![]() Da "Umanità Nova" n.20 del 4 giugno 2000 Gay Pride. Arroganza clericaleLa vicenda del "gay pride", la manifestazione della giornata dell'orgoglio omosessuale, che si svolge ogni anno in una capitale, quest'anno si svolgerà a Roma. Del tutto opportuna la scelta del movimento gay di manifestare a Roma in occasione del giubileo per rendere evidente l'omofobia della dottrina cattolica. Chi la considera inopportuna é il governo italiano da sempre succube delle prepotenze clericali. Chi la vuole vietare é la chiesa cattolica, il centro-destra e tutti i partiti cattolici, compresi quelli del centro-sinistra. La posizione del Vaticano é chiara: la manifestazione del Gay Pride é una provocazione anticattolica e come tale va impedita con ogni mezzo. Le dichiarazioni a mezzo stampa, di questi giorni nei quali é scoppiata la polemica pubblica sulla vicenda, sono variegate e sfumate ma l'obiettivo é comune e preciso: dimostrare che in Italia non é possibile esprimersi in autonomia dalla volontà della gerarchia clericale. Il balletto delle interviste e dei comunicati esercita il pressing sulle autorità politiche affinché adottino provvedimenti restrittivi della libertà di manifestazione. Le dichiarazioni del capo del governo sono state esilaranti nella loro indecenza: "purtroppo, in Italia, vige la costituzione che garantisce la libertà di manifestazione". Dichiarazioni di questo genere rendono evidente il fastidio con il quale le gerarchie politiche, clericali e sociali rispettano le libertà politiche, associative, culturali e sociali. Non é casuale che i liberisti di tutti gli schieramenti politici quando si tratta delle libertà politiche delle minoranze, delle libertà sindacali dei lavoratori, delle libertà civili e popolari, quando si tratta della libertà "degli altri" si schierino con l'oscurantismo, la conservazione, la reazione. Ecco che il fascista Storace, assurto allo scranno della regione Lazio, si sbraca per impedire la manifestazione gay. Ecco Forza Nuova (ancora loro!) indire una manifestazione il giorno del corteo gay con l'evidente intento di far vietare tutte le manifestazioni per ragioni di "ordine pubblico". Ecco Forza Italia sostenere Fini e Casini, assieme a Bianco, D'Antoni e Marini nella campagna antigay. Ecco la Lega esibire l'omofobia machista che tanto successo le ha attribuito nelle valli padane. Bossi, ex anticlericale, invoca oggi i valori cristiani. Lo stato, la chiesa, l'infame borghesia si ricostituiscono come triade del potere ogni qual volta ritengono possibile e necessario reprimere le libertà civili, politiche, culturali e sociali.
La nostra solidarietà va al movimento gay. Contemporaneamente rivolgiamo a queste compagne e questi compagni la nostra critica per la logica compromissoria e subalterna che anima la loro protesta. Ciò non per ideologismo o per rivendicare una purezza antagonista ma perché l'atteggiamento dialogante ed i compromessi con le autorità politiche, amministrative e religiose non garantiscono l'esercizio della libertà di espressione che, giustamente, il movimento gay rivendica. Un atteggiamento più battagliero, il rifiuto della mediazione (e dei finanziamenti) del sindaco Rutelli (quel laico che in Vaticano tutti conoscono come "cagnolino"), sono passaggi indispensabili per dare nuova autonomia al movimento delle e degli omosessuali. La libertà si esercita, non si mendica. Se il movimento gay saprà dare l'indicazione di una manifestazione che si svolga per la strade del centro indipendentemente da tutti i pareri o i divieti, quella manifestazione sarà non solo la manifestazione dell'orgoglio omosessuale ma diventerà anche la manifestazione di tutte le donne e di tutti gli uomini omo o etero che amano la libertà. W.S.
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