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Da "Umanità Nova" n.19 del 28 maggio 2000

La legge antisciopero contro le lotte dei ferrovieri
Lotte in differita

Dalle ore 21 del 13 maggio alle ore 21 del 14 maggio, i ferrovieri avrebbero dovuto incrociare le braccia per l'ultima delle iniziative di sciopero indette contro la ristrutturazione selvaggia delle FS che fa perno sulla privatizzazione e l'azzeramento dei diritti dei ferrovieri, nonché contro la recente legge peggiorativa in materia di diritto di sciopero.

Le organizzazioni sindacali impegnate in questa lunga battaglia sono state convocate dalla Commissione di garanzia, unitamente alla Società FS, ma si è trattato di una pura formalità e non c'è stato nessun accordo tra le parti; a questo punto il ministro dei trasporti ha differito d'autorità lo sciopero un atto che vuol significare due cose: i ferrovieri devono rassegnarsi; il trasporto pubblico in Italia deve essere svenduto tranquillamente, per far spaio alle società speculative private. L'esordio della nuova legge antisciopero varata di recente non poteva essere migliore: ridotti gli spazi per le lotte, quelli che rimangono devono essere sottoposti alla discrezione del potere politico.

In una situazione diversa dovrebbe essere chiaro a tutti come ormai siano in ballo questioni di libertà che concernono tutto il mondo del lavoro e la società intera, come pure interessi contrapposti, tra cittadini-utenti-lavoratori e predatori d'altro bordo. Purtroppo però solo poche voci si levano in solidarietà con i ferrovieri e contro la politica padronale-governativa; l'isolamento in cui sono lasciati il settore ferroviario e tutto il mondo dei trasporti, che continua a mantenere un proprio passo costante di protesta e mobilitazione, è il metro di una seria difficoltà del sindacalismo di base a rispondere e rilanciare la sfida a governo, Confindustria e sindacati di regime.

I ferrovieri, comunque, hanno rilanciato, riproclamando lo sciopero per il 10 e 11 giugno con le stesse modalità e gli stessi obiettivi. I sindacati aderenti all'ORSA, più quelli della CUB (FLTU e RDB), insistono nel contrapporsi agli accordi famigerati dello scorso novembre siglati da CGIL-CISL e UIL e Società FS: doppio regime contrattuale, riduzione dell'ERI (Elemento Retributivo Individuale, processo di divisionalizzazione e privatizzazione.

Lo sciopero indetto la domenica non comporta obblighi di garantire servizi minimi; questo è stato considerato un elemento di debolezza della legge 83/2000 che ha ritoccato in peggio il diritto di sciopero, da quell'opinione pubblica forcaiola imboccata dai mass-media e dagli stessi esponenti dei sindacati di regime, come Cerfeda (CGIL) e Baretta (CISL), i quali, in perfetta sintonia con la Confindustria, sono già scesi in campo ponendo la questione dei servizi minimi durante i giorni festivi: lo sciopero dovrà essere, alla fine, un mero atto di testimonianza di una volontà, tale e quale un comunicato stampa ed un volantino.

Strategicamente, però, questi scioperi ultralegalitari che i ferrovieri stanno cercando di attuare, vengono presentati come il massimo della trasgressione e del selvaticume, nel chiaro tentativo di tenere alta la tensione contro chi ancora crede nella lotta, e di presentare come il massimo della pericolosità ciò che invece assomiglia sempre più ad un'arma spuntata e prevedibile, in modo tale da provocare un atteggiamento difensivo degli attuali, miseri, spazi di agibilità. Da questa consapevolezza nasce anche la manifestazione nazionale dei ferrovieri indetta a Roma per venerdì 26 maggio (partenza ore 9,30 dall'atrio della stazione di Roma Termini), dai sindacati dell'ORSA e da FLTU-CUB ed RdB; un modo per rompere il muro del silenzio, e tentare altre forme di pressione e mobilitazione.

Pippo Gurrieri



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