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Da "Umanità Nova" n.21 del 11 giugno 2000

Brescia: lo sgombero di piazza della Loggia
Immigrati in piazza

Brescia 3 giugno

Dopo 15 giorni di iniziative e manifestazioni, tra cui uno sciopero collettivo della fame, un primo corteo di tremila immigrati e la partecipazione al comizio per l'anniversario della strage di piazza della Loggia, sabato 3 giugno una nuova grande manifestazione con circa 4 - 5.000 persone ha riempito le piazze e le strade del centro di Brescia.

La manifestazione, oltre che protestare contro il rifiuto di permesso di soggiorno a 5.500 lavoratori immigrati, era stato indetto in risposta allo sgombero poliziesco del presidio permanente in piazza della Loggia, effettuato su disposizione del ministero dell'Interno - complice il sindaco Corsini - con grande dispiegamento di reparti Celere e Carabinieri.

Tale ennesimo episodio repressivo, analogo per durezza alle cariche contro gli immigrati avvenute il giorno precedente a Roma proprio per il giorno del Giubileo dei migranti, non solo non è riuscito ad intimidire e fermare la volontà di lotta, ma l'ha persino rafforzata facendole guadagnare solidarietà e sostegno, tanto è vero che poche ore dopo lo sgombero forzato piazza della Loggia è tornata ad essere il cuore della mobilitazione bresciana.

Al corteo di sabato, a fianco delle varie comunità straniere e, in particolare di quella pakistana, hanno infatti partecipato oltre al centro sociale Magazzino 47 e a Radio Onda d'Urto, che fin dall'inizio hanno con determinazione sostenuto questa lotta, anche altre forze sociali e politiche cittadine tra cui il Comitato Studentesco, i Cobas Scuola, Rifondazione Comunista e, pur senza aderirvi, gli anarchici del gruppo locale che hanno diffuso un volantino.

La tardiva adesione di CGIL, CISL e UIL alle ragioni della lotta dei lavoratori immigrati (ma non al corteo) ha aperto vari interrogativi e fa dubitare che sia del tutto spontanea e che la forte protesta dei "sans papier" del bresciano ha messo fine alla condizione di invisibilità di questi lavoratori, quotidianamente sfruttati come docile e flessibile manodopera nelle tante fabbriche della provincia, proprio all'ombra della concertazione sindacale; non casualmente l'obiettivo sostenuto da CGIL, CISL e UIL di un permesso di soggiorno provvisorio per un anno, per dare tempo agli immigrati di regolarizzare la propria posizione adeguandosi alle norme-capestro previste dalla Legge, assomiglia più ad un provvedimento per raffreddare la situazione sociale esplosiva piuttosto che un reale passo in avanti verso il superamento della cosiddetta clandestinità attraverso una necessaria sanatoria generalizzata.

Comunque, di fronte alla crescente capacità di autorganizzazione che in queste settimane stanno dimostrando sempre più consistenti settori d'immigrati, siamo certi che non sarà più tanto facile per politici d'ogni colore giocare sulla loro pelle; di questo, non casualmente, se ne stanno accorgendo anche gli "organi competenti" che, pur lamentando carenze d'organico nelle questure per il disbrigo delle pratiche riguardanti gli immigrati, riescono sempre e comunque a trovare tutto il "personale" necessario per militarizzare una città, sorvolata persino da un elicottero, solo perché c'è una manifestazione di invisibili che turba l'ordine, la normalità e il benessere di chi non vuole vedere.

Dal nostro inviato



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