industriale di questo secolo, ha un influenza sulla materia vivente e che quest'influenza delinea uno scenario preoccupante (leucemia, tumori, ecc.) in diversi sottoposti alle loro emissioni. E ragionamenti analoghi si possono fare, e con maggiori certezze, per altre situazioni (radiazioni nucleari, inquinamento atmosferico e chimico, stato delle acque, ecc.).

Non sarebbe allora il caso di dare maggiore forza al tentativo di ripensare il modello di sviluppo, proprio nel momento in cui le nuove scoperte che hanno permesso di completare la mappa del genoma, aprono scenari a dir preoccupanti sulle possibilità di selezione della vita, umana e non?

Un modello costruito da un potere ossessionato dal mito della velocità, della adattabilità, del conformismo, dell'obbedienza, può porsi a garanzia di un livello accettabile di vita?

Max.var.



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