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Da "Umanità Nova" n.21 del 11 giugno 2000

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Sciopero dei lavoratori della scuola

Lo sciopero del 30 maggio è stato simile a quello del 17 febbraio per quel che riguarda i contenuti e straordinariamente diverso per quel che riguarda il quadro politico e sociale nel quale si è svolto.

A febbraio, infatti, gli insegnanti sentivano la pressione del concorso a quiz con tutti le implicazioni fra il surreale e l'indecente che una simile modalità di selezione avrebbe comportato. La rivolta morale di ampi settori della categoria aveva favorito un'attenzione fra lo scandalistico ed il peloso da parte dei media. L'imminenza delle elezioni, infine, forniva alla rivolta degli insegnanti un ulteriore megafono nelle forze politiche di destra e di sinistra interessate a far raccolta di voti.

La vittoria di febbraio ha determinato una sorta di congelamento della situazione con il ritiro del concorso e con la riapertura delle trattative sulle modalità di selezione del 20% di insegnanti "meritevoli" di un aumento. Prima la fase elettorale e poi la crisi di governo con il cambio di ministro alla pubblica istruzione ha determinato un rilassarsi della tensione.

In realtà il nuovo ministro è stato uno degli ispiratori della politica scolastica del governo e ha ribadito che è necessario selezionare gli insegnanti "migliori" proponendo di farlo a livello di scuola. Se quanto ha proposto in termini generici si realizzasse ci troveremmo di fronte ad una situazione se possibile peggiore a quella che avrebbe determinato il concorso su base nazionale visto che una selezione del genere darebbe ai presidi un potere discrezionale di tutto rispetto.

D'altro canto, il ministro ha affermato a più riprese che gli insegnanti sono mal pagati e che delle risorse vanno, in qualche maniera, trovate e, in questo modo, si è conquistato qualche simpatia.

A maggio lo sciopero della scuola ha goduto di un silenzio stampa fragoroso e si è svolto in un clima difficile, a fine anno, infatti, gli insegnanti sono tutti presi dalle incombenze burocratiche e didattiche tipiche del loro lavoro ed hanno la testa volta altrove.

Si potrebbe dire che si tratta del momento nel quale emerge tutta l'ambiguità della categoria, il suo carattere di strato di lavoratori coinvolti fortemente nella loro funzione sociale.

Lo sciopero, alla fine, è riuscito un po' meglio rispetto a quelli che tradizionalmente indice il sindacalismo di base in categoria e decisamente peggio rispetto a quello del 17 febbraio. Le manifestazioni di Milano e di Roma hanno visto la partecipazione del quadro attivo della categoria (CUB, Cobas, spezzoni della Gilda) e ha avuto la funzione di sollevare problemi che ci si troverà ad affrontare concretamente a settembre. Vedremo come andrà il blocco degli scrutini che sembra suscitare un interesse più ampio dello sciopero.

Le contraddizioni che hanno portato al movimento di febbraio sono, comunque, tutte aperte e il governo dovrà tentare di realizzare i suoi obiettivi sapendo che ampia parte dei lavoratori della scuola non accetta il modello aziendalistico e meritocratico che propone.

Non pare probabile che possa e sappia farlo senza che riprenda l'iniziativa degli insegnanti.

CMS

Sciopero dei lavoratori della metropolitana milanese

Lo stesso giorno dello sciopero dei lavoratori della scuola la MM milanese è stata bloccata da uno sciopero degli autisti indetto dalla CISAL.

La scarsa consistenza e radicalità della CISAL aveva indotto molti a ritenere che lo sciopero non sarebbe risuscito.

In realtà la città è stata bloccata come era già avvenuto il 12 maggio in occasione di uno sciopero indetto dallo SLAI Cobas sia per i lavoratori dei mezzi di superficie che per quelli della MM. Appare evidente che i lavoratori stanno usando gli scioperi per condurre una vertenza particolarmente aspra con il comune di Milano che sta cercando di imporre una riduzione delle retribuzioni ed un prolungamento dell'orario di lavoro al personale del trasporto pubblico.

Siamo, insomma, di fronte ad una forma decisamente dura di resistenza da parte di un settore forte e compatto di lavoratori che utilizzano il potere contrattuale derivante dalla collocazione strategica nel funzionamento della metropoli per colpire la politica di un sindaco diretta espressione del padronato privato.

Forme di resistenza di settore come questa sono un patrimonio che non va disperso e lasciato nell'isolamento, al contrario si tratta di valorizzarle come momenti di individuazione dei punti deboli del progetto padronale di razionalizzazione. Solo un'iniziativa politica sui servizi, sulle libertà sindacali, sulla necessità di garantire occupazione, reddito e qualità del servizio pubblico permetterà di fare di lotte del genere momenti significativi della costruzione di un ampio ed efficace movimento di opposizione sociale.

Hinterlander



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