|
Da "Umanità Nova" n.15 del 23 aprile 2000
Primo maggio
Solidarietà e lotta
Ion Cazacu, cosparso di benzina e bruciato dal padrone per il quale lavorava in
nero come muratore a Gallarate è morto dopo aver resistito per settimane
nonostante il suo corpo fosse ustionato al 90%. La sua è una storia di
resistenza: resistenza alla povertà, allo sfruttamento,
all'umiliazione.
Immigrato in Italia dalla Romania, Ion è uno dei tanti venuti nel nostro
paese per cercare un'opportunità di vita. Vi ha trovato, come la maggior
parte degli immigrati, sfruttamento bestiale, condizioni di lavoro vicine alla
schiavitù, una legislazione fatta apposta per favorire il lavoro nero,
la precarietà, la discriminazione. Ion, come pochi altri, si è
ribellato chiedendo un salario più decente e, per questa violazione
delle feroci regole di un gioco che vuole gli immigrati sottomessi e senza
alcun diritto, è stato barbaramente ucciso.
In questo primo maggio del 2000 che vede i sindacati di stato inginocchiarsi a
Roma davanti al papa dopo aver sottoscritto in accordo che sancisce la fine del
diritto di sciopero nei servizi pubblici, la vicenda di Ion Cazacu diviene
emblematica di un clima sociale in cui prevalgono la frantumazione dei legami
sociali, il razzismo diffuso, l'ostilità verso il diverso, la
difficoltà di costruire percorsi di solidarietà. La destra
più reazionaria e populista cuce addosso agli immigrati l'immagine del
nemico, dando così un volto alla paura che crea ed alimenta attraverso
oculate campagne stampa. La fine di un sistema di garanzie frutto di un patto
sociale durato quasi cinquant'anni da luogo ad una crescente incertezza che
trova nell'immigrato povero il capro espiatorio di tutti i mali e le
ingiustizie sociali che le politiche liberiste e liberticide di questi anni
hanno contribuito ad accentuare.
In questi ultimi mesi abbiamo così assistito ad una sequela vergognosa
di ignominie: l'approvazione della legge di parità scolastica, che
sancisce il finanziamento pubblico alle scuole dei preti, la limitazione delle
libertà sindacali, l'indizione dei referendum per introdurre la
facoltà padronale di licenziare a piacimento, la creazione di un
esercito professionale e l'aumento delle spese militari...
Mentre la scintillante vetrina giubilare lustrata e addobbata con soldi
pubblici arrogantemente mostra le chiese restaurate e i conventi rifatti, Alex
e Amanda, due bambini rom, muoiono bruciati in una roulotte di un campo nomadi
alla periferia di Bologna. La polizia dice che si tratta di un incidente, di un
"casuale" corto circuito ma nella morte di questi bambini, come di tanti altri,
non vi è nulla di casuale. Sono morti perché per loro, in questo
nostro, paese non vi è un posto decente in cui vivere, perché a
loro, come a al rumeno Ion, come ai sei tunisini periti nel rogo al lager di
Trapani, è negato il diritto di vivere.
Questo primo maggio non è e non può essere un giorno di festa ma
può e deve divenire un'occasione di lotta, una giornata di
solidarietà internazionalista, un momento della resistenza alla
globalizzazione e al liberismo. Per una società di libere ed eguali. Per
Ion, per Alex e Amanda, per Selim, per ciascuno di noi.
| |