![]() Da "Umanità Nova" n.20 del 4 giugno 2000 Pausa caffè a GenovaLe iniziative contro il Tebio, la mostra delle biotecnologie svoltasi a Genova dal 24 al 26 maggio, sono state precedute dalle altisonanti dichiarazioni dei vari autonominati "Portavoce" del movimento che dietro gli slogan "Ribellarsi è naturale" e "o tutti o nessuno" promettevano una Seattle italiana, capace di bloccare i lavori del Tebio, dando un segnale forte contro lo strapotere delle Multinazionali. Noi non ci abbiamo mai creduto ed abbiamo preferito muoverci in modo autonomo con presidi di piazza, l'occupazione del Palazzo Ducale e la partecipazione alla manifestazione indetta al pomeriggio dal gruppo di ControTebio. La mattina del 25, incrociando le migliaia di manifestanti di ritorno dalla manifestazione organizzata dal Coordinamento Mobilitebio, pensavamo di esserci sbagliati, che forse, per questa volta il corteo, le cariche fossero qualcosa di più della solita sceneggiata cui ci hanno da tempo abituati le varie tute bianche della post-autonomia. Tutti i manifestanti infatti annunciavano con soddisfazione che il convegno di Tebio era stato sospeso, che il movimento aveva vinto. Poche ore dopo i vari Tg hanno annunciato che la sospensione concordata dal Portavoce e dal paio di preti con cui suole accompagnarsi era stata di ben sei minuti! 8mila persone in piazza in un giorno feriale, dopo mesi di preparazione avevano sortito lo straordinario effetto di concedere ai signori delle biotecnolgie una pausa caffè. Ancora una volta non ci eravamo sbagliati, ancora una volta le tute bianche si sono esibite in una sceneggiata di piazza utile solo a dimostrare ai partiti istituzionali e governativi (i Verdi in testa) che sono capaci di governare il dissenso, di raccattare voti, di garantire una protesta che finga di voler cambiare tutto perché tutto resti come prima. Fortuna che il diavolo sa fare le pentole ma non i coperchi e già dal giorno successivo sono cominciate a giungere le prime voci critiche. Interessante che le voci di dissenso questa volta non siano state solo quelle dei "cattivi" anarchici o autonomi ma siano l'espressione del disagio di persone di area moderata ma non per questo disponibili a rinunciare ai propri obiettivi per la gloria del "Portavoce" di turno. Il movimento di contro globalizzazione sta facendo in questi mesi i primi timidi passi ma sta crescendo: a novembre eravamo ben pochi nelle piazze italiane a manifestare contro il WTO, oggi, pur tra mille difficoltà, il movimento è divenuto visibile. Se vogliamo che quella che abbiamo di fronte non sia che una fugace primavera occorre tuttavia saper uscire dalla, pur rilevante, dimensione spettacolare moltiplicando la capacità critica ed i luoghi dell'autorganizzazione, rifuggendo le logiche consociative come pure, d'altro canto, la mera velleità di contrapposizione fine a se stessa. Nei modi in cui ciascuno riterrà ma sempre senza tutele né Portavoce. Maria Matteo
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