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Da "Umanità Nova" n.21 del 11 giugno 2000
L'occhio del potere
Schedature dei carabinieri
Da quando il concetto di popolazione e, correlativamente, di territorio sono
apparsi nel contesto di quella che abbiamo definito modernità, le
tecnologie del controllo hanno occupato lo spazio storico che unisce
società e politica per insediarsi stabilmente e a pieno titolo nei
discorsi dell'Occidente, per così dire.
Non che la pratica del controllo avesse nei secoli precedenti una dimensione
più ridotta: governare bene significa conoscere bene e dunque sapere
tutto, su tutti. Certo la struttura delle nuove società industriali che
si affacciarono al mondo ad inizi Ottocento necessitavano di apparati
istituzionali più complessi di quelli di cui il vecchio monarca
disponeva appena qualche decennio prima per esercitare il diritto di vita e di
morte sui propri sudditi.
La società occidentale, insomma, è da sempre società di
controllo; il sistema di potere da cui essa promana è specificamente
articolato sul carattere, centrale, dell'informazione. Le strutture che, nel
corso degli anni, sono state variamente deputate a questo compito, pur nella
diversità delle situazioni, hanno sviluppato tecniche sempre più
avanzate e capillari di sorveglianza. Lo Stato, per come l'abbiamo conosciuto
nel ruolo coatto di cittadini fin dalla nascita assegnati ad un codice
identificativo che si chiama anagrafe, rappresenta la massima concrezione
possibile del potere che istituisce lo sguardo intrusivo del custode. Anche se
di quel potere è soltanto minima parte, concrezione istituzionale
appunto, sempre sortibile di modificazioni e trasformazioni.
Come diceva Foucault, non appena pensiamo di aver trovato il bandolo della
matassa, ecco che gli effetti di potere si sono già spostati altrove, ad
occupare altre zone strategiche nella fitta tramatura di relazioni che
chiamiamo società.
La dinamica del controllo, in sostanza, evolve continuamente e spesso con
conseguenze che nemmeno riusciamo ad immaginare. Nell'ultima, derelitta epoca
ipervirtuale le suggestioni del controllo totale su persone e cose travalicano
ogni speranza di riappropriazione anche di una esigua quota di privacy. Eppure
nemmeno il più sofisticato dei regimi di sorveglianza riesce mai a
diventare assoluto, qualcosa, qualcuno sfugge sempre attraverso le maglie
fittissime della tela del ragno.
Valerio Mattioli, appuntato scelto dei Carabinieri, ha pensato di denunciare la
schedatura di ben 70 milioni di donne, uomini, associazioni, enti, partiti,
studi, aziende, industrie, società finanziare, direttamente alla
Magistratura. Secondo Mattioli esistono almeno 42 ipotesi di reato in relazione
all'operazione di massa approntata dall'Arma. Il tema dei dossier è
storia vecchia nell'Italia repubblicana. A metà anni Sessanta divennero
famosi i 150.000 fascicoli che il generale De Lorenzo, autore di un tentativo
di golpe andato a vuoto, raccolse su quanti erano sospettati di avere idee
troppo a sinistra. Naturalmente il metodo De Lorenzo non era affatto nuovo,
anzi sarebbe facile dimostrare che gli archivi della polizia fascista passarono
indenni dall'epoca del regime alla nuova democrazia fondata sul lavoro. Del
resto, secondo quanto lo stesso Comitato di controllo sui Servizi di sicurezza
presieduto da Massimo Brutti aveva stabilito nel 1994, il Centro Elaborazione
Dati del Ministero dell'Interno è in grado di acquisire e conservare
qualsiasi tipo di informazione sui cittadini italiani, compresi gli elenchi
delle utenze telefoniche che la tecnica moderna riesce a mettere sotto
controllo in un batter di ciglia.
Che il grande Fratello sia tra di noi, o meglio sopra di noi, è un fatto
noto anche a coloro che ancora riescono a dubitare di essere continuamente
scrutati dall'occhio instancabile dei custodi. Se pensate al numero di tessere
magnetiche con le quali i nostri dati personali sono a disposizione di infinite
reti di computer, oppure alla smisurata diffusione delle comunicazioni
interpersonali attraverso la vendita selvaggia dei telefonini - che, suggerisce
qualcuno, possono essere utilizzati persino da spenti come sofisticati
microfoni per intercettazioni -, potrete ben immaginare che i 70 milioni di
pezzi di carta in possesso della Benemerita sembrano quasi il retaggio di una
cultura arcaica. Gli Stati Uniti, anche in questo caso, rappresentano il futuro
già da qualche decennio; la NSA (National Security Agency) è
certamente uno dei più formidabili archivi di informazione del mondo e
se a questa aggiungiamo il fantomatico sistema Echelon, del quale sul nostro
settimanale si è ampiamente trattato, un allarmante quadro generale si
profila distinto dinanzi alla nostra attonita quotidianità di
teledipendenti.
Piuttosto, si tratterà di riflettere, per l'ennesima volta, sul ruolo
dei carabinieri in questa terra mai davvero liberata dalle angustie dei
colonizzatori venuti da oltre oceano tanti anni fa e mai ripartiti. A sentire
il presidente della Commissione servizi della Camera, qualora si trattasse di
informazioni ambientali - concetto non ben chiarito da Frattini - non
esisterebbe violazione alcuna della riservatezza, poiché è
necessario conoscere quel minimo indispensabile su ciascuno per fini
istituzionali, un concorso in magistratura ad esempio o il rilascio di nulla
osta di segretezza. Insomma, le vie del segreto sono lastricate di buone
intenzioni. E di ridicolo, è chiaro. Sembra un po' difficile, infatti,
dimostrare che la schedatura di una associazione di anziani possa avere anche
lontanamente a che fare con un nulla osta segretezza. Ma tant'è.
Assuefatti come siamo a menzogne e dicerie, prestiamo un orecchio distratto a
quello che ci accade intorno, travolti dall'insinuante, e perversa, opera di
desertificazione della memoria e della coscienza. Lontano, vicino, forse da un
satellite, forse banalmente attraverso il telefono di casa, continua il lavorio
occulto del controllo, della classificazione. Per gli attenti secondini della
democrazia è sempre l'ora del tè, avrebbe detto Lewis Carroll, e
non c'è mai un minuto per sciacquare le tazze: "[...] 'Così
dovete sempre cambiare posto, vero?', disse Alice. 'Proprio così', disse
il Cappellaio, 'man mano che le tazze sono sporche ci spostiamo'.
'Ma che succede quando ricominciate il giro?' si arrischiò a chiedere
Alice."
Mario Coglitore
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