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Da "Umanità Nova" n.20 del 4 giugno 2000

Genova: le manifestazioni contro Tebio
Una giornata particolare

Gran parte delle notizie sulle mobilitazioni antiTebio sono filtrate attraverso i resoconti giornalistici di questi giorni: dalle tv locali a quelle nazionali, dalle pubblicazioni indigene ai maggiori quotidiani, nonché da internet, dalla stampa militante ecc. si sono avute e si avrà modo di portare alla conoscenza dei più ciò che è accaduto il 24, il 25 ed il 26 maggio a Genova. È superfluo dire che a fianco di pochi articoli seri, la maggior parte dei resoconti giornalistici si sono incentrati sul dato folkloristico delle manifestazioni, accentuando volutamente i paragoni con Seattle e montando, come sempre, un clima di terrorismo psicologico sulle popolazioni locali ed internazionali: la nuova teppa ecologista come emblema del pericolo montante nei lidi patrii. Hanno contribuito a questa visione nazional-popolare tutti quelli che, nel bene e nel male, hanno visto nella mobilitazione antiTebio prima di tutto un momento di differenziazione da altri e poi un momento di lotta: sto parlando sia dei 'novelli francescani non-violenti' (alla loro buona memoria), che non perdono l'occasione di dissociarsi a destra e manca e talvolta pure da se stessi, sia degli autonomi hard-core e delle loro beghe di famiglia, ovvero 'della resa dei conti' prima di tutto.

Ma facciamo un salto indietro.

Tra gli anarchici, quelli che fanno riferimento al Coordinamento anarchico ligure e piemontese, la discussione politica, sia in sedi locali che in sedi comuni, sul che fare nei giorni della mostra sulle biotecnologie si è sviluppata a partire da alcuni punti fermi comuni:

Contrapposizione netta alla mostra sulle biotecnologie per ciò che implica sul piano politico, sociale, economico ed ambientale: tutto ruota intorno alla nozione di profitto ed in ultimo alla natura stessa del capitalismo. Questo significa ritenere come assolutamente ridicole le pretese di controllo democratico dei processi di conoscenza e di applicazione scientifici legati all'uso delle tecnologie biologiche.

Rifiuto della logica 'un piede in due scarpe', ovvero di quelli che si contrappongono, però si fanno, nello stesso tempo, patrocinare da quegli enti che finanziano contemporaneamente la mostra Tebio ecc.

Rifiuto della logica delle separazioni matrimoniali con tutto ciò che ne consegue (anche se dal punto di vista prettamente ideologico mi sento più vicino a quelli cattivi). A partire da questi punti comuni, come è ovvio, ognuno ha fatto ciò che gli pareva.

Le attività che si sono sviluppate durante la mattinata sono state:

Partecipazione di alcune individualità al corteo di Mobilitebio con annessi e connessi.

Presidio permanente in piazza Campetto, come momento di controinformazione verso la cittadinanza e come punto di raccolta per le iniziative comuni.

Occupazione del palazzo Ducale con esposizione di uno striscione con sopra scritto: "Te' Bio" e coronato graficamente da un pugno con dito medio alzato. Questa iniziativa si è meritata una bella foto ed una prima pagina locale del Secolo XIX ed un articolo sul Corriere Mercantile, nonché una diretta su radio Flash di Torino e su radio Babboleo di Genova.

Nel pomeriggio.

Breve presidio in piazza De Ferrari e ricongiungimento con il corteo di "Azione diretta" con esposizione dello striscione: "contro i padroni del mondo, per la globalizzazione del conflitto sociale".

Durante i tre giorni della fiera, altri compagni e compagne di area libertaria delle realtà rurali e non, che fanno riferimento al C.i.r., hanno preso parte al presidio permanente che si è svolto in piazza Rossetti, sede di discussione, di svacco, di cibarie non transgeniche, di banchetti di libri ecc.

Un'ultima nota di 'colore': la paurosa militarizzazione di Genova (oltre 5000 caschi blu). Terrore allo stato puro e soldi pubblici buttati: niente di nuovo.

Infine, non vorrei, a caldo, trarre delle conclusioni politiche affrettate. Ciò che mi sembra di poter affermare è che la visibilità scenica paga (cioè la stampa è poi 'costretta' a parlarne), ma che sarebbe meglio, in alcuni casi e dove è possibile, gestirsela in proprio (con i propri contenuti).

Si può anche affermare che certe tipologie di visibilità pubblica in alcuni casi non rendono comprensibili le questioni di merito, ma piuttosto alcuni 'apparati politici'.

In futuro la nostra intelligenza dovrà essere anche quella di riuscire a costruire iniziative autonome, che per a loro forza propositiva ed efficacia, sappiano essere un punto di riferimento per compagni/e sparsi e per realtà organizzate. Ci sarebbero tutti gli spazi.

Pietro Stara



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