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Da "Umanità Nova" n.17 del 14 maggio 2000

Ancona 19 e 20 maggio: "Conferenza sulla Sicurezza nell'Adriatico"
Aprire le frontiere!

La "Conferenza sulla Sicurezza nell'Adriatico" in programma tra pochi giorni ad Ancona, è stata decisa al vertice europeo sulla "sicurezza" svoltosi a Tampere in Finlandia nell'ottobre del 1999. In quell'occasione gli stati dell'Unione Europea approvarono un piano comune destinato nel giro di 5 anni a dar vita ad uno "spazio della giustizia disegnata a Tampere ha molteplici aspetti ma il perno attorno al quale gira tutto il progetto sarà l'armonizzazione delle "politiche di asilo e dell'immigrazione" cioè la creazione di un regime comune (ma non unico per la ferma opposizione francese) in tema di concessione del diritto di asilo, di lotta all'immigrazione clandestina e di integrazione degli immigrati regolari. Anche se si parla di lotta alla criminalità organizzata e al riciclaggio del denaro, l'attenzione maggiore è sempre riferita alla questione dell'immigrazione e ai modi con i quali la Fortezza Europa può difendersi dalla tanto temuta invasione.

Eppure questa Fortezza ha bisogno degli immigrati! Qualche dato recentemente diffuso chiarirà l'ambiguità delle politiche dei governi europei. Secondo uno studio dell'ufficio demografico dell'ONU per mantenere stabile la propria forza lavoro fino al 2025 compensando la scarsa natalità l'Italia dovrebbe ammettere almeno 300mila immigrati ogni anno. Il problema non è solo italiano: la germani a per salvaguardare la sua forza lavoro dovrebbe accogliere circa 500mila immigrati l'anno. Nel 1999 nell'UE le nascite hanno superato le morti di sole 266mila unità e l'aumento della popolazione è stato rafforzato dalla presenza degli immigrati. Particolarmente evidente il caso italiano dove nel 1999 i decessi hanno superato le nascite di 44mila unità e il saldo positivo (+86mila unità) deriva dai 130mila immigrati regolarizzati.

Se la spinta xenofoba, la paura dello straniero fomentata dalle forze di destra, tende a favorire le politiche repressive e di chiusura nei confronti dell'immigrazione si fa sempre più evidente la pressione dei settori sociali legati agli interessi economici impegnati a giustificare l'apertura delle frontiere agli immigrati. Si sta così sviluppando una corrente che giustifica l'immigrazione per ragioni economiche. La diminuzione demografica, il rapido invecchiamento del corpo sociale (nel 2044 il 36% dei 44 milioni di italiani avrà più di 65 anni), la domanda di manodopera in settori rifiutati dai giovani italiani: ecco le ragioni del sostegno all'immigrazione tanto care al governatore della banca d'Italia il cattolicissimo Fazio ("l'immigrazione non solo non è un fenomeno negativo, ma è un fenomeno necessario in un paese dove il calo demografico impoverisce le generazioni future"). In un suo recente studio la Fondazione Agnelli si domanda: "A quali condizioni un immigrato extracomunitario è un fattore di disturbo, un rischio oppure una risorsa?". La risposta è semplice: si tratta di un problema di "selezione" degli immigrati che deve avvenire più a livello locale che a livello nazionale perché solo le comunità locali hanno sotto controllo le effettive esigenze del proprio mercato del lavoro. Necessario corollario di questa tesi è che a livello locale devono essere gli imprenditori ad assumere un'importanza centrale nel processo decisionale di "selezione" dell'immigrazione. Pare significativo che anche l'abominevole proposta di legge sull'immigrazione presentata da Forza Italia e dalla lega decentra a livello regionale la decisone sulle quote di immigrati da accogliere.

Sempre seguendo la stessa linea di pensiero, il presidente dell'Associazione delle società di lavoro interinale, l'ex sindacalista della CISL Enzo Mattina, ha proposto al ministro dell'Interno Bianco di favorire la concessione del permesso di soggiorno agli immigrati assunti dalle ditte che forniscono lavoro temporaneo. Questo dibattito si inserisce in una realtà che vedrà nel biennio 1999-2000 ben 200.000 assunzioni di extracomunitari, il 24,5% del totale delle nuove assunzioni (studio CISL). Secondo l'Unioncamere il peso della manodopera extracomunitaria è ancora maggiore: 34,5% delle nuove assunzioni.

Secondo una stima dell'INPS nel 2025 gli immigrati con un lavoro regolare saranno circa 2.100.000 mentre i contributi versati dagli extracomunitari dal 2.000 al 2010 saranno pari a circa 55.000 miliardi: una bella boccata di ossigeno per le casse dell'Istituto.

La corrente che sostiene l'immigrazione per ragioni economiche ha trovato la sua espressione nella legge Napolitano-Turco che stabilisce il principio di legare l'ingresso degli immigrati all'inserimento nel mondo del lavoro. È il principio della regolarizzazione dei flussi migratori sulla base delle esigenze economiche. È il principio caro alla Fondazione Agnelli di "selezionare" i candidati sulla base delle loro capacità lavorative e culturali ma anche della loro provenienza, della loro etnia, del loro sesso, della loro età. Bella schifezza!

Non è casuale che la legge Napolitano-Turco ha permesso la costruzione di lager per clandestini ma niente ha fatto in tema di integrazione (per esempio snellendo la possibilità di concedere la nazionalità italiana ai figli nati in Italia dagli immigrati). La sinistra di governo, seguendo le indicazioni degli ambienti confindustriali, ha considerato l'immigrato solo come un lavoratore illudendosi così di risolvere il problema di dimenticando che i problemi rimangono, dentro e fuori i cancelli delle fabbriche.

La chiusura delle frontiere e il tentativo di governare i flussi con la concessione di ingressi autorizzati (58.000 nel 1999, 63.000 nel 2000) non risolvono il problema, anzi l'acuiscono creando masse crescenti di clandestini che le periodiche sanatorie non riescono mai ad azzerare. Solo frontiere aperte, solo politiche di accoglienza e integrazione (case scuole, ospedali, etc.) potranno favorire lo sviluppo di una società che accetti l'immigrazione come un momento di crescita, culturale e sociale prima che economica.

Fabiano



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