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Da "Umanità Nova" n.16 del 7 maggio 2000

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E' LA LOTTA, NON IL VOTO
13 aprile sciopero della scuola

Proseguono le mobilitazioni della scuola. Giovedì 13 aprile si è svolto lo sciopero dell'intera giornata indetto dall'Unicobas per tutto il personale docente e non docente, con presidio sotto il Ministero della Pubblica istruzione a cui hanno partecipato attivamente circa 200 persone.

Attualmente non sono ancora disponibili i dati di adesione allo sciopero, che comunque, dalle valutazioni effettuate in sede locale è da ritenere soddisfacente. Nelle assemblee preparatorie tenute nelle scuole, l'attenzione verso questa scadenza è stata notevole, soprattutto considerando il particolare memento che il mondo della scuola sta vivendo con il clima consolatorio instauratosi in seguito allo sciopero dello scorso 17 febbraio. La straordinaria mobilitazione che si era creata ha determinato la cancellazione del decreto attuativo del concorsone, ma moltissimi problemi sono rimasti aperti, a partire dal concorsone stesso, ancora saldamente presente nel contratto, in attesa solo che lo staff ministeriale trovi una formula attuativa (peraltro già delineata) alternativa all'impopolare quizzone, ma ancora legata alla distribuzione selettiva e meritocratica dei soldi di tutti. Ma altri gravissimi colpi sono stati inferti alla scuola proprio in questi ultimi due mesi, che hanno visto portare a compimento manovre in atto da tempo: la riforma dei cicli e la legge di parità per il finanziamento alle scuole private hanno difatti ricevuto l'approvazione definitiva nei giorni immediatamente successivi allo sciopero del 17 febbraio; all'inizio di marzo è stata inoltre varata la manovra che porterà ad un taglio consistente degli organici del personale non docente.

Tutto questo in un panorama di progressive e pesanti restrizioni dei diritti sindacali, per la scuola come per altri settori lavorativi.

Nonostante l'attenzione dovuta, all'indomani di uno sciopero imponente, tanto alla piazza quanto alle organizzazioni promotrici della giornata, che sono state ricevute ufficialmente, il Governo ha proseguito imperterrito secondo il programma politico. Se è vero che Berlinguer ha ceduto su una questione secondaria come il quizzone, a cui presto si sostituirà qualcosa di simile, è vero anche che, nell'imminenza elettorale, ha saldato patti - quali la legge di parità - stipulati da tempo dall'Ulivo con i settori cattolici e i centro destra e rinnovati da D'Alema.

Senza nulla togliere alla valorizzazione dell'obiettivo immediato raggiunto con lo sciopero del 17 febbraio, c'è da chiedersi perché, due mesi fa, tanto rilievo fu dato dai mass media alla mobilitazione degli insegnanti. Tutti ricordano le copertine dell'Espresso, le trasmissioni di Bruno Vespa; la protesta contro il concorsone era di dominio pubblico, conosciuta non dai soli addetti ai lavori, ma da chiunque. Mai campagna di sciopero è stata più facile; i riflettori, artatamente accesi anche dal centro destra su quell'unico punto, il quizzone, hanno cercato di stornare l'attenzione della categoria da altri problemi, ricordando al Ministro, alla viglilia delle elezioni, di pagare il debito aperto con i cattolici ed il centro destra. Quindi: riforma di cicli e parità varate, silenzio di scuderia da parte dei vari settori democratici e di sinistra compreso il Forum per la scuola della repubblica.

Pace sociale: guai mettere in discussione l'operato del centro sinistra; le coalizioni elettorali DS-Rifondazione possono persino consentire lunga vita al ministro Berlinguer: in fin dei conti ha tolto il quizzone!

Di fronte a tanta mistificazione è quantomai necessario proseguire le mobilitazioni.

Per questo motivo l'Unicobas ha costruito, successivamente al 17 febbraio, una serie di agitazioni che hanno previsto scioperi orari in quattro giornate nel mese di marzo e lo sciopero dell'intera giornata del 13 aprile, intendendo costituire in categoria uno stato di agitazione permanente che si protragga sino alla fine dell'anno scolastico.

Con la manifestazione del 17 febbraio si è aperta di fatto una grande vertenza di piazza sulla scuola che ha reso irrinunciabile ed estremamente qualificante una scadenza di sciopero docenti e non docenti in piena campagna elettorale.

È assai deludente, per contro, soprattutto dopo la giornata unitaria del 17 febbraio, che su una scadenza di sciopero in periodo preelettorale non si sia realizzata la convergenza di altre sigle sindacali, benché la proposta di sciopero dell'Unicobas sia stata presentata per scritto alle organizzazioni presenti all'assemblea nazionale Cobas del 12 marzo (con aperture alla individuazione anche di date alternative al 13 aprile, purché preelettorali).

È riduttivo peraltro che si sia prodotta una proliferazione di scadenze, di agitazioni, accuratamente in sottotono, per il solo personale ATA, quando tutto il comparto scuola sta subendo attacchi pesantissimi, decidendo di non mobilitare il personale docente almeno fino a debite distanze di sicurezza da date elettorali.

Evidentemente i condizionamenti politici di Rifondazione comunista su alcuni settori che esercitano autorità nel sindacalismo di base della scuola, quali i Cobas, inducono ad un immobilismo peelettorale che inequivocabilmente trova le sue ragioni nell'accordo elettorale DS-PRC. È patetico che alcuni dirigenti di sindacati di base (leggi Sincobas) siano impegnati nei comizi conclusivi delle campagne elettorali di Rifondazione trovandosi affratellati agli odiati DS e apparentati ai radicali contro i quali tuonano sul referendum di maggio.

Per contro, è stato assai significativo che il 13 aprile, tre giorni prima del voto, dei lavoratori abbiano potuto esprimere con la lotta, l'autorganizzazione, lo sciopero, modalità e contenuti antitetici alla religione democraticista- elettorale.

Patrizia Nesti



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